L’attivista hongkonghese Leung Kwok-hung è stato condannato nei giorni scorsi a 6 anni e 9 mesi di carcere per cospirazione e sovvertimento del potere statale. Leung è uno dei 47 esponenti del movimento democratico finiti alla sbarra per aver organizzato nel 2019 le primarie dell’opposizione, in preparazione delle elezioni locali che l’opposizione avrebbe poi stravinto conquistando circa il 90% dei seggi. Si tratta dell’ennesimo atto della repressione del dissenso nell’ex colonia britannica.
Qui sotto potete leggere, nell’ordine: 1) Un profilo di Leung, da Hong Kong Free Press; 2) Una commovente lettera di Leung alla compagna dopo la condanna, dalla pagina Facebook della Lega Social-Democratica di Hong Kong; 3) Un comunicato della Lega Social-Democratica di Hong Kong, dalla medesima pagina.
1) Chi è Leung Kwok-hung
Attivista di lungo corso, Leung Kwok-hung – meglio conosciuto come “Long Hair”, cioè “Capelli Lunghi” – è un ex parlamentare e fondatore del partito pro-democrazia e di sinistra Lega dei Social Democratici. Ha servito nel Consiglio Legislativo, il “parlamento” di Hong Kong, per 13 anni, distinguendosi per il suo approccio confrontativo e combattivo nell’interrogare i funzionari governativi. E’ stato eletto per un quarto mandato nel Consiglio Legislativo nel 2016, per essere poi però squalificato dopo che le autorità hanno dichiarato che aveva prestato impropriamente il giuramento di fedeltà.
Il sessantottenne si è anche battuto per i diritti dei lavoratori e ha dato voce a gruppi emarginati come le famiglie a basso reddito e i lavoratori domestici. Nel corso della sua attività, Leung è stato arrestato oltre una ventina di volte per attività legate a proteste. Tra queste, diversi oltraggi al Consiglio Legislativo, come l’aver sottratto un documento a un alto funzionario e aver gridato slogan durante un incontro con funzionari governativi. È stato anche accusato di reati tra cui raduno illegale e turbamento dell’ordine pubblico durante le manifestazioni.
Nel corso degli anni, Leung si è distinto per le sue battaglie legali contro il governo, in particolare quella riguardante le politiche discriminatorie nelle carceri. Il caso più emblematico risale al 2014, quando si è opposto al regolamento del Dipartimento dei Servizi Correzionali che imponeva il taglio dei capelli esclusivamente ai detenuti di sesso maschile. La questione è emersa quando, durante un periodo di detenzione seguito a una protesta, gli è stata tagliata la sua caratteristica lunga chioma. La sua tenacia è stata premiata: dopo una serie di appelli da parte del governo, la Corte Suprema cittadina gli ha dato ragione, stabilendo che imporre il taglio dei capelli solo ai detenuti maschi costituiva una forma di discriminazione basata sul genere.
2) La lettera alla compagna
In una lettera condivisa sulla pagina Facebook della Lega dei Social Democratici, Leung ha scritto alla sua compagna, dopo la condanna:
“In questi tre anni [di carcere preventivo – N.d.T.] la tua presenza è stata un dono prezioso: le tue visite, le tue premure, il tuo costante impegno per aiutarmi. Il mio cuore anela al giorno in cui potremo amarci in libertà, esplorare insieme quei luoghi che popolano i nostri sogni. Ogni volta che ti dico “ti amo” attraverso queste sbarre, sento quanto le parole sarebbero più dolci pronunciate sotto un cielo aperto.
Voglio che tu sappia che la mia prigionia è il frutto di una persecuzione politica, non di una colpa. Mi addolora profondamente che questa situazione ci impedisca di vivere il nostro amore nella pienezza di un tempo. Eppure, non posso e non voglio rinnegare le parole e le azioni che mi hanno condotto qui. Dal mio primo coinvolgimento nel movimento politico e nelle lotte sociali negli anni ’70, ho agito mosso da un ideale puro: trasformare le ingiustizie della società, perseguire la democrazia, costruire un socialismo autentico. In questo non c’è nulla di cui vergognarsi.
Ti scrivo con l’urgenza nel cuore, consapevole che queste righe non possono contenere tutta la profondità dei miei sentimenti. Ti prego di prenderti cura di te. E ai compagni che hanno condiviso questa lotta, auguro di mantenersi al sicuro e di portare avanti la nostra battaglia comune.”
3) Il comunicato della Lega Social-Democratica
In risposta alla sentenza, la Lega Social-Democratica ha emesso un duro comunicato, definendo il caso “un’ingiustizia giudiziaria”. Nel documento si legge:
“Dopo 3 anni e 8 mesi, oggi sono state infine pronunciate le sentenze nel caso delle primarie organizzate da 47 oppositori. L’ex presidente della Lega Social-Democratica Leung Kwok-hung (Capelli Lunghi) e l’ex vicepresidente Jimmy Sham sono stati condannati rispettivamente a 6 anni e 9 mesi e 4 anni e 3 mesi, mentre gli altri 43 imputati hanno ricevuto condanne che vanno da 4 a 10 anni.
Questo caso costituisce un’ingiustizia giudiziaria. I 47 non avrebbero dovuto subire il tormento delle accuse, della condanna e della sentenza. Non avrebbero dovuto scontare nemmeno un giorno di prigione, figuriamoci anni di lunga carcerazione!
I 47 sono stati accusati ai sensi dell’articolo 22 della Legge sulla Sicurezza Nazionale per ‘cospirazione mirata a sovvertire il potere statale’. Quando si vuole condannare qualcuno, si trovano sempre le parole per farlo! Persino il tribunale ha dovuto ammettere che il caso mancava di due dei tre elementi costitutivi del reato – ‘uso della forza o minaccia di uso della forza’ – e ha potuto basarsi solo sul terzo elemento dei ‘mezzi illegali’, sostenendo che il piano di 35 deputati di votare congiuntamente contro la Legge Finanziaria avrebbe necessariamente portato a ‘gravi interferenze, ostacoli e distruzioni delle funzioni legittime degli organi di governo della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong’.
La Lega Social-Democratica ribadisce che la facoltà dei legislatori di votare contro la Legge Finanziaria è un diritto costituzionale già stabilito nella Legge Fondamentale di Hong Kong. Come può l’esercizio legittimo di un diritto costituzionale diventare un crimine di sovversione?”
Il comunicato si chiude affermando che la lotta per la democrazia non è un crimine e che i 600.000 cittadini che hanno votato alle primarie e gli 1,64 milioni che hanno votato alle elezioni distrettuali hanno chiaramente espresso la loro voce. “La lotta per la democrazia non è un crimine, la lotta per il suffragio universale non è un crimine. Il popolo di Hong Kong mantiene vivo il suo ideale originario e, con pazienza incrollabile e tenace perseveranza, proseguirà la sua lotta per la democrazia e la libertà!”
*apparso su https://crisiglobale.wordpress.com/ il 29 novembre 2024.