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tregiorniIl recente rinnovo del contratto collettivo di lavoro (CCL) per il personale temporaneo permette di illustrare in modo significativo cosa può significare per i salariati l’idea (e la pratica ) di un Ticino quale regione a statuto speciale. Come ci si ricorderà nel corso del 2013, su proposta dei Verdi e con il sostegno unanime di tutti i partiti (ad eccezione dell’MPS) il Gran consiglio votò un’inutile risoluzione all’indirizzo delle Camere federali per concedere al Ticino la possibilità di essere considerata una regione a statuto speciale. Una regione dunque dove le regole nazionali non valgono e si possono trovare soluzioni straordinarie, particolari.

Il rinnovo del CCL per il personale temporaneo va proprio in questa direzione. Dal 2012 è in vigore a livello svizzero un contratto collettivo sottoscritto tra le agenzie di lavoro temporaneo ed i sindacati Unia, Syna, Società impiegati di commercio (SIC) e Impiegati Svizzeri. Si tratta del più importante contratto collettivo a cui sono sottoposti quasi 300’000 persone; questo in particolare grazie al fatto che lo stesso è decretato di obbligatorietà generale.
A livello cantonale esso riguarda oltre 10’000 persone, in stragrande maggioranza uomini (8’200) e persone senza passaporto svizzero (8’900). Si tratta di un CCL che copre tutte le attività professionali, elaborato e gestito tra dirigenti delle aziende di personale temporaneo e i dirigenti sindacali. Nella più pure tradizione “sindacale” burocratica, nessuno dei lavoratori sottoposti a questo contratto è mai stato coinvolto e ha potuto manifestare la propria opinione. Ne consegue che il rinnovo dello stesso (l’attuale contratto scade a fine 2015) e le “rivendicazioni” portate avanti dalle organizzazioni sindacali non sono state il frutto di un coinvolgimento delle centinaia di migliaia di persone sottoposte allo stesso.
E così, rivendicazioni che senz’altro i lavoratori che vivono questa condizione ritengono importanti (come quella dei brevissimi termini di disdetta) non hanno trovato alcuna accoglienza da parte sindacale. Anche con il nuovo CCL i termini di disdetta rimarranno drammaticamente bassi: nei tre mesi si potrà venir licenziati con un preavviso di 2 giorni, dal quarto al sesto mese 7 giorni di preavviso e dal settimo mese 30 giorni. Preavviso massimo, quest’ultimo, anche se il rapporto di lavoro durasse da 5 o 6 anni.
In materia di salari il CCL divideva la Svizzera in due zone salariali: una cosiddetta elevata ed una normale. Il Ticino era nella zona normale. Dal 2012 al 2013 il CCL prevedeva per il Mendrisiotto e le zone di confine del Giura un’ulteriore possibile riduzione salariale del 10%, rispettivamente 5%.
In ambedue le zone salariali il personale era suddiviso tra qualificati, formati (con 4 anni di esperienza) e non qualificati. A grandi linee, in Ticino, la suddivisione in percentuale è del 15% qualificati a 4’000 franchi mensili, 35% formati a 3’600 franchi mensili e 50% non qualificati a 3’000 franchi mensili.
Con il rinnovo il padronato è riuscito ad ottenere che il Ticino fosse inserito in una zona speciale, che non beneficiasse degli adeguamenti salariati ( 400 franchi per i non qualificati e 250 franchi per qualificati) e addirittura una riduzione dei salari base di 80 franchi per il 35% degli occupati classificati nella categoria formati. Dunque a partire dal 1° gennaio 2016 il personale non qualificato continuerà a partecipare 3’000 franchi mensili, i formati si vedranno ridurre il salario minimo a 3’520 franchi ed i qualificati rimarranno a 4’000 franchi. Miseri salari che potranno venir ulteriormente ridotti in quei settori dove il Consiglio di Stato ha decretato dei contratti normali di lavoro con salari inferiori. Ad esempio nel settore della vendita e degli impiegati di commercio il personale qualificato non avrà diritto a 4’000 franchi stabiliti nel contratto collettivo di lavoro del personale temporaneo ma dovrà accontentarsi dei 3’500 franchi contenuti nel contratto normale di lavoro.
La riduzione dei salari minimi e l’aver permesso che il Ticino fosse trattato diversamente ha delle implicazioni che vanno aldilà degli 80 franchi mensili in meno (importanti evidentemente per le persone obbligate a vivere con un salario lordo cosi basso). E’ un’ulteriore conquista del padronato nella sua battaglia per generalizzare in Ticino dei salari di 3’000 franchi mensili e, soprattutto, far passare la logica che è giunto il momento di rimettere in discussione le già precarie condizioni di lavoro vigenti in Ticino. Ed ancora più grave l’assenza di resistenza da parte delle dirigenze sindacali ticinesi. Forse più che lanciare vergognosi proclami per il congelamento della libera circolazione farebbero meglio ad impedire che si riducano i salari dei contratti collettivi.