Sudan. «Stop al genocidio a El Fasher!»

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Dal 15 aprile 2023, il Sudan è in preda a una guerra devastante che ha distrutto il Paese e insanguinato le sue terre, prolungando decenni di conflitti e massacri in molte regioni, in particolare nel Darfur, nel Sudan meridionale e nel Kordofan [ex provincia divisa nel 1994 in tre Stati federali, Nord, Sud e Ovest].
Questa guerra oppone l’esercito del generale Abdel Fattah Al-Burhan, che ha preso il potere in seguito al colpo di Stato controrivoluzionario del 25 ottobre 2021, e la milizia delle Forze di Supporto Rapido guidata da Mohamed Hamdan Dagalo (detto Hemedti). Questo gruppo paramilitare deriva dalle milizie Janjawid, responsabili del genocidio nel Darfur negli anni 2000, e molti dei cui leader sono oggi perseguiti dalla Corte Penale Internazionale. Creata dal regime di Omar El-Béshir per poter commettere crimini di guerra nel Darfur in tutta impunità, è stata poi integrata nell’esercito sudanese, pur conservando la sua autonomia. Ha svolto un ruolo centrale nella sanguinosa repressione della rivoluzione del dicembre 2018 e ha perpetrato il massacro dei manifestanti del sit-in in piazza Al Qyiada a Khartoum nell’aprile 2019.
Le Forze di Supporto Rapido si sono arricchite grazie al traffico illegale di oro, sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti (EAU) che hanno fornito una piattaforma commerciale e un rifugio per l’oro esportato illegalmente dal Sudan. Queste risorse, aggiunte al loro ruolo di mercenari nella guerra dello Yemen, hanno permesso alla milizia di rafforzarsi economicamente e militarmente, al punto che il suo capo Hemedti ha nutrito l’ambizione di prendere il potere.
Per due anni, i miliziani delle Forze di sostegno rapido hanno assaltato il Paese, incendiando villaggi, assediando città, affamando i loro abitanti e usando lo stupro come arma di guerra. Il loro obiettivo: terrorizzare e cacciare la popolazione, provocare spostamenti di massa per impossessarsi della terra e saccheggiare le città. Dopo aver conquistato Khartoum e avanzato in vaste regioni, sono stati recentemente respinti dall’esercito e oggi controllano solo la regione del Darfur.
La città di El Fasher era l’ultima grande città del Darfur a sfuggire al loro dominio. I suoi abitanti hanno resistito sia con le armi che con iniziative civili, come mense solidali e sale di emergenza. Da un anno e mezzo, le Forze di Supporto Rapido assediano la città e la fame viene utilizzata come arma di guerra contro la popolazione. Da mesi gli abitanti muoiono di fame, di sete e di colera, e dalla città assediata ci giungono appelli di aiuto insostenibili. Gli abitanti sono stati completamente abbandonati dalla comunità internazionale e dal governo sudanese, che non ha inviato alcun aiuto umanitario alla popolazione né alcun aiuto militare per sostenere la resistenza armata a El Fasher.
Lunedì 27 ottobre, le milizie delle Forze di sostegno rapido hanno preso d’assalto la città e hanno commesso massacri che assomigliano a una pulizia etnica, come quelli commessi a El Geneina e in altre città del Darfur. I civili sono stati giustiziati sommariamente; si stima che più di 3000 persone siano state uccise in tre giorni. Abbiamo visto video di civili fucilati o impiccati per aver trasportato cibo in città. Decine di migliaia di abitanti sono fuggiti nei campi profughi di Tawila. La milizia ha preso di mira medici, operatori umanitari e giornalisti per impedire qualsiasi documentazione dei loro crimini.
Contrariamente a quanto suggeriscono alcuni media occidentali, non si tratta di una “guerra civile” tra tribù, ma di un genocidio pianificato, eseguito da una milizia sostenuta da potenze straniere. Le Forze di Supporto Rapido sono composte da mercenari sudanesi, ciadiani, libici, ucraini, sud-sudanesi, nigeriani ed etiopi, finanziati e armati principalmente dagli Emirati Arabi Uniti, ma anche da altre potenze europee e asiatiche che difendono i propri interessi in Sudan dall’inizio della guerra.
I metodi utilizzati dalle Forze di Supporto Rapido – saccheggi, sfollamenti forzati della popolazione, massacri, accaparramento di terre – consentono agli Emirati di imporre il loro controllo sulle risorse del Darfur, una regione ricca di oro, petrolio, minerali, terreni agricoli e gomma arabica, quest’ultima trasportata attraverso il Ciad verso la Francia, dove viene trasformata e utilizzata in numerosi prodotti di consumo.
Il Sudan è diventato teatro di una guerra neocoloniale per procura tra numerosi paesi stranieri: tra Russia e Ucraina, tra Egitto ed Etiopia, senza dimenticare il ruolo di Israele, che strumentalizza il Sudan nella sua propaganda contro la resistenza palestinese.
Noi, collettivi e associazioni della diaspora sudanese, affermiamo che questa guerra non è una guerra civile, ma una guerra imperialista e controrivoluzionaria volta a soffocare le aspirazioni del popolo sudanese alla libertà, alla democrazia e alla sovranità sulle proprie risorse.

