Ancora una volta, come una condanna scritta nell’orologio svizzero, arriva l’annuncio dell’ennesimo aumento dei premi di cassa malati.
Oggi ci dicono: +4,4% a livello nazionale, +7,1% in Ticino. Ma non fermiamoci al numero freddo: negli ultimi anni, per il nostro Cantone, i premi sono cresciuti di quasi il 40%. Un’esplosione che non ha nulla di fisiologico: è un saccheggio.
Eppure la favola è sempre la stessa: “colpa dell’aumento dei costi sanitari”. Ma i dati – testardi, implacabili – dicono altro. L’aumento complessivo dei costi sanitari non arriva neppure al 10%. Il resto? Un abisso inspiegabile, ingiustificato, che il Consiglio federale tenta di mascherare con parole vuote. È evidente: non c’è nessuna correlazione reale tra i costi della sanità e la folle impennata dei premi. Ci troviamo di fronte a un meccanismo perverso, lo stesso che abbiamo già visto nei mercati energetici: prezzi che corrono senza freni, scollegati da ogni logica, mentre famiglie e cittadini vengono stritolati.
E cosa ci propongono come rimedio? La colpevolizzazione degli assicurati, accusati di ricorrere troppo alle cure. O, peggio, il razionamento: chiusura di ospedali, tagli ai servizi essenziali, riduzione delle prestazioni di base. Un capovolgimento insopportabile: invece di difendere il diritto alla salute, si scarica tutto sui più deboli.
Ma la misura è colma. Non c’è più tempo per appelli ipocriti o per promesse rinviate.
Ogni mese che passa, decine di migliaia di famiglie in Ticino si vedono strappare via una fetta sempre più grande del loro reddito. La condizione materiale della maggioranza peggiora, e con essa la fiducia stessa nel patto sociale.
La decisione è ora. La comunicazione di oggi conferma senza ombra di dubbio la necessità di un segnale netto, di un atto politico forte: votare SÌ all’iniziativa che limita al 10% del reddito disponibile i premi di cassa malati il prossimo 28 settembre.
Oggi abbiamo l’occasione di dire basta. Oggi possiamo dare respiro e dignità a chi non ce la fa più.
Se non ora, quando?
