No al Preventivo 2026, recupero del rincaro non compensato, difesa del servizio pubblico e della libertà di insegnamento: sono questi i punti a partire dai quali l’assemblea di ErreDiPi, tenutasi lunedì scorso, invita tutti e tutte ad una giornata d’azione per il prossimo 3 dicembre. Qui di seguito il testo della risoluzione dell’assemblea. (Red)
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Il pollo è ormai spennato… ma il lavoro va pagato.
Per il valore e la dignità del lavoro pubblico, per il rincaro
L’assemblea dell’associazione ErreDiPi, convocata lunedì 20 ottobre presso il liceo di Bellinzona:
- decide di proclamare una giornata d’azione per mercoledì 3 dicembre a difesa dei salari, dei posti di lavoro, della qualità del servizio pubblico e della libertà di insegnamento – elementi imprescindibili per un servizio pubblico forte, democratico e vicino ai bisogni della popolazione;
- invita tutte le forze sociali e politiche – sindacati, associazioni professionali, partiti – a partecipare alle iniziative comuni di mobilitazione che il personale promuoverà in quella giornata.
Salari bassi e fermi, costo della vita in aumento
Negli ultimi anni i salari del personale cantonale e di molti settori pubblici e para-pubblici (ospedali, aiuti domiciliari, scuole, servizi sociali) sono rimasti fermi, mentre il costo della vita è aumentato in modo costante.
L’inflazione cumulata del 6% (2.8% nel 2022, 2.1% nel 2023, 1.4% nel 2024) a fronte di adeguamenti complessivi del 3% ha portato a una perdita reale del potere d’acquisto di circa il 3%.

Ricordiamo che i salari del pubblico impiego sono un punto di riferimento per tutto il mercato del lavoro. Se lo Stato non riconosce il rincaro, anche il settore privato si sentirà legittimato a non farlo: si riduce così il potere d’acquisto, cala la domanda interna e cresce la precarietà.
Il vero problema del Ticino non è il debito o il deficit, ma salari troppo bassi – in media inferiori del 20% rispetto al resto del Paese.
Un servizio pubblico sotto pressione
Il Preventivo 2026 del Cantone non solo non prevede alcun recupero del rincaro, ma introduce una riduzione degli effettivi del 10%: per ogni dieci persone che lasciano l’Amministrazione cantonale, solo nove saranno sostituite.
Queste scelte peggiorano le condizioni di lavoro e indeboliscono la qualità del servizio pubblico. Tanti sono i motivi di insoddisfazione che serpeggiano in molti settori dell’Amministrazione proprio per la politica del personale che viene condotta: pensiamo, per dare due esempi, alle condizioni di lavoro del personale di Polizia e della Sezione della Circolazione e alle sempre maggiori difficoltà nell’ambito dei servizi sociali a far fronte alle richieste che vengono dalla società. In breve, c’è, negli uffici, nei servizi, nelle scuole un’insoddisfazione per una politica che impoverisce il personale e mette a rischio la funzione pubblica come garanzia di uguaglianza e solidarietà.

Difendere il lavoro pubblico significa difendere il diritto di tutti a servizi efficienti, accessibili e di qualità: sanità, istruzione, trasporti, assistenza.
E la scuola sotto tiro…
Particolarmente preoccupante è ora la situazione della scuola. Alla mancanza di risorse si aggiunge oggi un attacco diretto alla libertà di insegnamento, principio fondante della scuola pubblica e democratica. Ma la Legge della scuola affida agli insegnanti il compito di promuovere il senso critico, il dialogo, la comprensione dei diritti umani, la pace e la solidarietà. Mettere in discussione la libertà didattica significa indebolire la missione democratica della scuola pubblica.
Conclusioni
Per queste ragioni, l’assemblea di ErreDiPi:
- ribadisce il valore del lavoro nel servizio pubblico, che deve essere svolto con risorse adeguate e in condizioni dignitose, per rispondere ai bisogni della società;
- rivendica un adeguamento strutturale del 3% dei salari cantonali, a parziale compensazione del rincaro non concesso negli ultimi anni;
- si oppone con fermezza alla riduzione del 10% degli effettivi prevista nel Preventivo 2026;
- riafferma il principio della libertà di insegnamento come pilastro della scuola pubblica e della democrazia ed esprime solidarietà ai docenti che difendono questi valori e chiede al DECS e al Governo cantonale di garantire l’autonomia didattica e la libertà di espressione di docenti e studenti.
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