La facilità con cui le Camere hanno appena concesso all’esercito quasi 1,7 miliardi di franchi ormai non è più una sorpresa: sembra quasi scontata.
Al massimo, potrebbe stupire il fatto che tra i parlamentari che si sono espressi contro il messaggio del Consiglio federale, alcuni abbiano finito per approvare il progetto.
Eppure…
Ci sarebbe invece motivo di stupirsi, non per questa nuova manna per l’esercito, ma per la facilità con cui è stata concessa, tenuto conto del contesto.
Infatti, mai dalla prima metà degli anni ’60 il Dipartimento militare federale – l’antico nome dell’attuale DDPS – aveva conosciuto una situazione di crisi come quella che sta attraversando oggi.
All’epoca, il superamento di quasi il 70% del credito votato dal Parlamento per l’acquisto di cento aerei da combattimento Mirage, «in grado di trasportare una bomba atomica fino a Mosca» (messaggio del Consiglio federale), aveva provocato un vero e proprio terremoto.
Al termine dei lavori di una commissione d’inchiesta parlamentare, una CEP creata ad hoc, il capo dell’esercito e poi il capo del DMF, il viticoltore vodese Paul Chaudet, furono costretti a dimettersi.
Da parte sua, la Divisione del materiale bellico, all’origine della scelta del Mirage e corresponsabile delle menzogne e delle omissioni che avevano caratterizzato il dibattito parlamentare, fu trasformata in Gruppo per l’armamento fino a diventare l’attuale Armasuisse.
Oggi non c’è bisogno di costringerli alle dimissioni: all’inizio dell’anno, in modo preventivo, il capo del DDPS, quello dell’esercito e il responsabile dei servizi segreti hanno improvvisamente lasciato la nave.
Salvati dalle acque, questi personaggi lasciano dietro di sé un campo di rovine: Ruag, l’azienda di armamenti della Confederazione, è coinvolta in uno scandalo finanziario, i droni israeliani acquistati nel 2018 tardano ad essere consegnati e si rivelano praticamente inutilizzabili, mentre, ciliegina sulla torta, il prezzo dei bombardieri F 35-A sale alle stelle nonostante le false assicurazioni date al Parlamento e alla popolazione riguardo a un presunto «prezzo fisso».
Tutto ciò avrebbe richiesto – e richiede tuttora – una CEP in grado di indagare in modo approfondito, in particolare sulle responsabilità dei dirigenti di armasuisse, di Peter Süssli, il capo dell’esercito dimissionario, e dell’ex consigliera federale Viola Amherd.
Eppure, dopo aver inasprito le condizioni di accesso al servizio civile, il Consiglio degli Stati ha approvato senza opposizione e il Consiglio nazionale con qualche opposizione, proveniente essenzialmente dalle file degli ecologisti, il credito di 1,697 miliardi di franchi.
l’Altipiano, teatro delle operazioni
Di questa manna, più di un miliardo e mezzo è destinato in particolare all’acquisto di radar passivi, mini-droni, pezzi di ricambio per i carri armati Leopard e un nuovo sistema di artiglieria su ruote.
L’acquisto di uno strumento è un indicatore delle intenzioni relative al suo utilizzo: è improbabile che si acquisti un martello per lavarsi i denti. Lo stesso vale per il nuovo sistema di artiglieria su ruote.
Secondo un documento del DDPS del maggio 2022 , si tratta di sostituire i carri armati cingolati, poco manovrabili, con «nuovi veicoli su ruote protetti e dotati di vari sistemi d’arma» molto più flessibili in un ambiente «sempre più densamente edificato».
Le mappe pubblicate dal documento del DDPS non lasciano dubbi sul teatro operativo previsto: è l’urbanizzazione dell’Altipiano svizzero ad essere messa in evidenza.
Di conseguenza, ci sono due possibilità: o si ritiene che l’esercito non sia in grado di difendere i confini del Paese e che si dovrà combattere nelle città, oppure il nemico è già tra noi, all’interno.
Gli scenari presi in considerazione sono espliciti: in «situazione ordinaria» la missione di queste forze terrestri sarebbe «il sostegno alle autorità civili», mentre «in caso di tensioni crescenti» sarebbero chiamate ad «agire contro forze irregolari».
Per quanto riguarda le situazioni di conflitto armato, il loro compito sarebbe rafforzato dall’impegno «in via prioritaria in posizioni preparate» nei centri urbani. In altre parole, si promuove una logica di militarizzazione delle zone abitate attraverso l’installazione di infrastrutture.
Addestrati in Colorado?
Sorprendente, dato che, secondo la «dichiarazione di intenti» del DDPS resa pubblica il 22 settembre, l’esercito svizzero prevede formazioni [comuni] e scambi di personale con la Guardia Nazionale statunitense – quella del Colorado, in questo caso – in materia di «sostegno alle autorità civili»? Con quella Guardia Nazionale che Trump schiera nelle città democratiche!
Per un addestramento comune all’esercizio di una missione antica come il mantenimento dell’ordine, ma in un contesto nuovo.
*Paolo Gilardi è membro del sindacato SSP e del GSSE (Gruppo per una Svizzera senza esercito)
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