La lotta per il tesoro delle Aziende Industriali di Lugano (AIL) SA
Secondo laRegione, tira aria di maretta tra il CdA di AIL SA e il Comune di Lugano. Il CdA non vedrebbe di buon occhio la presenza del responsabile delle finanze, temendo pressioni per usare i fondi dell’azienda elettrica – ricchissima – a favore delle casse comunali, sempre più vuote.
È una lotta per la “roba”, visto che AIL è un vero e proprio forziere, che custodisce un tesoro da 180 milioni di franchi. La trasformazione, anni fa, in società anonima di diritto privato permette alla società di privilegiare i propri obiettivi finanziari, operando in totale autonomia dalla politica.
E la “sete di denaro” del Municipio? Non è che il sintomo di una politica interamente piegata agli interessi imprenditoriali, il cui prezzo diventa sempre più insostenibile per la collettività.
Una sola certezza: i “cittadini-clienti” di AIL SA continueranno a pagare tariffe elettriche salate per riempire il forziere, indipendentemente da chi, alla fine, ne deterrà le chiavi.
La depressione calcistica del Lugano
Eravamo abituati ad affrontare le depressioni economiche (terribile quella degli anni ’30) e quelle meteorologiche; ora arriva la depressione calcistica. Un’invenzione firmata dai media zerbini del Lugano Calcio, ovvero il Corriere del Ticino e Teleticino.
Pare che il Lugano sia in crisi depressiva, e questo spiegherebbe i risultati deludenti. È finito il delirio collettivo di qualche mese fa, finiti i cori da santificazione per una squadra “entrata nella storia”, finita l’operazione “esempio vincente” con Croci Torti oratore della cerimonia di inizio anno a Lugano.
Resta solo la depressione, da trattare non si sa se sul piano sportivo o su quello terapeutico con sedute psicanalitiche di gruppo. A meno che non si scopra, ancora una volta, che la colpa è del solito MPS, reo, con il suo referendum sul PSE, di aver “ritardato” il nuovo stadio di calcio che tanto bene farebbe al Lugano e a tutto il calcio mondiale. Vedremo.
Il Municipio di Lugano, sicuramente, avrà un “plan B”: magari Chiesa in campo?
Agli amici non si fa mai pagare dazio
Nella confusa vicenda dei dazi, Trump ha deciso di esentare smartphone, computer e altri dispositivi elettronici dall’aumento del 145%. Una scelta comprensibile, se pensiamo ai suoi maggiori sostenitori, tutti presenti alla sua cerimonia di insediamento. Del resto, l’86% delle consolle da gioco importate negli USA viene dalla Cina, così come il 79% dei monitor, il 73% degli smartphone, il 70% delle batterie agli ioni di litio e il 63% dei computer portatili.
E a chi fa notare che Trump ha imposto dazi anche a Tesla, l’azienda del suo amicone Musk, va ricordato che l’azienda di Musk, per la sua organizzazione produttiva, sarà quella meno penalizzata tra le case automobilistiche americane, ottenendo grazie a questi nuovi dazi persino ulteriori vantaggi competitivi rispetto a Ford e General Motors.
È proprio vero, agli amici non si fa mai pagare dazio!
Santa subito!
Il processo di santificazione di Marina Masoni è ormai compiuto. Avviato dal fedele Righinetti, rilanciato dal fedele Bignasca, è a lei che ormai si guarda per risolvere i problemi del paese. E si sa: una santificazione in vita amplifica il carattere taumaturgico del richiamo alle sue opere.
Tutto questo avviene proprio mentre una delle sue creazioni più celebrate, la Fashion Valley ticinese, si rivela — sotto il profilo dello sviluppo industriale — un autentico fallimento.
Il povero Pietro Martinelli (a cui va la nostra stima) è stato trascinato in quest’operazione come co-protagonista di una “collaborazione” con la Santa, che avrebbe portato immensi benefici per il paese. Basterà ricordare che quell’“accordo” nacque da uno scambio tra sussidi di cassa malati e sgravi fiscali per i cosiddetti ceti medi. Una prospettiva che oggi farebbe (e fa) giustamente inorridire lo stesso PS.
Le nomine dei magistrati restano “cosa nostra”
Ancora una volta assistiamo alla dimostrazione di come il potere giudiziario di questo paese resti agganciato solidamente a quello politico. Le nomine dei magistrati continuano ad essere, malgrado le dichiarazioni di principio, frutto di logiche partitiche e di sponsorizzazioni personali più che di reali competenze.
Ce lo ricorda, ancora una volta, la vicenda della candidatura Belotti, sostenuta in modo spudorato dal presidente del Consiglio della Magistratura Damiano Stefani presso alcuni parlamentari, conferma che la magistratura resta “cosa nostra”, dominio dei partiti e dei loro equilibri.
