Ieri abbiamo pubblicato l’interpellanza dei deputati MPS sul tema; pubblichiamo qui di seguito, sullo stesso tema, l’importante presa di posizione di ErreDiPi, l’unica organizzazione dei lavoratori e della lavoratrici in Ticino ad essersi finora pronunciata su questo importante tema. (Red)
Dal 7 ottobre 2023 a oggi nella Striscia di Gaza sono morte più di 65’000 persone; 20’000 erano bambine e bambini. 20’000 bambini morti in 700 giorni sono, in media, 28 al giorno, più di uno all’ora1. Poi ci sono i feriti, le case distrutte, le infrastrutture civili rase al suolo, gli attacchi in Cisgiordania.
Ciò che sta avvenendo in Medio Oriente lascia sgomenti i singoli cittadini – cosa può fare un singolo individuo, da solo? –, ma impone risposte concrete alle collettività, ai governi e alle istituzioni pubbliche, in primis.
Nella fattispecie, l’estrema gravità delle notizie provenienti dalla Palestina impone alle casse pensioni, compreso l’Istituto di Previdenza del Cantone Ticino (IPCT) di passare in rassegna i propri investimenti e di escludere dal proprio portafoglio quelli direttamente o indirettamente legati all’oppressione israeliana nei territori occupati.
Non si tratta soltanto di una questione politica o etica, ma anche di un obbligo giuridico. Il diritto internazionale ha condannato da tempo le azioni condotte del governo israeliano nei territori occupati:
- il 26 gennaio 2024 la Corte internazionale di giustizia dell’Aia ha infatti riconosciuto che la reazione israeliana ai fatti del 7 ottobre 2023 configura plausibilmente il reato di genocidio2;
- il 19 luglio 2024, la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che l’occupazione israeliana costituisce una violazione sistematica del diritto internazionale e ha invitato gli Stati a prendere contromisure, anche nell’ambito degli investimenti, per evitare di sostenere la situazione illecita creata da Israele nei Territori palestinesi occupati3.
- Il 21 novembre 2024 la Corte penale internazionale ha emesso due ordini di arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu4 e dell’allora ministro della difesa Yoav Gallant5 per crimini di guerra e contro l’umanità.
La Costituzione federale della Confederazione svizzera6 e la Costituzione della Repubblica e Cantone Ticino7 impongono il rispetto del diritto internazionale e dei trattati sottoscritti, comprese la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio delle Nazioni Unite e le Convenzioni di Ginevra.
L’IPCT è un’istituzione pubblica cantonale, un investitore istituzionale: deve rispettare i diritti umani e il diritto internazionale, se vuole davvero garantire le nostre pensioni in modo etico e sostenibile; a maggior ragione perché nel tempo ha mostrato impegno e sensibilità verso le tematiche ESG (ambiente, società, governance).
L’IPCT, come tante altre casse pensioni, ha però degli investimenti che toccano in un modo o nell’altro lo Stato d’Israele o aziende che fanno profitti nei territori occupati da Israele. Nel nostro caso si tratta di investimenti modesti (1/1000 del patrimonio totale) e interamente frutto di strategie passive (azioni e obbligazioni fanno parte del portafoglio dei due gestori dell’istituto: la Zürcher Kantonalbank e l’UBS). Sono comunque investimenti che collidono con il rispetto del diritto internazionale, con il ruolo di investitore pubblico dell’IPCT e con la politica ESG abbracciata da tempo.
ErreDiPi chiede quindi all’IPCT:
- di fare pressione sui suoi principali fornitori di prodotti di investimento UBS e ZKB affinché, tramite liste aggiornate e internazionalmente riconosciute8, identifichino ed escludano dai propri portafogli tutti gli investimenti che configurano forme di sostegno, diretto o indiretto, alle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele;
- di coinvolgere altre casse pensioni nella richiesta per rafforzare la pressione in tal senso;
- di avviare una procedura di recessione dagli investimenti identificati nelle liste suggerite nella nota 8 qualora la Zürcher Kantonalbank e l’UBS rifiutassero formalmente di rivedere la loro strategia d’investimento.
Si tratta di un impegno ineludibile se l’IPCT vuole rispettare i valori fondamentali della giustizia e dei diritti umani ed assolvere pienamente al suo ruolo di istituzione pubblica.
Le/i rappresentanti dell’ErreDiPi all’interno del CdA di IPCT difenderanno questa prospettiva. Il comitato dell’associazione ErreDiPi.
