La campagna contro l’iniziativa del PS, che vuole fissare al massimo al 10% del reddito disponibile i premi di cassa malati, insiste — con il ministro Vitta in testa — sul presunto effetto catastrofico dell’accoglimento dell’iniziativa: un costo di 300 milioni, pari a un aumento del 20% delle imposte.
A questa propaganda va risposto con un dato semplice: basterebbe un modesto contributo fiscale di poche decine di ultra-milionari residenti in Ticino. Secondo Bilanz, una ventina di loro possiede fortune che sommate raggiungono i 35 miliardi di franchi. Meno dell’1% di aggravio fiscale su questi “centomilionari” e miliardari garantirebbe il finanziamento di questa riforma, permettendo a due terzi delle famiglie ticinesi di ridurre i premi al 10%: un sollievo di fronte a un peso sempre più insopportabile.
Ma chi sono questi super-ricchi che oggi, con l’attuale sistema iniquo, pagano lo stesso premio di cassa malati di un postino, un ferroviere, un pensionato, un panettiere, un meccanico, un impiegato?
Nel quadro della campagna a sostegno dell’iniziativa, presenteremo nei prossimi giorni – sul nostro sito e su instagram – alcuni “ritratti milionari”: brevi profili di questi privilegiati.
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Thyssen-Bornemisza, la Baronessa filantropa…
La Baronessa Francesca Anna Dolores von Thyssen-Bornemisza de Kászon et Impérfalva, erede di un patrimonio da 3,5 miliardi, nata a Losanna nel 1958 e vissuta tra Londra, New York e Los Angeles, è oggi celebrata come filantropa e mecenate. Collezionista d’arte come il padre e il nonno, sostiene la musica reggae, ha riparato opere durante la guerra jugoslava, e patrocina ben due importanti musei che portano il suo nome.
I Thyssen, baroni di Transilvania dal XVIII secolo e forse discendenti di Vlad l’Impalatore, hanno servito ogni potere disponibile, finanziando con entusiasmo le destre imperialiste del secolo passato per far crescere l’impero industriale di famiglia. Acciaierie, corazzate, munizioni: un curriculum di tutto rispetto per chi oggi si veste da benefattrice cosmopolita.
I ricchi amano i loro soldi più di Dracula il sangue, e quando decidono di “fare del bene” preferiscono scegliere loro come, quando e a chi. Guai a cedere quel privilegio a organi democraticamente eletti.
Perché mai dovrebbero pagare le tasse come tutti, affidando la gestione della ricchezza nel Cantone a istituzioni democratiche? Molto meglio organizzare una mostra, un festival, un restauro che porti il proprio nome in bella vista. Finché i miliardari vorranno decidere cosa restituire alla comunità, la filantropia resterà il trucco preferito dello 0,001% per evitare la sola vera redistribuzione: le imposte.
I premi di cassa malati andrebbero usati per fare in modo che questi personaggi finanzino la sanità a favore delle lavoratrici e dei lavoratori. Oggi invece si fa il contrario.
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