Il 25 ottobre, il Congresso del Partito socialista svizzero (PSS) ha deciso, su raccomandazione del Consiglio del partito, di lanciare un’iniziativa sul finanziamento dell’assicurazione malattia obbligatoria, intitolata «Sconti sui premi per rafforzare il potere d’acquisto». L’obiettivo dichiarato: «alleviare l’85% della popolazione» chiedendo a «coloro che dispongono di un reddito più elevato [di] contribuire maggiormente». Cosa prevede questa iniziativa?
In primo luogo, prevede che i giovani di età inferiore ai 18 anni siano esenti dal pagamento dei premi. In secondo luogo, che la Confederazione fissi «supplementi e sconti sui premi». Tali supplementi e sconti sui premi devono essere stabiliti in modo tale che «l’85% delle famiglie abbia diritto a uno sconto». L’essenziale è tutto qui.
L’iniziativa del PSS aggiunge così un ulteriore livello al già complicato sistema attuale di finanziamento dell’assicurazione malattia: ai premi pro capite (livello 1) e alle riduzioni individuali dei premi (livello 2) si aggiungerebbero sconti o supplementi (livello 3). Un sistema complicatissimo.
Il che è un bene, perché il contenuto dell’iniziativa è nebuloso. A quanto ammonterebbero questi sconti o supplementi? A partire da quale soglia di reddito si passerebbe da uno sconto a un supplemento? Come verrebbe gestito l’effetto soglia? Tutte queste domande, fondamentali, vengono delegate al Consiglio federale e al Parlamento, incaricati di attuare l’iniziativa entro due anni.
Attualmente stiamo vivendo in diretta cosa significa l’«attuazione» da parte delle autorità federali di un’iniziativa formulata in termini generali, quella per un’assistenza infermieristica forte adottata nel 2021 [vedi a questo proposito l’articolo apparso sul nostro sito il 14 settembre 2024]. Quattro anni dopo, la proposta di legge del Consiglio federale è un vuoto assoluto e tutto indica che il testo che uscirà dalle Camere sarà ancora peggiore. È allora sorprendente che sia questa la strada scelta dal PSS per dare una risposta al problema del finanziamento dell’assicurazione malattia!
Citata dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ) del 22 ottobre, la copresidente del PSS, Mattea Meyer, fornisce due esempi per concretizzare gli obiettivi perseguiti dal suo partito. Una persona sola con un reddito annuo di 60’000 franchi dovrebbe poter contare su uno sconto che può arrivare fino a 2’400 franchi all’anno. Rispetto a un premio medio di 393 franchi al mese nel 2026, ciò rappresenta una riduzione di quasi il 50%. Nel 2021, il 75% dei contribuenti che vivono da soli aveva un reddito imponibile non superiore a 59’000 franchi. D’altra parte, il supplemento pagato dal 15% delle famiglie con i redditi più elevati dovrebbe essere stabilito in modo tale che , «insieme al premio malattia, non rappresenti in nessun caso più del 5% del reddito». Inoltre, un tetto massimo dovrebbe impedire che questo supplemento sia troppo elevato per le persone con redditi molto alti. «Ad esempio, il capo dell’UBS, Sergio Ermotti, che ha un reddito [annuo] pari a quasi 15 milioni di franchi, dovrebbe forse pagare un supplemento di 3000 franchi al mese». Ciò corrisponde allo 0,24% del reddito del capo di UBS.
«Esempi» di questo tipo sollevano una domanda: come tutto questo sarà possibile? Secondo i dati dell’AVS, nel 2023 l’1% dei contributi salariali corrisponde a circa 4,3 miliardi di franchi di entrate. Questo «rendimento» si spiega in particolare con il fatto che non esiste alcun limite massimo per i redditi molto elevati. Nello stesso anno, i contributi versati dalle famiglie all’assicurazione malattia obbligatoria sono ammontati a 29,5 miliardi di franchi. Ciò corrisponde all’equivalente del 6,9% dei contributi salariali. Come è possibile, in queste condizioni, che i «supplementi» pagati dal 15% delle famiglie più abbienti, il cui contributo non potrà superare il 5% del loro reddito, possano finanziare, per l’85% delle altre famiglie, sconti che possono rappresentare fino alla metà dei premi attuali? La direzione del PSS ha forse una soluzione magica propria degli alchimisti?
In sintesi, l’unica cosa concreta di questa iniziativa è uno slogan: l’85% con uno sconto, il 15% con un supplemento. Questo slogan rimanda a cifre spesso citate in relazione all’AVS: l’85% dei pensionati contribuirebbe nel corso della propria vita meno di quanto riceverebbe al momento della pensione e il 15% il contrario. Queste cifre, utilizzate inizialmente dalla destra in una prospettiva di «contabilità individuale», sono un modo ingannevole per presentare il meccanismo di solidarietà alla base dell’AVS, che è il seguente: tutti i lavoratori versano la stessa quota del loro salario (4,35%, + 4,35% di quota a carico del datore di lavoro) in un fondo comune, che serve a finanziare le rendite in corso, fissate con un divario molto ridotto (un rapporto di uno a due tra la rendita minima e la rendita massima).
Credere che basti riprendere un (cattivo) argomento relativo all’AVS per riprodurre il successo della 13a rendita AVS significa sostituire con un effetto di scena un contenuto politico e un radicamento sociale. Infatti, il successo della 13a AVS è legato, in primo luogo, a una rivendicazione molto precisa e concreta (una 13a rendita, appunto), esattamente il contrario della proposta vaga rappresentata da questa nuova iniziativa. In secondo luogo, il successo di quella proposta si spiega con l’attaccamento popolare a questa assicurazione sociale unica in Svizzera, costruito nel corso di decenni di lotte per il suo sviluppo e poi per la sua difesa. In terzo luogo, la vittoria della 13a AVS è stata preceduta da anni di mobilitazioni sociali ampie e intense intorno all’AVS, in particolare contro l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne, compreso il progetto PV2020 difeso nel 2017 dal PSS e dal suo consigliere federale Alain Berset.
Da questa primavera, alcune reti sindacali e associative cercano di creare le condizioni per una mobilitazione sociale a favore di un’alternativa all’attuale sistema di assicurazione malattia, incentrata sulla doppia prospettiva di un sistema di cassa unica e di un finanziamento proporzionale al reddito. La direzione del PSS ha scelto di ignorare questa dinamica e di investire al 100% nella comunicazione: le elezioni federali sono tra due anni, nell’ottobre 2027. Di fatto, questa iniziativa si configura come un ostacolo a una prospettiva socialmente e politicamente credibile di attuazione di un’assicurazione malattia sociale.
*articolo apparso il 29 ottobre 2025 sul sito alencontre.org
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