Portogallo. La crescita dell’estrema destra e la crisi della “democrazia dei garofani”

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Per la prima volta in queste elezioni, il centro-sinistra e il centro-destra insieme non hanno raggiunto i due terzi del Parlamento. Un ulteriore riflesso dell’erosione della democrazia portoghese nata dopo la rivoluzione del 1974.

Domenica scorsa si sono svolte le seconde elezioni legislative in Portogallo in poco più di un anno, che hanno dato vita al parlamento più di destra dall’avvento della democrazia. Anche se non sembra che queste elezioni anticipate porteranno scenari stabili di governabilità alla crisi che, nel novembre 2023, ha preso di mira António Costa e il suo governo, uno dei pochi in cui i socialisti governavano ancora con la maggioranza assoluta. Da allora, il Portogallo è entrato in una spirale di instabilità politica che ha avuto il suo ultimo episodio domenica scorsa, con le elezioni anticipate innescate dalle polemiche che hanno coinvolto il primo ministro, Luís Montenegro, per la sua decisione di mantenere attiva l’azienda di famiglia, Spinumviva, dopo aver assunto l’incarico nell’aprile dello scorso anno.

Il risultato elettorale approfondisce tendenze già evidenti un anno fa, quando i socialisti persero il potere a favore della destra conservatrice dell’Alleanza Democratica (AD). Nonostante le elezioni anticipate e lo scandalo che ha colpito il Montenegro, AD migliora i suoi risultati a scapito del Partito socialista, che potrebbe addirittura perdere il secondo posto per numero di seggi dopo il conteggio del voto all’estero. La sinistra scivola verso una rappresentanza quasi nulla, mentre l’estrema destra di Chega, nonostante le numerose polemiche, emerge come il grande beneficiario della crescente crisi di legittimità del sistema politico portoghese.

Si può infatti affermare che, ancora una volta, il grande vincitore delle elezioni anticipate è stato André Ventura (nella foto in alto), leader del partito di estrema destra Chega (che significa “basta”). Ventura ha ottenuto il 22,56% dei voti, diventando la terza forza politica e ottenendo il suo miglior risultato dall’ingresso in parlamento nel 2019, quando riuscì a malapena a ottenere l’1,3%. E potrebbe migliorare ulteriormente dopo il conteggio dei voti esteri, se la tendenza delle elezioni dello scorso anno dovesse continuare, diventerebbe la seconda forza parlamentare e Ventura il leader dell’opposizione, come si è autoproclamato la sera delle elezioni.

Un’ascesa fulminante per un partito di estrema destra che, dalla Rivoluzione dei Garofani del 1974 – che pose fine alla dittatura militare di António de Oliveira Salazar – non era quasi più presente nella vita pubblica portoghese. Una situazione che d’ora in poi cambierà senza dubbio: il Chega è in grado di svolgere un ruolo più che rilevante nei prossimi anni.

All’inizio degli anni ’70, la maggior parte degli europei pensava che la rinascita delle organizzazioni di estrema destra sarebbe arrivata dai resti delle dittature mediterranee (Portogallo, Grecia e Spagna). Il tempo ha dimostrato il contrario. Tranne che nel caso particolare della Grecia, sia in Portogallo che in Spagna le opzioni dei partiti di estrema destra hanno avuto finora risultati tra i peggiori del continente. Solo nel 2019, in entrambi i paesi iberici, l’estrema destra ha ottenuto una rappresentanza autonoma nei rispettivi parlamenti. L’internazionale reazionaria che sta scuotendo mezzo mondo, soprattutto l’Europa, ha finalmente raggiunto la penisola iberica con qualche anno di ritardo rispetto alle controparti continentali.

Il partito Chega è stato fondato nel 2019 sotto la guida di André Ventura, un politico ultraconservatore divenuto noto come commentatore sportivo in televisione. Un progetto personalista, la cui base ideologica combina riferimenti religiosi con posizioni politiche estreme: Ventura ha persino affermato che Dio gli ha affidato la missione di trasformare il Portogallo. “Credo che Dio mi abbia messo in questo posto, in questo momento”. È salito alla notorietà politica come candidato del Partito socialdemocratico (PSD, in realtà un partito di destra, ndt) al consiglio comunale di Loures (sobborgo di Lisbona), dove ha incentrato la sua campagna sugli attacchi xenofobi e sulla stigmatizzazione della comunità rom del comune.

