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Il prossimo 24 novembre saremo chiamati a votare su EFAS, acronimo di una riforma della LAMal che vuole modificare il sistema di finanziamento pubblico delle cure.
Una riforma che, tuttavia, non risponde a due questioni di fondo con cui oggi siamo tutti e tutte confrontati: l’aumento sistematico e significativo dei premi di cassa malati e il peggioramento della qualità delle cure a seguito di una politica di razionamento delle prestazioni.
EFAS non comporterà una diminuzione dei premi di cassa malati. Questi continueranno a crescere: ce lo dice la consigliera federale Baume-Schneider, ce lo dicono i responsabili delle casse malati, ce lo ha confermato, ancora di recente, il Consiglio di Stato del Cantone Ticino.
I premi non diminuiranno poiché la causa del loro aumento non è la presunta “esplosione” dei costi della salute; infatti, negli ultimi tre anni il conto sanitario nazionale è aumentato mediamente del 2- 2,5% all’anno: nessun rapporto con gli aumenti dei premi di cassa malati del 20% a livello nazionale e quasi del 30% a livello cantonale.
EFAS non permetterà nemmeno di risparmiare sui costi. Questo perché la sua ricerca di risparmi è orientata verso le prestazioni offerte e non su altre possibili importanti fonti (a cominciare dai prezzi dei medicamenti). I dati ufficiati ricordano che il potenziale di risparmio di EFAS sarebbe, ipotesi ottimistica, di circa 400-500 milioni di franchi, a fronte a una spesa sanitaria finanziata dall’assicurazione malattia che, nel 2022, ammontava a circa 35 miliardi di franchi: un risparmio complessivo pari all’1,3% che potrebbe ridursi allo …0% (variante pessimistica). Qualcuno crede seriamente che questo “risparmio” possa avere una qualsiasi influenza sui premi di cassa malati?
EFAS non permetterà nemmeno di risparmiare sui costi grazie al prospettare trasferimento maggiore di prestazioni di cura dal settore stazionario a quello ambulatoriale. Il Ticino ne è la dimostrazione concreta. Infatti, nel nostro Cantone le cure ambulatoriali si sono sviluppate in maniera superiore al resto della Svizzera; eppure, i premi di cassa malati non hanno smesso di crescere, e ben al di sopra della media svizzera. È per questo, tra le altre cose, che il Consiglio di Stato ha espresso una posizione tendenzialmente negativa su EFAS, paventando aumenti dei costi per il Cantone di almeno 57 milioni (sicuramente di più).
Nessuna diminuzione dei premi (anzi un aumento), nessuna diminuzione dei costi, sicuro aumento degli oneri finanziari per il Cantone: ci si può chiedere a cosa serva EFAS e perché le casse malati la stanno difendendo questa riforma a colpi di milioni per la propaganda.
È semplice: con EFAS le casse malati diventeranno di fatto il padrone del sistema sanitario.
Prima di tutto perché potranno contare su una massa enorme di finanziamento pubblico (12-13 miliardi) da attribuire al sistema di cure secondo le loro esigenze. L’auspicato rafforzamento delle cure ambulatoriali avverrà non sulla base di indicazioni mediche o sociali, ma  sulle esigenze finanziarie delle casse malati. Ad aiutare le casse malati in questa strategia sarà lo sviluppo delle cosiddette reti di cure integrate, cioè dei raggruppamenti di strutture di cura (ospedali, studi medici, centri medici, cure a domicilio, etc.) in reti che coordineranno le cure fornite al paziente che dovrà, tuttavia, rinunciare alla propria libertà terapeutica. In cambio, potrà avere accesso a modelli assicurativi che offrono sconti sul premi di cassa malati.
Che queste siano le dinamiche future e la posta in palio con EFAS, lo ha confermato, con grande tempismo, l’annuncio della creazione da parte di uno dei maggiori attori privati in ambito sanitario (SMN) della  creazione di una rete di cure integrate in Ticino in collaborazione con la cassa malati Visana.
In poche parole, EFAS apre la strada a un sistema sanitario nel quale saranno le casse malati (attraverso le reti di cure integrate) a decidere dove, come, quando e quanto ogni paziente si dovrà curare. E queste decisioni saranno dettate fondamentalmente da criteri finanziari e di redditività delle strutture sanitarie coinvolte e degli assicuratori malattia.
Una prospettiva a dir poco inquietante che deve spingerci a votare NO a EFAS.

*una versione più breve di questo articolo è apparsa sul quotidiano La Regione il 28 ottobre 2024.