Tempo di lettura: 2 minuti

La decisione del Tribunale amministrativo cantonale, che ha annullato la nomina dei due nuovi capi della Sezione dell’Insegnamento Medio Superiore (SIMS) avvenuta lo scorso mese di giugno, rimarrà a lungo nella memoria. Non capita spesso che un tribunale bocci la nomina di funzionari dirigenti da parte del governo. La gravità della sentenza è amplificata dal fatto che essa evidenzia come il governo non abbia rispettato alcune delle condizioni stabilite dal bando di concorso: in altre parole, si tratta di una decisione politica che ha cercato di aggirare il diritto.

Questo nuovo scivolone del governo, e in particolare del DECS di Marina Carobbio, è inutile negarlo, arriva dopo una serie di altri fallimenti, sia sul piano della politica scolastica che su quello amministrativo. Basta ricordare, ad esempio, il caso Caruso, che, nonostante una sconfitta giudiziaria, continua ad essere sostenuto con determinazione dal DECS.

Tutto ciò danneggia l’immagine della consigliera di Stato e del suo partito. Non è chiaro, se non per ragioni legate alle dinamiche interne del partito, perché non prenda le distanze da pratiche, persone e orientamenti che hanno segnato la controversa gestione Bertoli del DECS. Avevamo già sollevato, all’inizio del suo mandato, dei dubbi sulla figura del capo della divisione scuola, Manuele Berger, chiedendoci quanto danno potessero arrecare a Marina Carobbio, e alla sua volontà di riforme nella scuola, figure come la sua.

È noto a tutti che è proprio il capo della Divisione scuola ad aver orchestrato il pasticcio della nomina della SIMS, ora messo in evidenza dalla decisione del Tribunale. Non si tratta di personalizzare le questioni, ma è innegabile che, spesso, sono alcune persone a rappresentare un ostacolo al cambiamento, in virtù del potere che detengono e degli orientamenti che difendono.

Potremmo aggiungere, a conferma che non si tratta di una questione che coinvolge una sola persona e una sola funzione, che le stesse riflessioni vanno fatte anche per Giorgio Franchini, il potente capo della Sezione amministrativa del DECS, che è mal visto dal 99% dei dipendenti del dipartimento. È lui l’anima nera di molte decisioni amministrative quanto meno discutibili, a cominciare dalla vicenda Caruso.

Fin dall’inizio era apparso chiaro che la nomina dei due nuovi capi della SIMS non fosse affatto limpida, soprattutto dopo aver appreso, da un lato, i meccanismi e le strutture che avevano guidato la scelta e, dall’altro, conoscendo altre candidature, assai più qualificate, che avrebbero meritato il posto. Avevamo sollevato queste riserve in un’ interrogazione/interpellanza depositata il 16 luglio 2024, alla quale, dopo 7 mesi, non è ancora stata data risposta. Successivamente, sono emersi altri elementi sui due prescelti, alimentando nuovi dubbi.

Cosa fare, dunque? Non possiamo che riprendere la conclusione del nostro articolo di circa due anni fa. Scrivevamo: “Naturalmente, non basterà spostare uno o più funzionari dirigenti; ma sicuramente questo potrebbe rappresentare un passaggio importante per esprimere quella discontinuità con il passato senza la quale ci sembra assai poco probabile che la nuova responsabile del DECS possa ricostruire il rapporto di fiducia con i docenti, un rapporto che si è perduto negli ultimi dieci anni. Un rapporto senza il quale… qualsiasi riforma progressista della scuola sarà impossibile”.

Inutile aggiungere che eventi come quello di oggi non fanno altro che rendere ancora più difficile il recupero di quel rapporto. È ora di agire!