Come il suo omologo spagnolo Vox, Chega è nato come scissione dalla destra tradizionale – in questo caso dal PSD. Il suo nome deriva dal movimento che Ventura ha guidato all’interno del partito, in opposizione al suo leader di allora, Rui Rio, che accusava di essere moderato (“Chega de Rui Rio”, basta con Rui Rio). Il suo successo, il più vertiginoso della storia democratica portoghese, si è cementato come espressione locale dell’ondata reazionaria globale, sostenuta da proposte e dichiarazioni apertamente razziste e polemiche. Tra queste, la castrazione chimica per i criminali sessuali, il confinamento specifico della popolazione Rom durante la pandemia, gli attacchi ai beneficiari del welfare, i discorsi anti-immigrazione, anti-femministi e anti-LGBTQIA+, nonché la diffusione di teorie cospirative come quella della “Grande Sostituzione”.
Uno dei pilastri centrali del suo discorso è la lotta alla corruzione. Il programma di Chega contempla una serie di proposte che includono la criminalizzazione dell’arricchimento illecito, riforme del sistema di sequestro e confisca dei beni derivanti da reati economici e finanziari e modifiche per snellire la giustizia. Lo slogan della sua campagna elettorale nel 2024 – “Limpar Portugal” (Ripulire il Portogallo) – non lasciava spazio a dubbi, con manifesti che indicavano i politici socialisti come il nemico da estirpare. Il susseguirsi di scandali di corruzione, da quello che ha coinvolto l’ex presidente José Sócrates a quello che ha portato alla caduta di António Costa, ha alimentato il voto di protesta che ha guidato l’ascesa del Chega.

Nonostante le continue dispute interne – tipiche di un partito unipersonale, poco strutturato, con un debole radicamento territoriale e frequenti scandali tra i suoi leader (dalle rapine negli aeroporti alla guida in stato di ebbrezza, fino ai casi di abusi sessuali su minori) – il suo discorso ultra è riuscito a resistere al logorio. La svolta trumpiana di Ventura, con l’intensificazione degli attacchi all’immigrazione, soprattutto indiana e pakistana, e la richiesta di deportazioni di massa, gli ha permesso di reindirizzare l’indignazione popolare verso il basso, mettendo così al riparo il suo marchio elettorale dagli scandali successivi.

In realtà, il carburante elettorale di Chega è il profondo malessere di una cittadinanza martoriata dalla perdita del potere d’acquisto, dall’impennata dei prezzi – soprattutto dei generi alimentari – e da una crisi abitativa galoppante. È un’espressione politica di protesta contro le promesse non mantenute dei governi che si sono succeduti, soprattutto dopo la crisi del 2008 e il progressivo deterioramento del già precario stato sociale portoghese. Per la prima volta, in queste elezioni, il centro-sinistra e il centro-destra insieme non hanno raggiunto i due terzi del parlamento. È l’ennesimo riflesso dell’erosione della democrazia portoghese nata dai garofani del 1974.

In questo contesto, Chega ha intensificato l’attacco alla “classe politica parassitaria” che – secondo Ventura – ha governato il paese per mezzo secolo, “arricchendosi e impoverendo il popolo, che non può più permettersi l’elettricità, il gas, il carburante o la casa”. Così, l’ultra-leader ha mutato lo slogan anti-corruzione “Portogallo pulito” in “Salva Portogallo”, con risonanze sia trumpiste che salazariste, facendo leva sulle paure di una classe media impoverita. Ventura si propone come portavoce di questo “Portogallo dal basso” che non riesce più a sbarcare il lunario.

Non è ancora chiaro se Luís Montenegro (il leader del centrodestra di AD, ndt) manterrà la promessa di non stringere un patto con Chega o se seguirà finalmente la strada del suo omologo spagnolo (il Partido Popular-PP) e raggiungerà accordi con l’estrema destra in cambio di stabilità. Ciò che sembra indubbio è che Chega, che entri o meno nel governo, condizionerà gran parte dell’agenda pubblica portoghese nel prossimo periodo.

*articolo apparso su El salto Diario il 25 maggio 2025

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