Un sistema incancrenito che si fa beffe delle solenni dichiarazioni di indipendenza e separazione dei poteri. Roba da manuali di civica.
Bei tempi, quando c’era Lei…
Patetico l’amarcord pilotato per il trentesimo dell’entrata in governo della Lega e dell’elezione della prima donna in governo, Marina Masoni. Proprio mentre tutti si rendono conto di quali sprechi abbiano rappresentato per il Cantone progetti legati al suo nome (a cominciare dalla Fashion Valley), il vice-direttore del CdT ne esalta la capacità “di dialogare”, di “proporre soluzioni concrete” e la “stima reciproca” con il “marxista” Martinelli.
Per noi, quelli sono gli anni in cui l’offensiva neoliberista a livello nazionale e cantonale ha preso il largo: dall’approvazione della LAmal alla logica privatistica di FFS e PTT, dal freno all’indebitamento all’offensiva fiscale nel nostro Cantone, con l’imbroglio della “simmetria dei sacrifici”. Molte di quelle scelte segnano ancora oggi negativamente la vita quotidiana di tutti noi.
Ma la storia, si sa, la scrivono sempre i vincitori.
Anche il governo svizzero bacerà il culo a Trump
Due rappresentanti del governo di questo paese andranno a baciare il culo a Trump, per usare la fine espressione con la quale egli ha indicato quelli che tutti si ostinano a chiamare negoziati. Una espressione che illustra in modo chiaro quali sia l’atteggiamento con il quale Trump intende negoziare.
Ma davvero c’è da stupirsi? Non troppo. La Svizzera è da tempo abituata a scendere a patti con i potenti di turno — siano essi sfruttatori, dittatori o rappresentanti del grande capitale — sempre, naturalmente, “per il bene del paese”. Che poi, tradotto, significa per il bene di banche, multinazionali e aziende esportatrici di vario genere.
Questa volta l’obiettivo è proteggerle dai possibili effetti di dazi e misure protezionistiche, affinché non siano mai costrette — orrore! — a ridurre i propri margini di profitto.
Ecco quali sono gli interessi per i quali ci si umilia a baciare il culo a Trump.
Lucrare sulla morte a Bellinzona
A Bellinzona, il vecchio sogno della politica cittadina di privatizzare tutto ciò che ruota attorno alla morte torna a farsi strada. Già anni fa si era ipotizzata l’esternalizzazione della manutenzione del cimitero — perché costava meno, ovviamente. Oggi, si sceglie di cedere ancora terreno all’avanzata del privato, che già occupa una posizione dominante nella nostra città, privatizzando la gestione del Crematorio.
Come sempre, il Municipio a trazione social-liberale giustifica la decisione con motivazioni di carattere finanziario e arrendendosi alle ferree leggi del mercato. Nel turbocapitalismo attuale, nemmeno di fronte alla morte sembrano più valere i principi di pari dignità e trattamento, che solo una gestione pubblica e ispirata al servizio può davvero garantire.
Per questo, se sarà lanciato un referendum contro questa scelta scellerata, noi ci saremo.
I radar della Lega, patriottici e misogini
I radar vanno combattuti: da sempre un mantra della Lega. Con il passare del tempo, visto il ruolo di protagonista che nella vicenda assume Norman Gobbi, questa opposizione ai radar è venuta via via scemando. Ma eccola ora ripresa alla grande con la Lega che esprime “Un grande grazie alla Polizia cantonale, che con costanza e professionalità continua a tenere sotto controllo questi pirati della strada”. Ma, attenzione, si tratta di un radar patriottico. Infatti sono “pirati di importazione” e con “le strade del nostro Cantone sono state teatro dell’ennesima invasione di piloti d’importazione, con targhe italiane e piedi pesanti”. Quindi, un sì convinto ai radar, a condizione che svolgano un ruolo patriottico. Patriottici e anche misogini: non senza compiacimento si fa notare che tre dei quattro pirati beccati erano donne…
L’estro giuridico del Municipio di Bellinzona non si smentisce
Il Municipio di Bellinzona non esita a impugnare l’arma del diritto. Lo fece contro due giovani giornaliste RSI per aver raccontato la realtà nella casa anziani di Sementina durante il Covid. Perso il caso, si è poi scagliato contro Matteo Pronzini, colpevole di aver usato toni forti nel commentare. Anche qui, nulla da fare. Ora è la volta di un imprenditore che, per protesta, ha imbrattato con vernice rossa l’ufficio del sindaco. Querela respinta: firmata solo dal segretario comunale e presentata a nome del Municipio, non della Città. Ma Branda & Co. non mollano: valuteranno “in dettaglio” la decisione del giudice.