Tempo di lettura: 3 minuti

Nella giornata odierna, a seguito degli episodi riferiti dalla stampa sul comportamento del giudice Ermani e sulla situazione ormai tragicomica nella quale si dibatte la Magistratura espressione della partitocrazia cantonale, i deputati dell’MPS hanno scritto alla presidenza del Gran Consiglio chiedendo di attivare l’Alta Vigilanza da parte del Gran Consiglio come previsto dalla Costituzione cantonale. (Red)


Nel corso degli ultimi anni, a scadenza regolare, il giudice Mauro Ermani, sale alla ribalta per
gesti che non possono e non devono aver diritto di cittadinanza, ancor più se commessi da
qualcuno che riveste una carica così importante quale quella di presidente del Tribunale
Penale.
È di oggi la notizia, riportata dal quotidiano La Regione, che lo scorso 3 febbraio 2023 il
giudice Mauro Ermani ha inviato ad una dipendente amministrativa del Tribunale, di cui egli è
presidente, una foto raffigurante una donna seduta accanto a due peni più alti di lei. I
riferimenti allusivi non possono essere più espliciti.
Comportamenti di questo tipo sono da ricondurre chiaramente all’articolo 4 della Legge
federale sulla parità dei sessi (Divieto di discriminazione in caso di molestia sessuale) che
così recita: “Per comportamento discriminante si intende qualsiasi comportamento molesto di
natura sessuale o qualsivoglia altro comportamento connesso con il sesso, che leda la
dignità della persona sul posto di lavoro, il proferire minacce, promettere vantaggi, imporre
obblighi o esercitare pressione di varia natura su un lavoratore per ottenerne favori di tipo
sessuale”.
A questo si aggiunge l’articolo 5 della stessa Legge che, al suo paragrafo 3, definisce le
responsabilità del datore di lavoro: “Nel caso di discriminazione mediate molestia sessuale, il
tribunale o l’autorità amministrativa può parimenti condannare il datore di lavoro ed
assegnare al lavorare un’indennità, a meno che lo stesso provi di aver adottato tute le
precauzioni richiese dall’esperienza e adeguate alle circostanze, che ragionevolmente si
potevano pretendere da lui per evitare simili comportamenti o porvi fine”.
Nel caso specifico, non ci pare di aver visto, per il momento, iniziative del datore di lavoro
tese ad impedire che simili comportamenti da parte di Ermani avvenissero. Anzi, ci pare di
poter dire che sono stati tollerati. Tutte e tutti noi ricordiamo i commenti, altrettanto
vergognosamente sessisti ed intollerabili verso una procuratrice pubblica rea, secondo
Ermani, di non aver mai conosciuto, biblicamente, un uomo.
Dall’interno della Magistratura ci si dice che vi sono molti altri episodi simili che vedono
Ermani protagonista. Non è difficile crederci anche pensando al famoso messaggio al
Procuratore Generale Pagani: “trattamela bene…”.
Tale comportamento riprovevole, e forse anche passivo di sanzioni penali e civili, da parte di
una delle massime autorità penali si sovrappone ad una situazione di caos, potenzialmente
esplosiva, in seno alla Magistratura. Situazione, è bene ricordarlo, figlia di quella spartizione
partitica dei posti in seno al potere giudiziario, dove sono approdati e si candidano per
approdarvi personaggi che godono spesso soprattutto di sostegno partitico (dei partiti di
governo evidentemente) e sempre meno di quella integrità, maturità e affidabilità che simili
cariche richiedono (il punto forse più basso lo abbiamo toccato in una recente nomina di un
giudice che aveva pensato di indicare come referenza il proprio fidanzato, attivo già in
ambito giudiziaria: inutile aggiungere che il Parlamento, in base a ferree regole spartitorie
non ha avuto problemi ad eleggere questa persona).
Sempre da quanto si è potuto apprendere leggendo l’articolo de La Regione citato, dopo le
segnalazioni e controsegnalazioni dei rispettivi giudici del Tribunale Penale, vi sarebbe ora
una denuncia penale sporta da due giudici verso altri tre giudici: il presidente Mauro Ermani,
il vice Marco Villa e Amos Pagnamenta (che sembra sia l’uomo forte del triunvirato). Difesi
rispettivamente da due pesi da novanta del foro ticinese: Luigi Mattei e Marco Broggini.
Senza dimenticare che il Consiglio di Stato ha dato mandato ad una terza figura di peso,
avv. Maria Gagliani (già vice Procuratrice Generale) di indagare sulla situazione, dal punto di
vista amministrativo, all’interno delTribunale Penale.
Oggettivamente, a noi pare che questa situazione, ormai incancrenita, possa e debba essere
formalmente affrontata e risolta (se vi è la volontà politica) solo dal Gran Consiglio che a
questo fine potrebbe attivare l’Alta Vigilanza (art. 57 cpv. 2 della Costituzione). Nessun altro
organismo, tanto meno il Consiglio di Stato o il Procuratore Generale, ha le competenze
costituzionali per farlo. Pena il caos e la paralisi della Magistratura.
Chiediamo quindi formalmente l’attivazione dell’Alta vigilanza. Considerata la gravità e l’urgenza
chiediamo che la richiesta venga sottoposta al Plenum del Gran Consiglio per discussione e
decisione nella seduta del 16 settembre 2024.