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aofficinevittaMartedì scorso una folta delegazione dei lavoratori dell’Officina di Bellinzona si è incontrata con il direttore del Dipartimento Finanze e Economia (DFE) Christian Vitta.

Questa volta non è lui ad andare, come sta facendo da qualche settimana, ad incontrare i datori di lavoro per chiedere loro quali problemi li assillino, ma sono i lavoratori di una importante azienda produttiva del Cantone ad andare da lui per chiedergli un intervento forte e preciso sui temi dell’occupazione. Vedremo nelle prossime settimane se Vitta mostrerà la stessa determinazione dimostrata nell’ascoltare gli appelli padronali.

Nel frattempo pubblichiamo qui di seguito i punti essenziali del testo che la commissione del personale dell’Officina e le organizzazioni sindacali hanno rivolto a Vitta per giustificare la richiesta di un incontro. (Red)

(…)
” E’ bene sottolineare come nel corso di un incontro della “piattaforma di discussione e di escalation” svoltosi a fine giugno a Lucerna sotto la direzione dell’avvocato Franz Steinegger, i dirigenti del settore manutenzione FFS hanno presentato un piano di fabbrica volto a ridimensionare le OBe sulla base di circa 300’000 ore produttive, a fronte delle circa 430’000 ore produttive attuali.
Non possiamo quindi fare a meno di constatare come questa intenzione sia in palese contrasto con quanto sottoscritto in precedenza dalle FFS nei vari accordi sulle OBe e in vista della creazione del Centro di competenze, nel quale avevano garantito di procurare volumi di lavoro analoghi a quelli conosciuti negli ultimi anni per permettere ad entrambe le strutture di superare la prima delicata fase di implementazione. Vedi: Convenzione con annessa dichiarazione d’intenti; Memorandum e vari comunicati stampa, con i quali, oltre che alla garanzia dei volumi (e con essi l’occupazione) vi doveva essere anche l’impegno per l’attuazione di una chiara strategia per uno sviluppo delle OBe.
A mente nostra, questo cambiamento di rotta non può essere imputato, come sostengono le FFS, né a circostanze impreviste, come la forza del franco, il conseguenze rafforzamento della concorrenza estera o il calo del fabbisogno di manutenzione di veicoli merci, né ad altre, come il rinnovo del parco veicoli. Abbiamo infatti avuto conferme del fatto che alcuni incarichi di manutenzione in passato svolti a Bellinzona siano stati dirottati altrove, per motivi a noi sconosciuti e nonostante la nostra opposizione.
Negli scorsi giorni, ha pure sollevato parecchi interrogativi il comunicato delle FFS con il quale hanno annunciato di aver affidato alla Alstom la manutenzione degli ETR 610, che circolano anche sulla linea del Gottardo. Tra le motivazioni si è potuto leggere di un sovraccarico delle strutture di manutenzione di Yverdon e Olten. Secondo noi, le OBe avrebbero potuto e dovuto essere coinvolte in una riflessione globale sul come far fronte a queste esigenze di manutenzione, dalla quale avrebbero potuto derivare nuove prospettive occupazionali.
Questa contraddizione è stata rilevata dallo stesso Franz Steinegger, nelle sue conclusioni scritte al termine della citata riunione di fine giugno, in cui afferma: “dall’update di Lago (nota: si fa riferimento ad un aggiornamento dello studio Lago di cui però non siamo a conoscenza) si può ricavare l’impressione che le OBe siano solo un impianto di servizio di FFS Cargo. Una conclusione della Tavola Rotonda prevedeva però la creazione di un’organizzazione unitaria di manutenzione pesante dei veicoli delle FFS sottoposta a P. Questa conclusione dovrebbe essere ripresa dalle idee per l’ulteriore sviluppo delle OBe. (…)”
Anche Steinegger critica quindi l’evoluzione in atto. Dal canto nostro, oltre che essere preoccupati per le conseguenze immediate di questa evoluzione di intendimenti, siamo anche molto scettici sulle prospettive per le OBe di sopravvivere a medio e lungo termine. Abbiamo infatti ragione di ritenere che esse si ritrovino istradate su di un cammino che, per riprendere i termini usati dalla SUPSI nel suo studio del 2010, risulta essere di un “declino programmato”.
Temiamo anche che questa evoluzione comprometta sul nascere le possibilità di implementazione e le potenzialità del centro di competenze, che le FFS si erano impegnate a sostenere, privandolo di superficie e possibilità produttive.
Uno stato di cose, espresse qui in modo telegrafico, che ci porta a credere che il vero obiettivo delle FFS sia proprio quello di liberare superfici situate a ridosso della stazione di Bellinzona, da loro spesso definita come la prima a sud della galleria di base, proprio in corrispondenza dell’apertura della stessa.
E’ bene rammentare che l’impegno che ci siamo presi a carico, dal 2008 in poi, in collaborazione con le diverse istituzioni politiche, è stato quello di fare in modo che le OBe abbiano un futuro e che spazi e strutture non venissero spropriati dalle OBe e/o usati per scopi che divergono palesemente da quelli prioritariamente prefissati!
Alla luce di quanto sopra esposto, ci appelliamo a lei lodevole Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) ed al Consiglio di Stato affinché, in collaborazione con le più importanti istituzioni politiche locali e regionali (Municipio e Deputazione ticinese alle Camere federali), si faccia interprete di queste nostre preoccupazioni. Ciò significa che vi invitiamo cortesemente ad attivarvi affinché:
1.Venga indetto in tempi brevi un incontro tra i massimi rappresentanti delle FFS (Direzione del gruppo), delle istituzioni politiche e del personale (Comitato OBe) nel quale vengano approfonditi in modo trasparente:
a)I problemi che gravano sulle OBe,
b) una strategia sul futuro delle OBe in linea con gli accordi sottoscritti, relativi anche al Centro di competenze, in grado di scongiurare il citato scenario di declino programmato. Considerate le buone esperienze raccolte sin’ora, potrebbe essere moderato dall’avvocato Franz Steinegger.
2. Le FFS si impegnino a sospendere ogni decisione suscettibile di pregiudicare le potenzialità (occupazionali, strutturali, logistiche, ecc.) delle OBe sino alla definizione di una strategia chiara e condivisa tra le parti.
Siamo certi che comprenderà l’urgenza di queste nostre richieste, che ci induce, anche perché sollecitati da un personale che manifesta molte preoccupazioni, a prendere provvedimenti e ad assumere atteggiamenti più decisi.”