Denunciamo:

  • Il ruolo centrale degli Emirati Arabi Uniti nel genocidio in corso a El Fasher
  • La complicità del governo di Al Burhan che ha abbandonato gli abitanti del Darfur, proseguendo così la politica di emarginazione delle periferie da parte dello Stato centrale sudanese. [1]
  • La complicità della comunità internazionale, in particolare dell’Unione Europea, che ha indirettamente finanziato le Forze di Supporto Rapido nell’ambito del “processo di Khartoum” nel 2014, con il pretesto del controllo dell’immigrazione, consolidando così la milizia;
  • La complicità della Francia, grande partner commerciale degli Emirati Arabi Uniti, con un volume di scambi che raggiungerà gli 8,5 miliardi di euro nel 2024, e di cui gli Emirati sono il primo acquirente di armi (oltre 21 milioni di euro di vendite tra il 2014 e il 2023).
  • La responsabilità delle aziende francesi produttrici di armi come Lacroix e KNDS, i cui componenti sono stati ritrovati nelle armi utilizzate dalle Forze di Supporto Rapido in Darfur.
  • Il silenzio complice dei media occidentali, compresi quelli di sinistra, che hanno sistematicamente ignorato i crimini commessi in Sudan dall’aprile 2023, nonostante si tratti della principale crisi umanitaria e della più grande crisi di sfollati al mondo.

Chiediamo alla comunità internazionale di inviare con urgenza aiuti umanitari adeguati alla crisi in Darfur e in tutto il Sudan e di classificare le Forze di Supporto Rapido come organizzazione terroristica, il che impedirà il finanziamento delle loro attività e renderà illegale qualsiasi sostegno materiale a questa milizia.

Chiediamo ai governi internazionali di perseguire, arrestare e processare per crimini di guerra e crimini contro l’umanità i leader delle FSR che si trovano sul loro territorio.

Chiediamo al governo francese di applicare sanzioni economiche immediate contro gli Emirati Arabi Uniti, a cominciare dalla sospensione dei partenariati economici e in particolare della vendita di armi.

Chiediamo ai giornalisti, agli artisti, ai personaggi pubblici e ai partiti politici di rompere il blocco mediatico sul Sudan e di dare urgentemente visibilità ai massacri di El Fasher.

Incoraggiamo i cittadini a fare donazioni alle iniziative di solidarietà locale, in particolare alle mense solidali, alle cliniche autogestite e alle sale di pronto soccorso.

Riaffermiamo il nostro totale sostegno ai collettivi delle “sale di pronto soccorso” e ai comitati di resistenza che ogni giorno continuano la loro lotta per la libertà e la dignità, fino all’instaurazione di un potere civile democratico, conforme alla volontà del popolo sudanese, in continuità con la rivoluzione del dicembre 2018 e le rivoluzioni dell’ottobre 1964 e dell’aprile 1985.

Da Gaza a El Fasher, passando per la Repubblica Democratica del Congo, di fronte alla violenza delle guerre neocoloniali e all’abbandono e alla complicità della comunità internazionale, non resta che la solidarietà tra i popoli.

Basta genocidi! Solidarietà con la popolazione di El Fasher!

Libertà, pace e giustizia in Sudan!

*Sudfa: Chi siamo? Ahlan e benvenuti! Siamo un piccolo gruppo di amici e attivisti sudanesi e francesi. Il nostro obiettivo: tradurre in lingua francese le mobilitazioni in Sudan, dare visibilità alle questioni politiche e sociali in Sudan, far conoscere la storia e la cultura sudanese, nonché le lotte degli esiliati sudanesi. Cerchiamo di portare all’attenzione del pubblico francofono la voce del movimento rivoluzionario in Sudan e di tutte le mobilitazioni condotte dai sudanesi per la libertà, la pace e la giustizia. Questo sito collaborativo è concepito come una piattaforma di scrittura e traduzione di testi (articoli, poesie, canzoni, ecc.) scritti da persone sudanesi che vivono in Sudan o nella diaspora. Proponiamo formati “didattici” per spiegare nel modo più semplice possibile la situazione in Sudan a un vasto pubblico. Tutti i nostri contenuti sono liberi da diritti d’autore e possono essere condivisi e diffusi il più ampiamente possibile: servitevi pure! Questo testo è stato pubblicato sul blog che Sudfa anima su Mediapart il 31 ottobre 2025

 [1] Le Monde del 29 ottobre fa riferimento all’interventismo di varie potenze: «Con grande sfortuna [degli abitanti], questa lotta per il potere e le risorse è alimentata e fomentata dall’interventismo delle potenze regionali che fanno del Sudan il terreno di scontro delle loro rivalità. Il generale Al-Bourhane, proveniente dalla classe dirigente tradizionale, è sostenuto in particolare dall’Egitto del maresciallo Abdel Fattah Al-Sissi e dall’Arabia Saudita. Il suo avversario, originario delle tribù del Darfur, generalmente emarginate dai circoli del potere, riceve invece un aiuto militare determinante dagli Emirati Arabi Uniti guidati da Mohammed Ben Zayed».

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