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aaaaaaaaaaaaDumping adesivo morsaNon abbiamo dovuto attendere troppo tempo per avere la dimostrazione concreta che le promesse contenute nel controprogetto di Governo e Parlamento all’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino” non sarebbero state mantenute; e con questo, la conferma che l’unico obiettivo del controprogetto era di sconfiggere un’iniziativa che avrebbe potuto rappresentare un primo passo concreto nella direzione di un controllo del mercato del lavoro, precondizione indispensabile per poter avviare qualsiasi seria lotta, unitamente ad altre misure, al dumping salariale e sociale.

Abbiamo infatti assistito dapprima alla decisione della commissione tripartita che, come ci si poteva aspettare, propone di potenziare l’ispettorato del lavoro con 9 ispettori: siamo ben al di sotto (praticamente la metà) dei 18 previsti dal controprogetto. Naturalmente già si possono immaginare le giustificazioni di questa scelta fortemente limitativa: si tratterebbe solo di un primo passo. In realtà tutta la campagna dei fautori del controprogetto era incentrata sul fatto che esso avrebbe permesso (contrariamente, si diceva, all’iniziativa) un intervento rapido…
Avevamo avuto, pochi giorni prima, l’indicazione proveniente dalle ormai mitiche commissioni paritetiche che, a quanto è dato sapere, hanno optato per un potenziamento di soli 7 posti; anche qui siamo ben al di sotto di quanto ipotizzato (e promesso) dal controprogetto.
Christian Vitta e i maggiori partiti che hanno sostenuto il controprogetto non si scompongono: fanno finta di niente e hanno iscritto nel Preventivo i 2,5 milioni previsti dal controprogetto; cercano in questo modo di salvare la faccia, di nascondere di avere deliberatamente mentito ai ticinesi in vista del voto di settembre: è ormai infatti evidente che, e a malapena, si spenderà la metà dei soldi messi a preventivo…Il che, se la tendenza nei prossimi anni sarà confermata (e noi crediamo che le cose rischiano anche di peggiorare) nei quattro anni non verranno investiti 10 milioni, ma, al massimo, cinque o sei.
Restano silenziosi anche i vari “primanostrani”, che vorrebbero impedire (e sono riusciti a farlo iscrivere nella Costituzione cantonale) che qualcuno venga licenziato per sostituirlo con un altro pagato meno: ma senza un monitoraggio del mercato del lavoro, come proponeva l’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino”, non si saprà mai quando qualcuno viene licenziato, se viene licenziato per effetto dumping, presso quale ditta, etc.. Ma costoro non si interessano di queste quisquiglie; a loro in realtà non interessa difendere alcun salariato, sia esso svizzero o immigrato; da sempre loro guardano agli interessi padronali (e come potrebbe essere diverso, visto che a guidarli è un padrone di razza, ed esportatore, come Blocher?).
Penosi poi i lacrimevoli atteggiamenti di chi avrebbe potuto far vincere l’iniziativa, ma ha preferito dare un colpo di mano al controprogetto. Pensiamo qui al PS che oggi protesta per queste decisioni che “tradirebbero” il contenuto del controprogetto: bisogna essere caduti dal seggiolone da piccoli, come ben ebbe a dire il consigliere di Stato Benito Bernasconi, per non rendersi conto che l’obiettivo del controprogetto era tutt’altro che quello di rafforzare in modo appropriato l’ispezione del lavoro e il controllo sul mercato del lavoro!
I dati relativi al voto del 25 settembre mostrano assai bene che è stato proprio una piccola percentuale di votanti il doppio sì a far la differenza e permettere che il controprogetto sopravanzasse l’iniziativa: ed il PS si era appunto schierato per il doppio sì. Serve a poco oggi piangere sul latte versato, magari servirebbe una seria autocritica politica. I comunicati di protesta lasciano il tempo che trovano e non diminuiscono le pesanti responsabilità.
Insomma, tra chi sta zitto e chi versa lacrime di coccodrillo, il governo è riuscito nel suo intento: promettere un potenziamento dell’ispezione del mercato del lavoro per sconfiggere l’iniziativa, per poi, una volta ottenuto questo obiettivo, rimangiarsi in gran parte le promesse fatte. Nulla di nuovo, ci siamo abituati.

 

*Apparso sul Corriere del Ticino il 28.12.2016