Cifre fantasiose, proposte fumose e nessuna misura concreta per giustificare regali fiscali alle imprese e ai ricchi che creeranno buchi di milioni nelle casse pubbliche a scapito dei salariati con redditi medi e bassi.
Quello che ci hanno presentato nei giorni scorsi i consiglieri di Stato Christian Vitta, Normann Gobbi e Paolo Beltraminelli per farci ingoiare il boccone amaro della Riforma III delle fiscalità delle imprese è solo tanto fumo. Basti pensare che a due soli mesi dalla votazione manca ancora una valutazione dei mancati introiti per le casse cantonali. Si parla in modo vago di 25-35 milioni di entrate in meno per il cantone, e non è stata avanzata nessuna cifra per le perdite a livello comunale che saranno ingenti. E questa è solo la perdita dovuta agli sgravi alle aziende, senza nemmeno tener conto degli sgravi ai ricchi che il governo ha già annunciato. Un tale “pressapochismo” lascia esterrefatti, tanto più che si tratta di milioni che toccherà a noi pagare tramite riduzione delle prestazioni e tagli.
Ma, a pensarci bene, la sorpresa non è poi così grande, pensando che proprio questo tipo di omissioni (o di imprecisioni coltivate ad arte) ha caratterizzato, a livello federale come a livello cantonale, le precedenti riforme della fiscalità. Alla fine dei conti la somma di entrate fiscali che hanno subito Confederazioni, Cantone e Comuni è stata sensibilmente più elevata di quanto non fosse stato preventivato.
Quanto al programma di politica familiare e sociale che dovrebbe servire da “contentino” per convincere la popolazione a votare sì il 12 febbraio, non è stata presentata nessuna misura concreta. Si parla genericamente di “sostegno alla famiglie con bambini piccoli” quando in realtà lo scorso anno molte famiglie sono state private degli assegni di prima infanzia e integrativi e con la manovra di rientro altre ancora saranno escluse. Si accenna a programmi di riqualifica per i disoccupati senza presentare nulla di concreto e sapendo che le ore destinate a programmi di riqualifica negli ultimi anni sono calate di oltre il 30%.
Anche qui, nessuna sorpresa. Già altri cantoni si sono mossi in questa direzione, realizzandola con mesi e mesi di anticipo (il Ticino arriva, e senza concretezza, nel plotone di fondo). Pensiamo, ad esempio, al Canton Vaud che, sotto la spinta del consigliere di Stato PS Maillard, ha realizzato la stessa operazione che si vorrebbe portare a termine in Ticino.
Una strategia, sia detto di passata, che non può che sorprendere, visto che, di fatto, prepara all’accettazione delle riforma III delle imprese; sorprende perché ad essere protagonisti di questi accordi sono spesso gli stessi esponenti del PSS che…lanciano il referendum contro la riforma III delle imprese. Ovvero: come organizzare la sconfitta!
In definitiva quindi, solo vaghe promesse per la popolazione a fronte di un ampio ventaglio di sgravi per le grandi imprese che potranno continuare a beneficiare di tassi di imposizione privilegiati. Sono anni che in Ticino aumenta la disoccupazione, il precariato, i salari calano e il numero di persone in assistenza segna di continuo nuovi record, se il governo fosse realmente intenzionato a combattere questi problemi avrebbe già presentato un pacchetto di interventi concreti, invece delle solite misure cosmetiche.
Non facciamoci abbindolare un’altra volta: la Riforma III è solo l’ennesimo regalo fiscale alle grandi imprese. E ancora una volta a noi toccherà pagare la fattura.
* Opinione apparsa sul Corriere del Ticino del 29.12.2016