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Pubblichiamo il testo dell’interpellanza che il gruppo MPS in Gran Consiglio ha inoltrato al governo, riprendendo i risultati del sondaggio che l’MPS ha promosso qualche settimana orsono. (Red)

Durante la scorsa sessione del parlamento abbiamo discusso di una interpellanza su un caso di molestie, a nostro parere assai grave, avvenuto nel Dipartimento della Sanità e Socialità (DSS), in particolare presso l’Istituto delle assicurazioni sociali (IAS). Nel rispondere alla nostra interpellanza il governo ha sostanzialmente negato quanto successo, dimostrando lo stesso atteggiamento che caratterizza in generale l’agire delle autorità (e delle direzioni aziendali nel privato) di fronte a chi denuncia molestie di diverso genere. Anche per questo abbiamo deciso di promuovere un sondaggio tra i dipendenti dell’amministrazione cantonale (docenti compresi) per cercare di capire meglio il clima di lavoro in questo ambito e la percezione che i dipendenti/e hanno della loro situazione lavorativa. Al questionario hanno risposto oltre 400 persone in pochi giorni. Un numero significativo, in particolare considerando che l’Amministrazione cantonale, dimostrando il solito atteggiamento di chiusura, ha bloccato quasi subito la ricezione del questionario in diverse sezioni dei vari Dipartimenti (in particolare, ad esempio, presso lo IAS nel quale sembrano annidarsi diversi casi come quello denunciato nella nostra interpellanza e riportato ampiamente dal settimanale Il Caffè).

 I risultati riguardano in gran parte due specifici Dipartimenti e devono quindi essere letti con cautela. Ciò nonostante, il loro importante numero e la ricchezza anche dei commenti espressi ci permettono di avere una fotografia significativa della realtà, che meriterebbe di essere approfondita e tenuta in considerazione. Quella che emerge è, non vi sono dubbi, solo la punta dell’iceberg di un fenomeno importante e grave che, già in passato, abbiamo cercato di tematizzare (ad esempio chiedendo – a seguito di una vicenda di molestie sessuali emersa all’Ospedale Civico – di effettuare un sondaggio in ambito ospedaliero); oppure, come in occasione dell’ultima riunione del Gran Consiglio, chiedendo una discussione generale sulla questione delle molestie (accolta, ma alla quale diversi gruppi politici si sono di fatto sottratti).

In particolare possiamo osservare che il 30% dei dipendenti sostiene che nel proprio luogo di lavoro si sono verificati atti di molestia (verbale o fisica), nel 61% dei casi sono i superiori a compiere questi atti, nel 25% sono i colleghi e nel restante 14% si tratta di comportamenti portati avanti da superiori e colleghi insieme. Gli aggressori sono in netta maggioranza uomini (79% dei casi). Minacce, ricatti e intimidazioni sono tra le problematiche maggiormente riscontrate seguite poi da gesti volgari e frasi equivoche.

In questa situazione ben il 27% delle persone che ha risposto dice di essere stata vittima direttamente di atti molesti durante l’esecuzione del proprio lavoro. In prevalenza si tratta di molestie psicologiche o verbali.

Dai commenti degli intervistati emerge soprattutto un clima fatto di sopraffazione e svalorizzazione del lavoro svolto e della persona. Situazioni nelle quali il confronto e la discussione sembrano essere mal tollerate e nelle quali i collaboratori/e sono costretti ad adeguarsi alle decisioni del superiore senza discutere. Numerosi sembrano poi essere gli episodi a sfondo sessuale e sessista, che generano malessere spesso sottaciuto per non essere considerate “guastafesta” o “bacchettona”.

Dal questionario sembra poi che i dispositivi di protezione e di sostegno alle vittime non siano molto efficaci; la maggioranza delle vittime (61%) dice di non aver denunciato l’accaduto soprattutto per paura delle ritorsioni in ambito lavorativo e per mancanza di fiducia nei confronti dei superiori o delle persone che dovrebbero farsi carico della denuncia. Chi parla, lo fa prevalentemente con i superiori (76%) o con gli uffici interni competenti (39%). Dai commenti degli intervistati queste denunce non hanno però sortito nessun effetto e le persone vengono invitate a non proseguire nelle lamentele o addirittura rese responsabili di quanto successo.

Da questo contesto emerge, infine, che i dipendenti e le dipendenti dell’amministrazione non si sentono sufficientemente tutelati/e. La maggioranza, infatti, sostiene che le misure per combattere le molestie non siano (o siano solo in parte adeguate) e lamenta di non sentirsi sufficientemente tutelato sul posto di lavoro.

Di fronte a questa situazione chiediamo al Consiglio di stato:

1. Non ritiene che questi risultati, seppur parziali, facciano comunque stato di una situazione molto grave che mette a rischio la salute dei dipendenti e delle dipendenti e danneggia pesantemente il clima di lavoro?

2. Come valuta il fatto che la maggioranza dei dipendenti e delle dipendenti non si senta sufficientemente tutelata sul posto di lavoro rispetto a possibili atti e comportamenti molesti?

2. Non ritiene opportuno affidare ad un istituto indipendente il mandato di realizzare uno studio più approfondito della situazione all’interno dell’amministrazione cantonale in modo da poter poi mettere in atto misure di protezione efficaci?

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