Mentre sullo sfondo sono facilmente riconoscibili tutti gli osceni scenari delle guerre si accalcano sul proscenio leader e padroni in una babele di lingue che ha il solo scopo di rendere ancor più incomprensibile ai popoli quello che sta accadendo
Sul teatro del mondo, mentre sullo sfondo sono facilmente riconoscibili tutti gli osceni scenari delle guerre, dei massacri, delle prevaricazioni imperialiste, della nequizia sempre più apertamente squadernata e infine di un genocidio trasmesso in diretta mondovisione, si accalcano sul proscenio i capi di governo, i potenti economici e politici, in un agitarsi continuo, in una babele di lingue che ha il solo scopo di rendere ancor più incomprensibile ai popoli quello che sta accadendo e quello che costoro fanno accadere.
Il direttore de La Stampa parla dell’Europa e del mondo come fossero di nuovo (come è stato 110 anni fa cento anni fa) sull’orlo dell’abisso e del passo scomposto di nuovi “Sonnambuli in cammino verso il caos”. Un altro editorialista dei giornali di Elkan parla di una guerra sospesa nell’interregno e del venir meno del vecchio ordine basato sui criteri morali e giuridici del mondo occidentali (?), a loro volta trascinati e macinati dalla furia degli eventi. Arriva addirittura a far riferimento al famoso passo di Gramsci in cui parla dei fenomeni morbosi che si determinano nell’interregno, dimenticandosi però che il grande intellettuale marxista descriveva questo interregno come frutto delle crisi e delle contraddizioni del capitalismo senza che ne fossero maturate le condizioni di un suo superamento.
Nessuno degli autori liberal borghesi richiamati pensa invece al superamento di questo sistema che anzi vogliono mantenere e difendere; quindi, per comprendere il caos che si è prodotto, non possono chiamare in causa le contraddizioni del capitalismo, tanto meno denunciare che la gestione ultraliberista degli ultimi 30 anni è alla base di tanto sconquasso e dell’ascesa delle forze della estrema destra che pure dicono di voler combattere. Partendo dal presupposto che il sistema liberal democratico, pur in crisi, è l’unico buono e che “noi” siamo i buoni finiscono per giustificare e sostenere il paradigma del nuovo riarmo europeo e l’Europa della guerra pur tra mille distinguo e denunce. Spettacolare in proposito un terzo editorialista che su La Repubblica, dopo aver denunciato molte delle vergogne, (non solo della Russia), ma anche di Usa, Europa e beninteso Israele, conclude che non si deve lasciare al complesso militare industriale la spiegazione del riarmo, ma devono farla le forze politiche “democraticamente” in Parlamento!?
Farebbero bene ad andare a leggersi (non escludo del tutto che qualcuno di loro possa averlo fatto) il capitolo iniziale del libro sulla seconda guerra mondiale di Mandel:“Il capitalismo implica la concorrenza. Con la nascita delle grandi corporation e dei cartelli, cioè con l’avvento del capitalismo monopolistico, la concorrenza assunse una nuova portata. In termini qualitativi divenne più economico-politica e dunque economica-militare.”
Non c’è da aggiungere altro; negli ultimi 25 anni la globalizzazione ha prodotto grandi dinamiche di sviluppo, di valorizzazione dei capitali e di alti profitti, ma ha rideterminato anche i rapporti di forza tra i diversi capitalisti e proposto una più dura concorrenza tra di loro, economica, commerciale ed inevitabilmente politica e militare.
È una lotta per il controllo delle risorse, per conquistare nuovi mercati, per accedere ai superprofitti attraverso le innovazioni, per difendere con le unghie e coi denti le rendite di posizione. Il vecchio imperialismo dominante USA, oggi indebolito su una serie di terreni economici, ma assolutamente sovrastante sul piano militare, è disposto a molte cose, se non a tutto, pur di garantire il suo dominio che pratica sia direttamente, sia utilizzando appieno per esempio il ruolo di Israele in Medio Oriente.
Altre potenze imperialiste sono sul campo, dalla Russia di Putin alla Cina, la potenza che più ha guadagnato sul terreno economico, ma anche di influenza geopolitica dalla globalizzazione, l’Europa che è alleata, ma anche concorrente economica degli USA e poi le tante altre potenze intermedie, ma anche grandi come l’India; tutte quante non accettano in parte o del tutto i vecchi rapporti di forza e si muovono per consolidare le loro posizioni. Sono tutti paesi capitalisti che sfruttano le classi lavoratrici del loro paese, molte volte attraverso sistemi autoritari o dispotici. Un mondo orribile, una irrazionalità distruttiva che massacra le popolazioni e che distrugge l’ambiente.
