Nei giorni scorsi centinaia di simpatizzanti (o semplici persone attente alle nostre proposte politiche) hanno ricevuto da parte di tre compagne e compagni dell’MPS una lettera nella quale spiegavano le ragioni della presentazione delle nostre liste (in comune con il PC) in occasione delle prossime elezioni cantonali.
Pensiamo utile far conoscere ai nostri lettori ed alle nostre lettrici il contenuto di questo testo. (Red).
Sappiamo che seguite con attenzione e passione la politica e che prestate una certa attenzione anche a quello che facciamo noi, anche se partecipate solo da lontano alle nostre campagne, magari anche condividendo solo parzialmente quello che facciamo e diciamo. Vorremmo, brevemente, spiegarvi le ragioni della nostra presenza alle prossime elezioni cantonali nel quadro di un’alleanza con il compagni del PC.
Il nostro punto di partenza è diverso da quello del resto della sinistra, quella che definiamo social – liberale (il PSS, i Verdi, ecc): noi pensiamo che la nostra società non sia diretta dalle istituzioni, dai partiti politici e dai governi che essi formano, men che meno dagli organi cosiddetti rappresentativi come i parlamenti (a tutti i livelli). Sono oggi delle strutture assolutamente non democratiche, che nessuno controlla ed elegge, a prendere le decisioni più importanti, quelle che più influenzano la vita di tutti noi: le banche centrali, i ministri delle finanze, i dirigenti delle grandi banche, ecc.
Così avviene anche nel nostro paese. Prendiamo l’ultimo esempio. I dirigenti delle banca nazionale svizzera (BNS) hanno speso miliardi di franchi per comprare euro, con l’obiettivo di “aiutare” il franco e la “nostra” industria d’esportazione. Che, nel frattempo, si aiutava da sola licenziando, ristrutturando, congelando i salari. La politica della direzione della Banca Nazionale Svizzera ha scavato un buco di 21 miliardi (di cui risentiranno i Cantoni ai quali per qualche anno mancheranno decine di milioni che prima venivano elargiti) solo per salvare i profitti delle imprese, non salvando in realtà nessun posto di lavoro. Ma chi ha deciso, in nome di cosa, questo sperpero di denaro pubblico? Non avrebbe potuto essere utilizzato per cose più importanti oggi in Svizzera, a cominciare dalla stessa difesa dei posti di lavoro, della socialità, della formazione, ecc.? Il Parlamento ed il governo (tutti i partiti) non hanno nulla da dire: anzi, plaudono alla politica della BNS e ne difendono orgogliosamente l'”autonomia”!
La nostra convinzione e la nostra visione della politica sono diverse. Noi pensiamo che solo l’azione, la mobilitazione dei salariati e dei cittadini può modificare le cose, dalle piccole a quelle più grandi. Non è forse vero, ad esempio, che la mobilitazione dei lavoratori delle Officine, con il sostegno altrettanto attivo della popolazione ticinese, ha piegato il Consiglio Federale pertanto convinto sostenitore delle FFS nella loro determinazione a chiudere le Officine di Bellinzona?
Solo su questa strada, moltiplicando le mobilitazioni sui luoghi di lavoro e nella società, potremo rispondere ai bisogni urgenti della popolazione, potremo concretizzare una politica che sia opera del contributo reale di tutti i cittadini e le cittadine.
Partecipiamo alle elezioni cantonali per due ragioni. Da un lato per presentare le nostre idee, le nostre proposte. approfittando di un momento di maggiore interesse per la politica ; dall’altro perché una presenza in Parlamento ci permetterebbe di farle conoscere ad un numero immensamente maggiore di persone. Quante volte le nostre proposte, le nostre attività, le nostre prese di posizione vengono boicottate dalla stampa solo perché non abbiamo una presenza istituzionale?
Il nostro programma, e che pensiamo possa essere realizzato in una prospettiva politica come quella che abbiamo illustrato qui sopra, è costituito di punti estremamente concreti. Contrariamente agli altri partiti non affermiamo che “bisognerebbe” o “bisognerà” affrontare e risolvere questo o quel problema, senza mai dire esattamente che cosa si propone concretamente. Il nostro programma, per contro, è fatto di punti concreti, accettabili o meno, ma chiari nella loro formulazione.
