Home / Crisi in Francia
Pur avendo espresso dubbi e timori sulle conseguenze della riforma fiscale votata lo scorso giugno, i sindaci delle maggiori città non avevano osato invitare cittadine e cittadini a votare NO.
Ora invece, stranamente ma non troppo, intervengono con decisione per spingere al NO sulle due iniziative legate ai premi di cassa malati in votazione il 28 settembre.
Naturalmente dichiarano di “comprendere” le iniziative, ma loro “ragionano” unicamente in termini finanziari per i Comuni, arrivando a minacciare aumenti del moltiplicatore comunale. Una posizione che ricalca in pieno gli scenari catastrofisti diffusi dal ministro Vitta.
Sorprende che a guidare il fronte vi sia proprio il sindaco PS di Bellinzona, che non sembra aver riflettuto sull’opportunità di astenersi da questa sceneggiata. Se lo avesse fatto, avrebbe compreso che, anche con un eventuale aumento delle imposte comunali, il saldo tra minor premio di cassa malati e maggior carico fiscale resterebbe positivo per la stragrande maggioranza delle famiglie ticinesi.
È quanto i vertici del suo stesso partito stanno cercando di spiegare a tutte e tutti, per contrastare gli argomenti di coloro che si oppongono all’iniziativa 10%.
Ma se l’uomo di punta del PS negli esecutivi ticinesi, e per di più nella capitale, finge di non capire, la battaglia si complica.
Un episodio che dimostra come il problema della sinistra negli esecutivi non riguardi soltanto la consigliera di Stato, ma sia un problema politico più ampio sul quale bisognerebbe cominciare a riflettere seriamente.
Pur avendo espresso dubbi e timori sulle conseguenze della riforma fiscale votata lo scorso giugno, i sindaci delle maggiori città non avevano osato invitare cittadine e cittadini a votare NO.
Ora invece, stranamente ma non troppo, intervengono con decisione per spingere al NO sulle due iniziative legate ai premi di cassa malati in votazione il 28 settembre.
Naturalmente dichiarano di “comprendere” le iniziative, ma loro “ragionano” unicamente in termini finanziari per i Comuni, arrivando a minacciare aumenti del moltiplicatore comunale. Una posizione che ricalca in pieno gli scenari catastrofisti diffusi dal ministro Vitta.
Sorprende che a guidare il fronte vi sia proprio il sindaco PS di Bellinzona, che non sembra aver riflettuto sull’opportunità di astenersi da questa sceneggiata. Se lo avesse fatto, avrebbe compreso che, anche con un eventuale aumento delle imposte comunali, il saldo tra minor premio di cassa malati e maggior carico fiscale resterebbe positivo per la stragrande maggioranza delle famiglie ticinesi.
È quanto i vertici del suo stesso partito stanno cercando di spiegare a tutte e tutti, per contrastare gli argomenti di coloro che si oppongono all’iniziativa 10%.
Ma se l’uomo di punta del PS negli esecutivi ticinesi, e per di più nella capitale, finge di non capire, la battaglia si complica.
Un episodio che dimostra come il problema della sinistra negli esecutivi non riguardi soltanto la consigliera di Stato, ma sia un problema politico più ampio sul quale bisognerebbe cominciare a riflettere seriamente.
Il 28 settembre si voterà sull’iniziativa che limita al 10% i premi di cassa malati. Il costo stimato è di 300 milioni, ma questi soldi oggi li pagano già i due terzi delle famiglie ticinesi, con premi superiori al 10% del reddito.
Gli oppositori agitano lo spettro di tagli alla spesa pubblica o forti aumenti delle imposte (ha iniziato le danze il ministro Vitta minacciando un aumento del 20%); ma omettono un fatto semplice: i soldi ci sono e si possono reperire chiedendo un contributo a chi ha accumulato immense ricchezze mentre salari e redditi della maggioranza stagnavano.
I patrimoni dichiarati da alcune decine di super-ricchi (con più di 100 milioni di patrimonio) ammontano a 35 miliardi: basterebbe meno dell’1% per reperire i 300 milioni necessari. Un prelievo simbolico sui patrimoni superiori ai 100 milioni è poca cosa rispetto agli interessi e dividendi che fruttano ogni anno senza alcun lavoro. Altro che catastrofi: sul nostro territorio vi è sufficiente ricchezza per farla finita con premi di cassa malati ormai, e da tempo, insopportabili.
Votiamo quindi SÌ all’iniziativa sui premi di cassa malati (10%) senza alcuna paura il prossimo 28 settembre.
In vista di un possibile incontro (a Ginevra) tra Putin e Zelensky (con o senza Trump), la Svizzera si candida ad accogliere, nascondendo dietro la neutralità e il mito dei “buoni uffici” gli interessi dei potentati economici.
Il problema: Putin, come Netanyahu, è un criminale e un assassino su cui pende un mandato di cattura internazionale della Corte penale internazionale (CPI).
Gli USA (come Russia, Cina, India, Israele, Iran, Egitto, Arabia Saudita, fior fiore dei paesi che con la democrazia c’entrano poco) non riconoscono la CPI e possono invitare chi vogliono. Ma la Svizzera sì: nel 2022 il Dipartimento di Cassis ricordava che “la CPI difende lo Stato di diritto e la giustizia a livello internazionale” ed è “stata creata per lottare contro l’impunità di guerra e i crimini di aggressione”.” La Svizzera – diceva – la sostiene come parte dei suoi valori e obiettivi di politica estera”.
Parole già dimenticate: pronti a rimangiarsi tutto, magari per guadagnare punti nelle future trattative sui dazi con Trump. Con la scusa che Putin verrebbe a Ginevra per una “trattativa di pace”. Mon œil, direbbero i ginevrini!
Inquietudine e indignazione per la sentenza su Don Rolando Leo, condannato per abusi su nove minorenni a 18 mesi sospesi, ben sotto i 5 anni e mezzo chiesti dall’accusa e persino della metà del massimo proposto dalla difesa.
Sconcertano le motivazioni del giudice Pagnamenta quando afferma che, nella sua carriera, ha visto “fatti ben più gravi”, che in questa vicenda le “vittime erano vestite” e che don Leo avrebbe mostrato un “sincero pentimento”. Il giudice ha inoltre sottolineato che gli atti commessi sono da considerarsi come “i meno gravi” nella gerarchia delle molestie e delle violenze…
Ma come si può parlare di “meno grave” in casi di abusi su minori? Ogni molestia è violazione della dignità e non esiste pentimento che cancelli il trauma. Minimizzare, come avviene anche nelle violenze contro le donne, alimenta la vittimizzazione secondaria, ferisce chi denuncia e scoraggia altre vittime.
La giustizia dovrebbe proteggere e credere, non trasformarsi in luogo di silenzio imposto.