Terreni Officina. La narrazione tossica di Mario Branda

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In una recente intervista relativa al futuro dei terreni del sedime sul quale sorge l’Officina di Bellinzona, Mario Branda ha offerto una narrazione assai contestabile della vicenda dei rapporti tra FFS Città e Cantone che meriterebbe una lunga e articolata replica.

Pensiamo, in particolare e per fare un solo esempio, alla colpevole ingenuità con la quale il sindaco, facendo finta di non capire dove stia il problema, afferma candidamente che, a suo parere, “le FFS non hanno di per sé rinunciato a costruire appartamenti, uffici, commerci e alberghi sulla superficie di loro competenza”. A nessuno sfuggirà quel bellissimo “di per sé” che è tutt’altro che una conferma, visto che esso significa, nella migliore delle ipotesi, “in principio”, “in linea di massima”, etc. etc.: tutto meno che una conferma. Un “di per sé” che fa a pugni con la disponibilità delle FFS di cedere una parte del terreno a città e Cantone, magari per non trovarselo declassato (facevano notare giustamente, in una recente interpellanza le deputate di Più Donne, che la riserva edificabile rapportata allo sviluppo demografico dei prossimi 15 anni per la città di Bellinzona rischia di essere sovradimensionata, con la conseguente necessità di togliere ai privati zone edificabili); un’ipotesti, per quel che riguarda Bellinzona, tutt’altro che teorica, con la quale anche il Municipio di Bellinzona (che appare irresponsabilmente spavaldo sulla questione) dovrà prima o poi misurarsi. In altre parole: togliamo le castagne dal fuoco alle FFS che non vorrebbero trovarsi ad avere sul gobbo terreni non più edificabili?

Vi sarebbero, come detto, molte altre questioni che meriterebbero una replica. Ci limitiamo qui ad una sola, seppur fondamentale, che mostra come le bugie (o le mezze verità) alla fine si rivelino sempre tali.

Afferma Branda che “I crediti e, quindi, i soldi stanziati, servono da una parte per entrare in possesso della metà dei terreni lasciati liberi dalle attuali costruzioni dell’Officina e, dall’altra, per finanziare il nuovo sito produttivo di Castione”. Ora, ci può arrivare anche chi ha la memoria corta, durante tutto il dibattito sul credito dei 20 milioni (così come su quello relativo ai 100 milioni versati dal Cantone) governo e municipio (e con loro tutti i partiti) hanno a più riprese affermato che il credito stanziato non era, assolutamente, da considerare come il prezzo per l’acquisto dei terreni librati dallo smantellamento delle Officine. Hanno difeso questa narrazione, riferendosi ai messaggi relativi ai due crediti.

Quello municipale, relativo al credito di 20 milioni, in effetti sosteneva che “Il Cantone Ticino e la Città di Bellinzona si sono dichiarati disposti ad assumere un importo pari a 120 milioni di fr. (più imposte e tasse eventualmente dovute) per favorire l’investimento e attribuire a nuove destinazioni l’area attuale, rendendo per le FFS l’opzione della costruzione dello stabilimento fattibile dal profilo economico”. La cessione dei terreni viene qualificata come una “controprestazione”. (sottolineatura nostra)

Ora il sindaco cerca di rigirare la frittata affermando che, con grande spirito di lungimiranza, la città e il Cantone avrebbero, con quella operazione, acquistato i terreni per svilupparvi gli ormai mitici “investimenti strategici” i cui risultati si vedranno, forse, “nel 2030-2040”; affermazione gratis per un sindaco ormai orientato verso la pensione, come sindaco e come cittadino (bel coraggio a sfidare gli altri su un futuro in cui nessuno nemmeno si ricorderà di chiedere conto di affermazioni fatte vent’anni prima…).

È evidente l’obiettivo di questa narrazione tossica: se l’operazione Officine era dettata, come sembra suggerire Branda rinnegando di fatto tutte le affermazioni fatte in passato, dall’opzione strategica di acquistare terreni decisivi per il futuro di Bellinzona, ecco allora diventare logica l’opzione di acquistare altri terreni contigui a quelli già acquisiti; e rende giustificato il prezzo che la città pagherà alle FFS.

Intanto, aspettando il 2030 o il 2040, i posti di lavoro alle Officine (grazie a 120 milioni investiti) scendono a vista d’occhio e (ammesso e non concesso che il nuovo stabilimento a Castione si farà entro il 2026) alla fine mancheranno quasi la metà dei posti presenti nel 2018 nell’ambito della manutenzione a Bellinzona.

A completare questa brillante operazione, noi verseremo nuovi milioni alle FFS. Complimenti!

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