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adeportationDa lunedì 4 aprile sono iniziate le deportazioni dei rifugiati e dei richiedenti asilo trattenuti in condizioni drammatiche in Grecia dopo le politiche di chiusura adottate da paesi che confinano con le regioni a nord della penisola ellenica. Sui giornali mainstream molti commentatori hanno tenuto a precisare che non siamo di fronte a delle deportazioni. Eppure è difficile usare altri termini per definire il ritorno forzato in Turchia all’alba di lunedì dei primi gruppi di cittadini bengalesi, cingalesi e pakistani: in 136 sono partiti da Lesbo e in 66 dall’isola di Kios.

E’, quindi, iniziata la fase applicativa di quello che diverse organizzazioni umanitarie hanno chiamato “accordo della vergogna” tra l’Unione europea e la Turchia. Esso, infatti, prevede in primo luogo che i migranti che arriveranno sulle isole greche dell’Egeo potranno essere rimandati indietro in Turchia se non faranno richiesta del diritto di asilo o se la loro domanda verrà respinta.

Il governo Tsipras ha avallato l’operazione e si è reso disponibile, riconoscendo la Turchia come paese terzo sicuro, a trasformare le isole greche dell’Egeo in veri e propri hotspot, dove i migranti verranno identificati mentre verranno valutate le loro richieste da funzionari greci e turchi con l’aiuto dell’agenzia Frontex e dell’Easo, l’agenzia europea per il diritto di asilo. I costi delle operazioni saranno a carico dell’Unione europea.

È stato, inoltre, accolto il principio proposto dell’ “uno a uno” proposto dal governo turco: per ogni siriano tornato in Turchia, un altro verrà prelevato da un campo profughi e reinsediato in Europa. La Turchia si impegna, d’altro canto, a fermare le partenze dei migranti. E’ previsto, infine, un programma di reinsediamenti solo per 72 mila richiedenti asilo. Il numero potrà essere rivisto, ma è chiaro che non potrà soddisfare le richieste di tutti i richiedenti asilo. A questo programma non parteciperanno l’Ungheria e la Slovacchia.

Come contropartita la Turchia riceverà da Bruxelles un versamento di 3 miliardi di euro e ha ottenuto la promessa di un altro versamento di 3 miliardi.

L’applicazione di questo accordo riduce nei fatti i migranti che cercano rifugio dalle guerre e dalla miseria come semplici numeri e merce di scambio.

Drammatica è, inoltre, la situazione nei campi profughi, in particolare nel campo di Idomeni, da quando il confine con la Macedonia è stato reso inaccessibile. In questo campo sono, infatti, ammassati donne, uomini e bambini che vivono nel fango in condizioni disumane, riparate unicamente da poche tende da campeggio che non possono proteggere dal freddo e dalle condizioni igieniche molto precarie. Per questo ragioni vi è un’urgente richiesta di cibo e pannolini. Anche in questo caso il governo greco è stato solerte alle richieste dell’Ue e ha proposto come alternativa al campo il trasferimento negli hotspot. Viene offerta loro, quindi, un’alternativa ben peggiore rispetto alle condizioni disumane a cui sono sottoposti, dal momento che potrebbero essere rispediti in Turchia nel caso fosse respinta la richiesta d’asilo.

Per queste ragioni non possiamo che rispondere positivamente all’appello internazionalista inviatoci dalle compagne e dai compagni greci di Deport racism che lottano contro l’accordo Ue-Turchia e che sono impegnati in una raccolta di fondi per aiutare materialmente i profughi.

 

Appello urgente

 

I rifugiati in Grecia affrontano una situazione drammatica. Il governo e lo Stato greco li hanno ammassati in campi di concentramento in condizioni davvero miserevoli.

L’applicazione dell’accordo reazionario UE-Grecia-Turchia (che istruisce deportazioni di massa dei rifugiati) è partita in questi giorni.

Finora, la sopravvivenza di migliaia di rifugiati è dipesa da un’ondata di solidarietà davvero commovente da parte delle classi popolari, nonostante le difficoltà senza precedenti che esse stesse si trovano a dover affrontare dopo numerosi anni di crisi e di misure di austerità.

Le organizzazioni antirazziste stanno facendo del proprio meglio, spingendosi oltre i propri limiti, sia in termini di resistenza umana che di risorse materiali.

Il movimento “Deporta il Razzismo” è una delle principali forze della lotta antirazzista e della solidarietà ai rifugiati. “Deporta il Razzismo” sostiene la “Scuola domenicale per Immigrati”, una delle più vecchie organizzazioni antirazziste in Grecia, che sta cercando di coordinare la raccolta dei beni di prima necessità (cibo, medicine, vestiario) e la distribuzione a quei rifugiati che più sono in condizioni di bisogno. La Scuola ha ricevuto un riconoscimento dalla Libera Università di Atene per essere una delle più grandi organizzazioni impegnate nel campo della solidarietà.

Vogliamo mettere in evidenza che sia “Deporta il Razzismo” che la Scuola rifiutano finanziamenti sia da parte del governo che dello Stato, per salvaguardare la propria indipendenza politica.

In questi momenti decisivi, chiediamo solidarietà internazionale e aiuti economici.
Siate certi che anche il più piccolo contributo è di estrema importanza per noi. Siate certi che il vostro aiuto sarà usato nel modo migliore possibile per sostenere i rifugiati. I contributi possono essere inviati presso il conto bancario del movimento “Deporta il Razzismo”:

 

Piraeus Bank
Number of bank account: 5018-031163-603
Name: Kinisi Apelaste to Ratsismo (Κίνηση Απελάστε τον Ρατσισμό)
IBAN: GR25 0172 0180 0050 1803 1163 603