Da oltre 2 mesi un gruppo di lavoratori della Gate Gourmet, multinazionale attiva nel catering per compagnie aeree, stanno conducendo un coraggioso sciopero a difesa delle loro condizioni di salario e di lavoro. Si oppongono al tentativo della direzione di modificare le condizioni contrattuali. Il 25 ottobre, il 42° giorno di sciopero, tre scioperanti, Dominique, Théo e un’altra che desidera rimanere anonima, sono venuti all’Università di Ginevra per condividere la loro lotta con gli/le studenti. Li abbiamo intervistati.
Lo sciopero ha come obiettivo di opporsi al dumping salariale che il datore di lavoro vorrebbe imporre al personale. Potreste quantificare precisamente le diminuzioni salariali previste dai nuovi contratti individuali?
Il salario medio di Gate Gourmet è di circa 4’200 franchi lordi tenendo conto dei quadri. Queste sono le cifre che il datore di lavoro ci ha comunicato. Inutile precisare la difficoltà di vivere con salari tanto bassi a Ginevra, dove il costo della vita è molto elevato. Abbiamo diversi colleghi la cui moglie lavora solo per pagare l’affitto… La direzione vorrebbe portare la media dei salari a un minimo fissato a 3’500 franchi lordi. Come? Facendo leva su due aspetti.
Il primo consiste nel diminuire i salari più alti fissando un tetto a 5’000 franchi mensili. Oggi, si può guadagnare ancora fino a 5’800 franchi al mese con 35 anni di anzianità, anche se i salari erano già stati rivisti al ribasso dopo il fallimento di Swissair. Ecco perché il datore di lavoro ha deciso di annullare il CCL. I nuovi contratti individuali prevedono, tra l’altro, una modifica della griglia salariale che implica una diminuzione, una progressione limitata dei salari basata essenzialmente sul merito, la soppressione delle maggiorazioni salariali del 25% per le ore supplementari e la riduzione di un terzo delle indennità previste per il lavoro irregolare.
Il secondo consiste nell’assumere lavoratori pronti ad accettare un salario iniziale di 3’500 franchi. Si tratta per la maggior parte di frontalieri –domiciliati a volte molto lontano da qui. Visto che un lavoro pagato 1’500 euro a Lione lo è 3’500 franchi a Ginevra e che il tasso di cambio attuale è interessante, gli impieghi proposti da Gate Gourmet rimangono attrattivi, nonostante le riduzioni salariali annunciate. È chiaro che il datore di lavoro ha colto l’occasione dell’apertura delle frontiere per mettere i lavoratori in concorrenza gli uni contro gli altri. In questo contesto, solo il mantenimento di un CCL può evitare il dumping salariale.
Anche se la questione è poco evocata, anche le condizioni di lavoro sono peggiorate nel corso degli ultimi 10 anni. Potreste dirci qualche parola su questo?
Effettivamente, non c’è solo il salario! All’epoca di Swissair, c’erano dei mesi cavi in cui c’era meno lavoro. Oggi, l’azienda si appoggia su un nucleo minimo di personale fisso per assicurare la produzione durante tutto l’arco dell’anno e assume temporanei nei periodi di picco. Gli effettivi sono stati ridotti all’osso, passando da 360 a 120 salariati in una decina di anni. Se non riesci a fare il lavoro, i capi non sono contenti e ti vengono a dire: “Perché non puoi fare il tuo lavoro se il tuo collega ci riesce?”. Tu vai per forza più veloce se ti trovi da solo, perché impieghi tutte le tue forze per farcela. Per darvi un esempio concreto: gli effettivi dell’ufficio che coordina le operazioni sono diminuiti da cinque a due per assicurare lo stesso servizio su tutto l’arco orario dell’aeroporto! L’impresa ha ingaggiato più consulenti per seguire il processo della produzione, cronometrare il tempo che ci s’impiega ad assolvere ognuno dei nostri compiti e proporre una riorganizzazione del lavoro che ottimizza il flusso della produzione. Questo non funziona sempre e i capi hanno un bel dire che la riorganizzazione ha funzionato molto bene a Madrid e altrove, questo non cambia per niente la cosa.
Il datore di lavoro vorrebbe abbassare i salari quando ha già ottenuto un aumento del tempo di lavoro da 41 a 42 ore negli anni scorsi.
Il tempo di lavoro è oggetto di una lotta quotidiana per chiunque lavori a Gate Gourmet. La timbratrice è stata ribattezzata “la ladra”! Se per dormire tranquilli non si fanno verifiche, si è sempre perdenti. Bisogna dunque verificare senza sosta il conteggio mensile delle nostre ore e andare regolarmente a reclamare all’ufficio delle risorse umane. Per non parlare del fatto che l’orologio della caffetteria ha qualche minuto di anticipo rispetto alla timbratrice, cosa che ci scrocca minuti…
La timbratrice potrebbe funzionare correttamente se si rispettasse l’orario alla lettera. Ma il piano cambia costantemente. Ora, ci sono molti malati, cosa normale, perché le persone sono al limite. L’azienda non impiega abbastanza personale per gestire agevolmente i rimpiazzi e questo fa sì che i nostri orari cambino continuamente. La situazione si aggrava per quelli che devono compensare l’assenza dei colleghi. Ci succede di essere chiamati a casa alle 500 del mattino per chiederci di arrivare prima al lavoro, ossia alle 800 invece delle 1000. Oppure che ci si chiede ogni giorno di lavorare un’ora in più. L’azienda ha deciso di sanzionare i malati smettendo di rimborsare, dal 1° gennaio 2014, l’intero salario dei primi tre giorni d’assenza.
