Avrebbero dovuto rimanere chiuse le scuole ticinesi questo venerdì 20 dicembre (il successivo martedì 7 gennaio): così ha deciso il Consiglio di Stato per “compensare” il mancato adeguamento dei salari al rincaro dello scorso anno dei dipendenti pubblici (in questo caso i docenti). Come si ricorderà ai docenti e ai funzionari erano stata concessa un’indennità di 400 franchi e due giorni di “vacanza” in più attraverso la chiusura di scuole ed uffici.
Ma i docenti hanno detto, fin da subito, di no. Volevano e vogliono che i loro salari siano adeguati al rincaro, nessuno ha chiesto giorno di vacanza supplementari e nessuno vuole “polpette avvelenate” come queste due giorni di chiusura che serviranno solo a perpetuare la solita polemica dei docenti “sempre in vacanza”.
Oltre a questo, hanno fatto notare i docenti, con la chiusura di due giorni si infligge una penalizzazione al servizio pubblico e agli studenti e alle famiglie che di questo servizio pubblico godono.
In una lettera aperta lanciata in vista di questa giornata di protesta si afferma che ” Uno Stato democratico ben sa quanto l’istruzione scolastica possa rappresentare per la crescita dei giovani cittadini e del paese, mentre con questa decisione paradossale colpisce il diritto allo studio degli allievi e manda un messaggio forviante anche sull’importanza dei maestri, dei professori e degli insegnanti tutti”.

Questa giornata avrà attività e momenti diversi in vari ordini di scuola: alcune rimarranno chiuse e vedranno la presenza di allievi e insegnanti, in alcune vi saranno solo gli insegnanti: ma sono molte le scuole, di vario ordine, che hanno aderito alla giornata.
Il tutto terminerà venerdì con un presidio che si terrà in piazza governo alle 15.15 e sarà l’occasione per la consegna della lettera aperta summenzionata.
La giornata, lanciata dal Movimento della Scuola ha ricevuto il sostegno di ErreDiPi.
Un invito a tutti e tutte a partecipare attivamente, nelle scuole e in piazza, a questa giornata di protesta.