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Dal 26 al 31 ottobre le organizzazioni nazionali del personale sanitario organizzeranno una settimana di mobilitazione a sostegno delle rivendicazioni di personale sanitario. L’evoluzione della pandemia non permette ancora di capire i modi con i quali si svolgerà questa azione; ma è certamente la benvenuta e da sostenere. Qui di seguito il volantino che l’MPS distribuirà a sostegno di questa azione. (red)

La pandemia del Covid 19 ha messo in luce le lacune dei sistemi sanitari di tutti i paesi. Queste condizioni sono il risultato delle controriforme neoliberali degli ultimi decenni, che hanno colpito non solo i pazienti, ma soprattutto gli operatori sanitari. Dopo aver preso atto del ruolo decisivo delle lavoratrici e dei lavoratori del settore sanitario nella lotta alla pandemia, tutte le parti hanno fatto grandi promesse che avrebbero migliorato le condizioni di lavoro nel settore delle cure. Poiché, come previsto, queste promesse si sono rivelate parole vuote e gli applausi e i complimenti non aiutano certo ad arrivare a fine mese, è più che mai necessario che lavoratori e lavoratrici del settore si mobilitino in difesa delle loro rivendicazioni. Tra il 15 ottobre e il 21 ottobre il sindacato VPOD organizza una settimana d’azione in tutto il settore. L’MPS sostiene questa mobilitazione.

Neoliberalismo con notevoli effetti collaterali

Le conseguenze della trasformazione neoliberale del sistema sanitario sono drastiche: cronica mancanza di materiale e di personale in molte strutture sanitaria; enorme carico di lavoro nel settore ospedaliero e assistenziale; distribuzione non solidale dei costi e una sempre maggiore disuguaglianza di accesso ai servizi (medicina a due velocità); organi decisionali estremamente antidemocratici, soprattutto nel settore privato; priorità dei criteri di gestione delle strutture ospedaliere orientata al profitto piuttosto che alla salute della popolazione; infine, sviluppo di un’ideologia della responsabilità individuale per la propria salute, tipica dell’ideologica del capitalismo. Tutte queste sono conseguenze dirette della politica di privatizzazione neoliberale e di smantellamento della società.

Sette rivendicazioni per un sistema sanitario solidale

Alla luce di queste carenze sistemiche di lunga data del sistema sanitario e del fatto che le conseguenze della pandemia si ripercuotono sui dipendenti e sui pazienti, è urgentemente necessaria una svolta nell’organizzazione del sistema sanitario:

  1. creazione di un sistema sanitario egualitario, controllato da dipendenti e utenti, dotato di adeguate risorse materiali e umane, in grado di affrontare le pandemie.
  2. massiccio aumento del personale impiegato nel sistema sanitario con una significativa riduzione dell’orario di lavoro e un miglioramento delle condizioni di lavoro e dei salari.
  3. cassa malati unica e con le stesse prestazioni di base garantite a tutti, finanziata dalle imposte sul reddito, sugli immobili e sulle società: abolizione dell’attuale sistema dei premi uguali per tutti. Un’assicurazione che garantisca a tutti (compresi rifugiati, senzatetto e i sans-papiers) un’assistenza sanitaria.
  4. eliminazione di tutte quelle misure e quei sistemi di gestione sanitaria tesi ad orientare il sistema sanitario verso il mercato e la competitività (a cominciare dai pagamenti forfettari per caso); lo stesso per tutti i processi in atto e passati di privatizzazione. La priorità assoluta è la salute della popolazione, perché la salute non deve essere una merce.
  5. estensione del controllo pubblico all’industria farmaceutica e diagnostica. Eliminazione della protezione brevettuale su sostanze farmacologicamente attive e processi di produzione.
  6. aumento dell’imposizione fiscale per le multinazionali (Roche, Novartis, Nestlé, ecc.). Questi fondi dovrebbero essere utilizzati per costruire sistemi sanitari e sociali sia nei paesi del Nord che nel Sud del mondo.
  7. sostituzione delle strutture statali responsabili della politica sanitaria neoliberale, tra cui l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), con altre strutture pubbliche e democratiche. u