Per capirci ancora meglio: ogni singola azienda capitalista cerca di razionalizzare e organizzare al meglio, riducendo i costi, la sua attività: la massima razionalità singola come garanzia dei profitti. Solo che la massima razionalità individuale e privata semplicemente cozza contro la razionalità di garantire il benessere collettivo e l’equilibrio ambientale.
I profitti vengono garantiti, l’arricchimento di alcuni capitalisti non ha mai avuto eguali nella storia, ma questo solo grazie all’impoverimento e alla precarizzazione di grandi masse e alla distruzione e il saccheggio della natura e dell’ambiente. La razionalità individuale dei singoli capitali porta all’assoluta irrazionalità complessiva. Questo è il capitalismo, dove anche gli spazi di democrazia prodotti dalle lotte passate dal movimento democratico e dei lavoratori vengono erosi e tendono a scomparire. Guardiamo agli Usa, ma anche in Europa e in Italia non ce la passiamo bene. Per non parlare poi dei popoli sotto governi dittatoriali, dominati da élite borghesi reazionarie ultranazionaliste, fasciste o teocratiche.
È in questo quadro negativo che si produce anche una selezione del personale politico della borghesia, una selezione al ribasso in cui vengono a galla i soggetti peggiori; ormai alcuni capitalisti superpotenti si presentano direttamente al tavolo del governo.
Per rendere credibile le loro scelte e la loro ideologia hanno mezzi potenti e un sistema mediatico capace di sopraffare ogni posizione critica e ogni richiamo alla ragione e alla razionalità complessiva necessaria per l’interesse delle popolazioni e della conservazione della natura stessa.
Abbiamo combattuto e denunciato la guerra aperta in Ucraina dal nuovo zar del Cremlino, denunciamo le nuove aggressioni degli Usa e di Israele ai popoli del Medio Oriente e il genocidio del popolo palestinese. E lo facciamo in nome e per i diritti sociali e politici di quei popoli che subiscono dittature, repressione come in Iran, L’intervento imperialista occidentale, segnato da un suprematismo coloniale bianco insopportabile non può che rafforzare questi regimi e rendere ancora più difficile la lotta delle classi popolari e lavoratrici per la loro liberazione in quei paesi. Solo queste saranno in grado di conquistare democrazia e giustizia sociale con le loro lotte e la loro organizzazione.
L’Europa è stata un punto di riferimento positivo e di attrazione perché combinava larghi spazi democratici e forti diritti salariali e sociali. Tutto questo non era caduto dal cielo, tanto meno dall’elargizione delle classi dominanti, protagoniste di due guerre mondiali e dello sviluppo del fascismo, ma erano il frutto della lotta di resistenza e dell’organizzazione del movimento operaio e delle forze della sinistra. Questo metteva in sordina anche quello che era stato l’orribile passato coloniale di dominio praticato dalle borghesie europee, in Africa, Asia, Medio Oriente e ancor prima in America latina. Ma appunto la credibilità era basata sulle conquiste democratiche e sociali strappate dal movimento operaio organizzato. Le sconfitte e gli arretramenti di questo ultimo hanno aperto la strada all’involuzione democratica stessa, all’affermazione di forze reazionarie e fasciste, alle divisioni delle classi lavoratrici e a classi borghesi che hanno scelto la strada del riarmo e quindi anche delle guerre portando avanti una ideologia mistificante sull’occidente democratico che deve difendersi contro le barbarie di cui questo stesso occidente è largamente responsabile. Nel frattempo le forze dell’estrema destra continuano a crescere in un po’ tutti i paesi d’Europa. Le componenti liberiste democratiche della borghesia italiana ci propongono di costruire una alternativa al governo italiano delle destre attraverso un programma che combina il piano di Draghi con quello di von der Leyen e della Nato. In nome della governabilità futura sono addirittura preoccupati delle posizioni all’acqua di rosa della segretaria del PD, cioè vogliono evitare che si formi una opposizione sociale al governo anche solo seriamente riformista che in qualche modo ricordi il Corbyn inglese. In fondo a loro vanno bene i personaggi alla Renzi, naturalmente se sostenuti dalle truppe del PD e dei sindacati, cioè subalterni per l’appunto al programma Draghi – von der Leyen Questa storia la dice lunga sulla crisi della ragione che attraversa le componenti intellettuali democratiche liberiste della borghesia.
*Sinistra Anticapitalista 2 luglio 2025.
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