Francia. Costruire una sinistra di rottura

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Le elezioni legislative e il loro inaspettato risultato hanno creato una nuova situazione politica e accelerato la crisi del macronismo, mettendo la sinistra di fronte alle proprie responsabilità. In questo articolo collettivo, Cédric Durand, Razmig Keucheyan e Stefano Palombarini avanzano una serie di proposte per costruire una sinistra che rompa con il passato, sottolineando in particolare il ruolo centrale che La France insoumise (LFI) può e deve svolgere. (nella foto il gruppo parlamentare della France Insoumise, con Mélenchon e altri dirigenti non parlamentari)

La situazione politica sta cambiando rapidamente. Quattro elementi la caratterizzano:

  1. Il Rassemblement national è in agguato. Il suo fallimento – relativo, visto che ha raddoppiato il numero dei suoi deputati – alle elezioni legislative è il risultato di due fattori particolari.
    In primo luogo, non ci sono state elezioni presidenziali abbinate alle elezioni generali, quindi lo slancio delle elezioni presidenziali non è stato trasmesso alle elezioni parlamentari, favorendo così i partiti più radicati sul territorio.
    In secondo luogo, c’è stato un efficace “sbarramento repubblicano”, costruito principalmente dalla sinistra.
    Questi fattori hanno mantenuto per il momento l’ascesa del RN entro certi limiti, ma non è detto che continueranno a dimostrarsi altrettanto efficaci in futuro. Soprattutto, la fascistizzazione è in aumento nella società, con un incremento quotidiano di atti e commenti razzisti. E interi settori della borghesia si stanno ripiegando su se stessi, come nel caso del settore dei gollisti guidato da Ciotti o della reazione positiva delle principali aziende francesi di fronte alla prospettiva di un governo RN la sera del primo turno.
  2. Il macronismo sta crollando con la stessa rapidità con cui è apparso. Il “blocco borghese” è sempre stato un’illusione, ma ora è stato dimostrato che non ha una maggioranza né nel paese né nelle istituzioni. Tanto meglio, perché una ripolarizzazione destra-sinistra dovrebbe chiarire il campo politico per le future elezioni.
  3. Dato per morto nel 2017, il Partito socialista è tornato. In termini di numero di parlamentari, ora è praticamente alla pari con LFI. Controlla cinque regioni, un gran numero di città ed è la seconda forza politica al Senato. L’ipotesi fondativa del Nuovo Partito Anticapitalista (NPA) nel 2009 e poi di LFI, secondo cui la crisi della socialdemocrazia avrebbe automaticamente lasciato campo libero alle forze radicali di sinistra, è stata chiaramente smentita. Il nostro approccio strategico deve essere ripensato da cima a fondo. La sinistra radicale non è sola a sinistra e dobbiamo integrare questo fatto una volta per tutte nel nostro sistema di elaborazione.
  4. Nonostante un aumento significativo del numero di voti alle elezioni europee del 2024 rispetto a quelle del 2019, il rapporto di forza di La France Insoumise all’interno della sinistra si è deteriorato rispetto alle ultime elezioni presidenziali. Questo si può notare, tra gli altri indicatori, nella sua difficoltà a imporre le proprie scelte alle altre componenti del Nuovo Fronte Popolare, in particolare nella trattativa per nominare il primo ministro e la presidenza dell’Assemblea Nazionale.
    Che differenza rispetto alle elezioni legislative del 2022! Il deplorevole spettacolo delle epurazioni effettuate nel momento peggiore non ha aiutato. Ha dato l’impressione che la LFI attaccasse coloro che le sono più vicini politicamente, invece di utilizzare i suoi sforzi per combattere i fascisti e rafforzare, nello spazio della sinistra, le posizioni di coloro che vogliono una rottura netta con la traiettoria neoliberale.

Così, si possono ora individuare quattro blocchi in campo elettorale: il Rassemblement national; una destra precedentemente nota come “repubblicana”, all’incrocio tra un macronismo in crisi terminale e LR (Les Rèpublicains), di cui Édouard Philippe è l’incarnazione; una presunta sinistra neoliberale, di cui la campagna europea di Raphaël Glucksmann è il paradigma; e la sinistra di rottura. I margini di questi quattro blocchi si stanno spostando. Ad essi si aggiungono gli astenuti, il principale partito delle classi lavoratrici.

LFI è il cuore del blocco della Sinistra di rottura. Ma questo blocco è l’unico, ideologicamente parlando, a porsi al di fuori del paradigma neoliberista che, pur mostrando i segni di una crisi probabilmente irreversibile, rimane il paradigma che struttura la visione del mondo della maggior parte delle persone. Non dobbiamo quindi nasconderci che il blocco di sinistra è ancora in una posizione di debolezza per quanto riguarda l’egemonia. È quindi essenziale ampliare il suo raggio d’azione, e da questo punto di vista LFI ha una responsabilità fondamentale.

Ciò richiede un lavoro politico, rivolto in particolare a coloro che si astengono dal voto, ai giovani e alle classi lavoratrici, che LFI ha svolto egregiamente negli ultimi anni. Ma per crescere e sperare di governare, dobbiamo anche riunire le forze politiche e sociali consolidate, ciascuna con la propria influenza nei vari settori sociali e nell’arena politica: i sindacati, le associazioni e altre componenti della sinistra, cioè il PCF, almeno una parte degli ecologisti, alcuni socialisti, l’NPA e gli esponenti “dissidenti” della LFI. 

