Nell’ambito del programma nazionale di tagli sociali «Pacchetto di sgravi 27», il Consiglio federale intende ridurre i contributi federali per l’istruzione di ben 460 milioni di franchi. Ciò comporterebbe un raddoppio delle tasse universitarie per gli studenti svizzeri e addirittura un quadruplicamento per gli studenti stranieri. Inoltre, aumenterebbe la pressione sul personale universitario e i contributi alla ricerca del Fondo nazionale svizzero (FNS) verrebbero ridotti del 10%. Ciò sta suscitando la resistenza degli studenti e dei sindacati del settore dell’istruzione. Mercoledì 1° ottobre 2025 si è infatti tenuta una giornata d’azione decentralizzata nelle università svizzere e nel tardo pomeriggio una manifestazione a Berna alla quale hanno partecipato alcune migliaia di studenti.
Il 72% degli studenti delle università svizzere lavora part-time e 4 su 10 con un onere lavorativo superiore al 40% (1). Lavorano per motivi economici, cioè per guadagnarsi da vivere (2). L’aumento delle tasse universitarie voluto dal Consiglio federale costringerebbe molti studenti a lavorare ancora di più o a risparmiare la somma aggiuntiva da qualche parte nel loro budget già precario. L’aumento delle tasse universitarie accentua le disparità già esistenti in Svizzera in materia di opportunità di formazione. In futuro, la borghesia potrà continuare a mandare i propri figli all’università, mentre le famiglie dei salariati dovranno pensarci due volte.
Basta con i regali fiscali ai ricchi!
Questa misura è sostenuta da un ampio spettro politico, così come l’intero pacchetto di tagli. Eppure, esisterebbero alternative allo smantellamento dei servizi pubblici e al trasferimento dei costi sui più deboli della società dal punto di vista finanziario. Basti pensare che la Confederazione, così come i Cantoni, concedono regolarmente sgravi fiscali di cui beneficiano solo coloro che hanno già abbastanza. Di conseguenza, nelle casse pubbliche mancano milioni e miliardi per l’assistenza all’infanzia, per misure ecologiche o per le università. Queste politiche sono tutt’altro che il risultato di leggi naturali, ma il frutto di una politica di ridistribuzione dal basso verso l’alto: austerità nel senso della dottrina neoliberale.
Formazione, non bombe!
Il programma di tagli sociali “Pacchetto di sgravi 27” è all’insegna del riarmo a livello europeo. Non passa settimana senza che qualche guerriero freddo metta in guardia dall’invasione russa dell’Europa occidentale. Nell’agosto 2025, ad esempio, l’«esperto militare» austriaco Gustav Gressel ha corretto la sua previsione sulla probabilità di un attacco di Putin alla NATO dall’80% al 100% – e non al 97,5%…
La Svizzera non sfugge a questo clima politico; anche qui i militari hanno il vento in poppa. Per poter acquistare carri armati e cannoni, il Consiglio federale e il Parlamento non vogliono aumentare le imposte o indebitarsi, ma tagliare le spese in altri settori in modo “neutrale dal punto di vista dei costi”. Tuttavia, un esercito svizzero più armato non rappresenta certo un aiuto per la popolazione ucraina, né ci fa sentire più sicuri.
Una maggiore sicurezza reale ci garantirebbero piuttosto misure rafforzate ed efficaci contro la violenza domestica e un’azione coerente di fronte alla crisi climatica. Ci sentiremmo più sicuri se durante gli studi o altre formazioni non fossimo confrontati con sempre maggiori incertezze finanziarie. A tal fine, le tasse universitarie dovrebbero essere abolite, le borse di studio dovrebbero essere trasparenti e concesse in base alle necessità e gli alloggi dovrebbero diventare accessibili. L’aumento delle tasse universitarie va invece nella direzione sbagliata.
No ad una visione puramente economica della formazione!
I pensatori neoliberisti e i loro seguaci sostengono che studiare all’università debba essere visto sostanzialmente come un investimento per il proprio futuro. In questo modo ignorano il fatto che è la società nel suo insieme a trarre beneficio dalla formazione superiore acquisita dai singoli individui. Noi non vediamo formazione solo in termini di utilità economica, ma come un diritto umano e un potenziale per una società migliore per tutti e tutte. Non lasciatevi isolare e costringere a diventare una “Io – SA” (cioè una società unipersonale) – pensiamo e agiamo collettivamente. La formazione non è un lusso: no alle tasse universitarie (più elevate)!
1. Bundesamt für Statistik (BfS): Studien- und Lebensbedingungen an den Schweizer Hochschulenim Jahr 2024: Erste Ergebnisse, 2025.
2. BfS: Studien- und Lebensbedingungen an den Schweizer Hochschulen, 2017, S. 50.
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