Più di due mesi fa avevamo illustrato, in un articolo apparso sul nostro sito, la situazione di 300 donne, andate in pensione anticipata che avevano perso parzialmente il diritto al versamento della rendita ponte a seguito del cambiamento della legge AVS che aveva prolungato l’età AVS delle donne da 64 a 65 anni. Ora, grazie all’azione e all’insistenza dei membri di ErreDiPi in seno al consiglio di amministrazione di IPCT, la situazione sembra essere in via di soluzione. Qui sotto la presa di posizione di ErreDiPi. (Red)
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Durante la seduta di Gran Consiglio di lunedì 6 ottobre, l’On. Christian Vitta ha affrontato il tema delle 300 donne affiliate all’IPCT che rischiavano di perdere per diversi mesi la rendita ponte a causa dell’innalzamento dell’età AVS e ha confermato pubblicamente che il “Governo ha dato disponibilità ad entrare nel merito per trovare una soluzione”.
Il Cantone, come datore di lavoro, è disposto a fare la sua parte e le dipendenti dello Stato non perderanno la rendita ponte: l’ErreDiPi apprezza la disponibilità del Governo e si rallegra perché – di conseguenza – per tutte le donne coinvolte (dipendenti dello Stato e no; al beneficio delle norme transitorie o no) si avvicina una soluzione positiva. Per noi è un punto fermo: non ci può essere discriminazione di genere all’interno della cerchia degli affiliati e il Consiglio di amministrazione della cassa deve operare perché ciò non avvenga.
Ci sono, è vero, ancora alcune piccole questioni da risolvere, ma ora abbiamo fiducia: il clima è cambiato.
L’ErreDiPi è infatti molto soddisfatta perché è riuscita a riaprire una questione che tutto il resto del CdA riteneva chiusa, morta e sepolta da mesi.
Vi ricordate? In luglio abbiamo denunciato pubblicamente, anche sulla stampa, che tutto il CdA della cassa, con l’eccezione dell’ErreDiPi, aveva approvato in maggio un documento fitto fitto di cifre e di considerazioni discutibilissime che sbarrava la strada a queste donne, dicendo, alla fine, due cose secche:
- la cassa non sarà tenuta a pagare l’anno in più che separa queste donne dalla nuova età pensionabile.
- La cassa non solleciterà i datori di lavoro affinché paghino per evitare possibili tensioni con loro.
Non ci fossimo mossi, la faccenda era chiusa: niente “toppa” – né da parte di IPCT né da parte del Governo – e perdite di diverse centinaia di franchi al mese per le assicurate, che di colpe non ne avevano…
Noi abbiamo sempre argomentato puntando su tre punti:
- l’articolo 8 della legge sull’IPCT chiarisce che, in caso di prepensionamento, non ci devono essere buchi tra supplemento sostitutivo AVS (la “rendita ponte”) ed erogazione della rendita AVS. (Le altre interpretazioni erano vere e proprie arrampicate sugli specchi).
- Non è pensabile che la cassa pensioni più grande del Ticino introduca un’altra fonte di disparità tra uomo e donna (a parità di carriera, l’uomo avrebbe ricevuto il supplemento sostitutivo AVS anche dai 64 ai 65 anni; la donna no); il secondo pilastro già sfavorisce fortemente le donne, che hanno salari più bassi e maggiori lacune contributive. (Sottilmente c’era chi negava la discriminazione di genere facendo notare come la riforma AVS21 abbia introdotto delle misure di compensazione per le donne: ma queste misure compensano il fatto di essere chiamate a lavorare un anno in più, non di perdere improvvisamente la rendita ponte se si va in pensione prima: tant’è che queste misure valgono per tutte le donne, anche per quelle che non hanno diritto alla rendita ponte…).
- La somma totale per metterci una pezza è esigua rispetto a quanto queste donne, insieme a tutte le altre attive e gli altri attivi, hanno sacrificato dal 2013 per contribuire in modo palese o opaco al rifinanziamento dell’IPCT: 1.3 milioni per la “toppa” contro più di 1000 milioni di risanamento in 11 anni.
La porta è stata chiusa dal CdA in maggio e l’ErreDiPi l’ha riaperta. E siamo contenti.
ErreDiPi ha confermato di muoversi in modo trasparente e di saper tenere la schiena dritta: i nostri rappresentanti in seno al CdA intervengono e votano partendo dagli impegni che hanno preso nei confronti degli assicurati e delle assicurate; informano chi li ha votati e si consultano con loro. E quando c’è da opporsi a decisioni ingiuste, lo fanno con coraggio.
Continueranno così.
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