Come resistete in questa lotta quotidiana in cui l’azienda cerca di capitalizzare fino all’ultimo minuto del vostro lavoro?
Il fatto che molti colleghi accettino per paura di essere malvisti rende più difficile opporsi collettivamente. I capi ci dicono spesso che bisogna fare degli sforzi se si vuole che l’azienda rimanga redditizia e non chiuda i battenti. Così, succede talvolta che ci rimandino a casa prima della fine dell’orario previsto nella pianificazione, dicendoci che si devono recuperare ore supplementari. Capita anche che il capo aggiorni il piano di lavoro in sordina… e che ti chiami il giorno in cui pensavi di essere libero. È tuttavia proibito cambiare il piano di lavoro senza il consenso del lavoratore. Come volete organizzare la vostra famiglia? O non divorzi perché non vedi mai tuo marito o tua moglie, o lo fai lasciando… un biglietto sul frigo! La tata non può nemmeno tenere i bambini a ogni ora del giorno senza preavviso. Non è quindi sorprendente che in queste condizioni il turnover sia molto elevato. I nuovi assunti rimangono raramente in azienda.
Sarebbe possibile per Gate Gourmet delocalizzare le attività che gestisce a Ginevra verso un altro aeroporto?
Si deve sapere che, all’epoca di Swissair, Gate Gourmet fabbricava quasi tutti i pasti. Essendo il settore dell’aviazione civile ancora fortemente regolamentato dall’Associazione internazionale dei trasporti aerei (AITA), le compagnie di aviazione si facevano concorrenza non sui prezzi, ma sulla qualità delle prestazioni. I prezzi dei voli erano tra dieci e venti volte più elevati negli anni ’80. Poi, abbiamo vissuto una lenta discesa agli inferi. La produzione degli altri pasti è stata progressivamente subappaltata a industrie agroalimentari altamente automatizzate per ridurre i costi. In effetti, i prezzi della produzione possono essere ulteriormente abbassati se si concentra la produzione in una fabbrica specializzata i cui prodotti sono in seguito spediti nei diversi aeroporti europei. Oggi, noi non fabbrichiamo altro che insalate verdi… mentre i pasti caldi sono prodotti per esempio in Inghilterra, in Italia o in Belgio.
Va da sé che questo trasporto del cibo da un angolo all’altro dell’Europa è un’aberrazione ecologica. Le attività basate a Ginevra consistono principalmente nella raccolta delle spedizioni e nell’effettuazione della manutenzione necessaria al carico dei pasti a bordo aerei. Queste non possono essere delocalizzate senza compromettere i servizi di catering negli aerei. È questo, d’altronde, che permette alla nostra lotta di toccare i rapporti di forza senza comunque bloccare la produzione.
Quali legami mantenete con i colleghi che non scioperano?
Solo i colleghi che si erano opposti allo sciopero si fermavano al picchetto per parlare con noi. Ci dicevano spesso: “Se foste più numerosi, sciopererei anch’io”. Si spiegava loro che bisognava rimanere con noi per fare numero. Abbiamo già avuto uno sciopero nell’azienda, nel 2004, quando non meno di ottanta salariati avevano seguito. Il blocco della produzione ci ha permesso di negoziare un accordo soddisfacente in mezza giornata! La situazione è lontana dall’essere la stessa oggi. Non siamo che in 23 su 122 a scioperare. Il giorno in cui abbiamo cominciato lo sciopero, la direzione ha ingaggiato molti agenti della sicurezza per evitare a ogni costo che occupassimo i locali dell’azienda. Poi, ha ordinato al personale non scioperante di andare al lavoro usando un’altra entrata, situata nel vecchio terminal, per isolarci. Ciò non vuol dire che non siano solidali con la nostra lotta.
Non dimentichiamo che tre quarti del personale di Gate Gourmet, ossia 90 salariati/e, hanno firmato una petizione contro il dumping salariale all’aeroporto. Non è facile entrare in sciopero quando si ha paura di perdere il lavoro. Si capisce perché il datore di lavoro non ha esitato a licenziare i sei dipendenti che erano entrati nell’azienda senza autorizzazione per chiedere di parlare con la direzione. Questi licenziamenti sono da interpretare come un segnale d’avvertimento destinato ai colleghi suscettibili di raggiungere il movimento.
Quali sono le manifestazioni di solidarietà espresse verso la vostra lotta?
Incontriamo molti salariati di altre aziende attive all’aeroporto che vengono a dirci: “Presto toccherà a noi scioperare!”. Si sente che in tutte le aziende la tensione è alta. Non è sorprendente che la petizione contro il dumping salariale abbia permesso di raccogliere già 2’000 firme solo all’aeroporto. Così, dalla farmacia fino all’ultima compagnia di subappalto, ci dicono ovunque: “Anche da noi c’è il dumping salariale”. Le visite quotidiane al picchetto di sciopero mostrano che molte persone s’identificano con noi. Abbiamo ricevuto anche la visita di ex colleghi che non vedevamo da anni. Anche quasi tutti i partiti politici sono passati a trovarci… Anche se aspettiamo sempre il partito liberale-radicale per essere al completo!
Ci siamo anche commossi nel vedere arrivare un gruppo di pensionati di Swissair. Avevano sentito parlare di noi nella stampa. Queste visite sono molto importanti per il morale degli scioperanti. Lo sciopero ci permette di fare molti incontri in un aeroporto che è un po’ una “città nella città”, in cui siamo molto isolati dal fatto dell’irregolarità dei nostri orari di lavoro.