Politica di investimento di IPCT alla luce della situazione a Gaza

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Da settimane ormai, in molti Cantoni, organizzazioni sindacali e gruppi di cittadine e cittadini attivi nell’ambito della solidarietà con la Palestina, interrogano le autorità sulla politica di investimento delle istituzioni pubbliche, in particolare delle casse pensione sugli investimenti direttamente o indirettamente collegati a Israele. La Cassa pensione del Canton Ginevra, ad esempio, ha rinunciato alle obbligazioni dello Stato di Israele. Riprendendo questi interventi, i deputati dell’MPS hanno interpellato – con l’atto parlamentare che segue – il governo sulla politica di investimento della cassa pensione cantonale (IPCT). (Red)

La situazione in Palestina, segnata da una gravità e da una drammaticità che mettono in discussione principi umani basilari, sollecita un ripensamento urgente delle politiche di investimento delle casse pensioni, compreso l’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (IPCT).
Non si tratta unicamente di una scelta politica o di un’opzione etica: vi è anche un vincolo giuridico. Nel gennaio 2024 la Corte internazionale di giustizia ha infatti riconosciuto l’esistenza di un rischio plausibile di genocidio attribuibile a Israele, una valutazione condivisa da organizzazioni di rilievo quali Human Rights Watch, Amnesty International, Medici Senza Frontiere e diverse ONG israeliane.
A ciò si aggiunge il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale contro Benjamin Netanyahu per crimini di guerra e contro l’umanità, obbligando la Svizzera a dare seguito alle sue disposizioni sul proprio territorio.
Nel luglio 2024, la stessa Corte internazionale di giustizia ha inoltre stabilito che l’occupazione israeliana costituisce una violazione sistematica del diritto internazionale, invitando esplicitamente gli Stati ad adottare misure concrete, incluse quelle di carattere economico e finanziario, per non contribuire al mantenimento di tale illegalità. Nello stesso periodo, il Segretario generale delle Nazioni Unite ha inserito nuovamente l’esercito israeliano nell’elenco delle forze responsabili di gravi violazioni dei diritti dei minori.
Questi pronunciamenti chiamano direttamente in causa la Svizzera. La Costituzione federale e quella ticinese vincolano infatti al rispetto e alla tutela del diritto internazionale e dei trattati sottoscritti, tra cui le Convenzioni di Ginevra e la Convenzione per la prevenzione e la repressione del genocidio.
Ne discende l’obbligo non solo di conformarsi alle regole internazionali, ma anche di promuoverne il rispetto attraverso strumenti concreti e preventivi. Tale responsabilità riguarda da vicino IPCT, in quanto ente pubblico cantonale.
Il rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali non rappresenta un elemento accessorio, ma costituisce il fondamento di un’economia che voglia definirsi sostenibile ed etica. In questo senso, gli investitori istituzionali come IPCT assumono un ruolo determinante, soprattutto alla luce della catastrofe umanitaria in atto a Gaza e delle violazioni manifeste del diritto internazionale.
Non mancano precedenti rilevanti: a Ginevra i sindacati hanno contribuito alla decisione della Cassa Pensione cantonale (CPEG) di disinvestire dalle obbligazioni israeliane; il fondo sovrano norvegese, tra i più grandi al mondo, ha escluso varie imprese per il loro coinvolgimento in gravi violazioni dei diritti umani in Palestina.
Per queste ragioni appare indispensabile che anche IPCT si assuma fino in fondo le proprie responsabilità pubbliche ed etiche, adottando criteri stringenti di rispetto del diritto internazionale e dei diritti fondamentali nella gestione dei propri portafogli.
Ciò comporta una revisione puntuale degli investimenti, con l’obiettivo di eliminare ogni forma di sostegno, diretto o indiretto, alle violazioni commesse da Israele. Ne deriva la necessità di disinvestire dalle obbligazioni dello Stato israeliano, dalle entità che sostengono il suo apparato militare o che operano nei territori occupati in violazione della legalità internazionale, nonché dalle aziende coinvolte nella politica di distruzione condotta a Gaza.
È inoltre urgente dotarsi di criteri trasparenti e rigorosi di esclusione, basati su fonti riconosciute come la lista nera dell’Alto Commissariato ONU per i diritti umani o le decisioni di esclusione del fondo sovrano norvegese.
Solo un impegno coerente e trasparente potrà permettere a IPCT di rispettare la propria natura di istituzione pubblica e di incarnare i valori fondamentali della giustizia, della legalità e dei diritti umani.

Alla luce di quanto sopra, si chiede al Consiglio di Stato:

  1. È a conoscenza delle posizioni assunte a livello internazionale in merito al rischio plausibile di genocidio e alle violazioni sistematiche del diritto internazionale da parte di Israele?
  2. Ritiene che, alla luce degli obblighi derivanti dalla Costituzione federale e cantonale, nonché dai trattati internazionali sottoscritti, l’IPCT debba integrare criteri stringenti di rispetto dei diritti umani nella sua politica d’investimento?
  3. Intende il Consiglio di Stato farsi promotore di una revisione delle politiche di investimento dell’IPCT, affinché siano esclusi titoli di Stato israeliani, obbligazioni e azioni di imprese direttamente coinvolte nell’occupazione e nelle violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi?
  4. Ritiene opportuno che venga introdotto un meccanismo di trasparenza pubblica sulle scelte d’investimento di IPCT, in particolare per quanto riguarda i legami con realtà coinvolte in violazioni del diritto internazionale?
  5. È disposto il Consiglio di Stato ad avviare un confronto con i rappresentanti di IPCT, le parti sociali e la società civile al fine di garantire coerenza tra la politica d’investimento dell’istituto e il rispetto dei principi etici e giuridici sopra richiamati?

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