1 Cf. i dati presentati qui: https://data.techforpalestine.org/, sito consultato il 7.9.2025.
2 Cf. Application de la convention pour la prévention et la répression du crime de génocide dans la bande de Gaza (Afrique du Sud c. Israël), mesures conservatoires, ordonnance du 26 janvier 2024, C.I.J. Recueil 2024, p. 3; il testo è disponibile qui: https://icj- cij.org/sites/default/files/case-related/192/192-20240126-ord-01-00-fr.pdf, sito consultato il 7.9.2025.]; tale valutazione è stata successivamente condivisa da organizzazioni internazionali autorevoli come Human Rights Watch [Cf. l’articolo del 19.12.2024 https://www.hrw.org/news/2024/12/19/israels-crime-extermination-acts-genocide-gaza, consultato il 7.9.2025], Amnesty International [Cf. l’articolo del 5.12.2024 https://www.amnesty.it/israele-sta-commettendo-genocidio-contro-la-popolazione- palestinese-a-gaza/, consultato il 7.9.25], Medici Senza Frontiere [Cf. l’articolo del 19.12.2024 https://www.medicisenzafrontiere.it/news-e-storie/news/gaza-e-una-trappola-mortale-il-rapporto-di-msf-su-come-israele-sta- distruggendo-le-vite-delle-persone/, consultato il 7.9.25] e dalle organizzazioni non governative israeliane B’Tselem e Medici per i diritti umani Israele [Cf. l’articolo del 29.7.2025 https://www.amnesty.it/due-ong-israeliane-denunciano-il-genocidio-a-gaza/, consultato il 7.9.2025].
3 “La Cour considère que l’obligation de distinguer, dans les échanges avec Israël, entre le territoire propre de cet État et le Territoire palestinien occupé englobe notamment l’obligation de ne pas entretenir de relations conventionnelles avec Israël dans tous les cas où celui-ci prétendrait agir au nom du Territoire palestinien occupé ou d’une partie de ce dernier sur des questions concernant ledit territoire ; de ne pas entretenir, en ce qui concerne le Territoire palestinien occupé ou des parties de celui-ci, de relations économiques ou commerciales avec Israël qui seraient de nature à renforcer la présence illicite de ce dernier dans ce territoire ; ils doivent s’abstenir, dans l’établissement et le maintien de missions diplomatiques en Israël, de reconnaître de quelque manière sa présence illicite dans le Territoire palestinien occupé ; et de prendre des mesures pour empêcher les échanges commerciaux ou les investissements qui aident au maintien de la situation illicite créée par Israël dans le Territoire palestinien occupé” (cf. il parere consultivo del 19.7.2024 https://icj-cij.org/sites/default/files/case-related/186/186-20240719-adv-01-00-frc.pdf, pagina consultata il 7.9.2025).
4 Cf. la pagina del 21.11.2024 https://www.icc-cpi.int/defendant/netanyahu, consultata il 7.9.2025.
5 Cf. la pagina del 21.11.2024 https://www.icc-cpi.int/defendant/gallant, consultata il 7.9.2025.
6 Art. 5 cpv. 4: “La Confederazione e i Cantoni rispettano il diritto internazionale”, cf. https://www.fedlex.admin.ch/eli/cc/1999/404/it, testo consultato il 7.9.2025.
7 Art. 4 cpv. 1: “Il Cantone garantisce e attua la libertà e i diritti individuali e sociali di chi vive sul suo territorio, promuove la cultura, la solidarietà e il benessere economico e salvaguarda la propria identità e i valori ambientali. Vigila che i trattati internazionali conclusi dalla Confederazione e le leggi straniere da questi eventualmente richiamate siano applicati senza ledere i diritti individuali e sociali di chi vive sul suo territorio e nel pieno rispetto del criterio di reciprocità fra Stati”, cf. https://www3.ti.ch/CAN/RLeggi/public/raccolta-leggi/legge/numero/1.1.1.1, testo consultato il 7.9.2025.
8 Pensiamo per esempio alla la lista di oltre 100 aziende che hanno attività economiche negli insediamenti illegali israeliani nei Territori palestinesi occupati redatta nel febbraio 2020 dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani [La lista è accessibile tramite un link presente alla fine di questa pagina https://www.ohchr.org/en/press-releases/2020/02/un-rights-office- issues-report-business-activities-related-settlements?LangID=E&NewsID=25542, pagina consultata il 7.9.2025] oppure al rapporto “From economy of occupation to economy of genocide” presentato, nel luglio 2025, dalla relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati Francesca Albanese al Consiglio Onu per i diritti umani [Cf. https://www.ohchr.org/sites/default/files/documents/hrbodies/hrcouncil/sessions-regular/session59/advance-version/a-hrc-59-23- aev.pdf, documento consultato il 7.9.2025] oppure infine alla lista di esclusioni etiche operate dal fondo sovrano norvegese [Cf. https://www.nbim.no/en/responsible-investment/ethical-exclusions/exclusion-of-companies/, pagina consultata il 7.9.2025]. Il Fondo Sovrano norvegese è stato fondato nel 1990 per amministrare i proventi ottenuti estraendo petrolio in un giacimento del Mare del Nord scoperto nel 1969. Siccome “un giorno il petrolio si esaurirà […] l’obiettivo del fondo è quello di garantire che usiamo questo denaro in modo responsabile, pensiamo a lungo termine e quindi salvaguardare il futuro dell’economia norvegese” (in https://www.nbim.no/en/about-us/about-the-fund/). Adotta con convinzione una politica ESG ed è tra i fondi sovrani più grandi e più redditizi.
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