Tutte queste forze potrebbero prendere l’iniziativa di formare a settembre le Assemblee del Nuovo Fronte Popolare, un’alleanza che deve essere saldamente ancorata alla prospettiva di rottura con il neoliberismo; e LFI potrebbe, con altri, essere il perno della costruzione di una vera base popolare per quello che, per il momento, non è altro che un accordo tra apparati. Uno degli ostacoli su questa strada è la natura di LFI che, pur funzionando come una formidabile ed efficacissima macchina elettorale, è praticamente destrutturata a livello popolare. Ma la sua rivendicata strutta “gazeuse” non resisterà al fascismo che sta arrivando: se vogliamo combatterlo efficacemente, e più in generale creare le condizioni per una trasformazione all’interno dell’apparato statale e della società nel suo complesso, non possiamo fare a meno di costruire un’organizzazione degna di questo nome.

Le assemblee del Nuovo Fronte Popolare potrebbero mettere in moto una dinamica di questo tipo. Ciò non impedisce alle organizzazioni esistenti di continuare a esistere e a interagire. Ma creerà una base popolare che costringerà gli apparati a tenere conto degli interessi del Nuovo Fronte Popolare nel suo complesso. Per avere un’influenza efficace e duratura sul futuro della sinistra, in queste assemblee del NFP e oltre, LFI dovrà quindi trasformarsi.

L’idea, molto presente nel gruppo dirigente di LFI, che il movimento si costruisca per “chiarimenti” successivi, in cui individui e collettivi che non seguono la linea decisa da Jean-Luc Mélenchon e dal suo entourage vengono progressivamente esclusi, si è dimostrata efficace quando si è trattato di costruire una prospettiva per una sinistra di rottura, salvandola dal naufragio social-liberale di Hollande. Ma questo è in totale contraddizione con le esigenze della fase politica che stiamo attraversando.

Oggi LFI deve assumere il ruolo di organizzatore e di perno di un blocco sociale che, per crescere, deve accettare una certa diversità al suo interno. Il criterio della stretta fedeltà alla linea decisa da un numero ristretto di persone favorisce solo la rinascita dei suoi concorrenti, in primo luogo il Partito Socialista e gli ecologisti.

Dobbiamo costruire un’egemonia a sinistra e in tutto il paese. L’egemonia è il contrario dell’esclusione: implica l’aggregazione di forze politiche e sociali diverse, esercitando su di esse quella che Gramsci chiamava capacità di direzione e imponendo loro i nostri temi. Solo una sinistra che rompa con il passato può salvare il paese dalle molteplici crisi che sta attraversando.

Per farlo, abbiamo bisogno di una LFI che sia sicura della forza delle sue idee e della sua capacità organizzativa. Sul fronte ideologico, la sua capacità di cambiare le cose è cristallizzata nei programmi comuni del 2022 e del 2024, che segnano una rottura inequivocabile con il neoliberismo. Sul fronte organizzativo, invece, il movimento sta vacillando, come dimostra la sua incapacità di mettere in moto una dinamica di espansione cumulativa.

Il suo radicamento in diversi ambienti è incarnato da figure che funzionano come simboli, ma non da strutture concrete. Per crescere, cioè per riunire diversi settori sociali e metterli in movimento all’interno dell’organizzazione, LFI deve stabilire un pluralismo interno basato su regole concordate collettivamente.

Il modo in cui LFI opera si basa su un piccolo apparato, composto da non più di una dozzina di persone con eccezionali capacità lavorative, che organizzano l’impegno di migliaia di attivisti dediti alla causa. Questo tipo di organizzazione non è adatto all’ambizione di costruire un’egemonia reale e duratura a sinistra e nella società. Dobbiamo allargare e delegare, e per farlo dobbiamo costruire forme di legittimazione che vadano oltre il contatto diretto con Jean-Luc Mélenchon e il suo entourage immediato.

In termini pratici, ciò significa che LFI deve formalizzare immediatamente i principi del suo funzionamento, con regole efficaci per il controllo democratico della leadership e delle risorse del movimento. Questa formalizzazione è la conditio sine qua non perché la dinamica politica interna non si riduca a un gioco di finzione, in cui la controparte dell’attivismo militante è una forma di spoliticizzazione.

Senza la possibilità di influenzare il destino del movimento, il corpo militante si infantilizza e le forze vitali si ritirano. Questa prospettiva non implica affatto che LFI diventi un’organizzazione di “chiacchieroni” e di persone che spaccano il capello in quattro, o che cada preda delle ambizioni personali di alcuni o di altri, o che sia costretta a cercare improbabili sintesi tra correnti rivali. È vero il contrario.

La deliberazione e l’ambizione possono e devono essere contenute entro limiti rigorosi, e la storia della sinistra non manca di esempi di organizzazioni che, pur ammettendo un certo grado di dibattito e confronto interno, sono riuscite a lasciare un segno nella società francese. L’azione collettiva presuppone un’intelligenza collettiva, ed è la combinazione di queste due cose che aumenterà la capacità di egemonia di LFI.

*articolo apparso sul sito della rivista Contretemps – contretemps.eu

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