In una campagna elettorale è comunque difficile parlare di tutti i temi, anche perché lo spazio che ci viene offerto dai media (la partecipazione ai diversi dibattiti televisivi, le interviste proposte dai giornali, ecc.) è veramente limitato.
Per questo segnaliamo qui di seguito quelle che per noi sono le rivendicazioni principali, quei punti fondamentali con i quali vorremmo che la nostra lista fosse identificata.
1. Contro il dumping sociale e salariale, frutto degli accordi bilaterali, introduzione di un salario minimo legale di 4’000 fr. (13 mensilità per un salario base di 40 ore). (cfr. punto 1 del manifesto elettorale)
Si tratta di contrastare il dumping salariale che tende a far diminuire i livelli salariali e che mette in concorrenza lavoratori domiciliati in Ticino e lavoratori frontalieri. È evidente che a parità di formazione e di capacità i datori di lavoro tendono ad assumere chi è disposto a lavorare a salari più bassi. Questo ci dice, tra le altre cose, che sono le aziende gli attori principali del dumping salariale e sociale.
La mancanza di regole salariali (solo il 30-35% di chi lavora in Ticino può contare su disposizioni salariali obbligatorie).
Particolare attenzione dovrà poi essere dedicata ai meccanismi del mercato del lavoro (ruolo delle agenzie interinali, sistema delle qualifiche, ecc) attraverso i quali molto spesso vengono aggirate le disposizioni contrattuali e legali in materia salariale. Significativo, da questo punto di vista, quanto succede nel settore principale della costruzione. Per questo è necessario lottare per un salario minimo legale che non sia, tuttavia, un “salario per i poveri”, per i più demuniti; ma un vero salario minimo con il quale chiunque possa vivere dignitosamente ed avere accesso, da protagonista attivo, alla vita sociale e culturale.
2. Contro le privatizzazioni, per la difesa e lo sviluppo del servizio pubblico (cfr. punto 5 del manifesto elettorale)
Siamo stati in prima fila a difendere il servizio pubblico contro i processi di privatizzazione e contro le politiche tese ad introdurre meccanismi di mercato (a cominciare dalla logica del profitto) nel funzionamento e lo sviluppo dei servizi pubblici.
Dalle battaglie contro le privatizzazioni dell’azienda elettrica di Bellinzona fino alla difesa delle Officine contro la volontà di governo federale e FFS di smantellarle ci siamo sempre mobilitati per un servizio pubblico al servizio dei bisogni dei cittadini e della cittadine, aperto alla partecipazione dei lavoratori e degli utenti.
Significativo, per non prendere che un solo esempio, che nessun programma dei maggiori partiti contempli il sostegno all’iniziativa presentata dai lavoratori delle Officine per la creazione di un polo tecnologico nel settore dei trasporti: di fatto l’unica proposta concreta di sviluppo produttivo e industriale presentata negli ultimi anni.
3. Contro la crisi sociale, costruire una rete di difesa dei salariati e di tutti/e i/le cittadini/e (cfr. punto 2 del manifesto elettorale)
Basterebbe citare, come abbiamo fatto all’inizio del nostro programma, il fatto che negli ultimi anni il numero di coloro che non riescono a pagare i premi di cassa malati è praticamente raddoppiato per avere un significativo indizio della profondità della crisi sociale.
Di fronte a tutto questo è necessario agire in profondità nella politica sociale, attraverso l’aumento della spesa sociale: in materia di sanità, in materia di reddito, in materia di alloggio.
Per queste ragioni va rifiutata la linea del contenimento della spesa pubblica, della diminuzione del personale pubblico e della spesa sociale che, di fatto, è ormai da tempo alla base dei Preventivi votati (spesso, purtroppo, con il sostegno di tutti partiti) dal Gran Consiglio. Ci vuole una svolta in questa direzione: solo così sarà possibile rispondere alla crisi sociale, alla povertà, alla emarginazione sociale e materiale di settori sempre più ampi della popolazione.
Sono queste le ragioni per cui ci presentiamo: vogliamo un cambiamento radicale della politica fin qui seguita. Speriamo, ed è la ragione per la quale vi scriviamo, di avervi perlomeno convinto della legittimità della nostre posizioni e proposte, indipendentemente dal fatto che le condividiate o meno.