Tempo di lettura: 6 minuti

teodoroUna “scommessa per tutta l’Europa”, conclude l’intervista di Teodoro Synghellakis a Nikos Filis, ex direttore del quotidiano di partito Avghì, e oggi capogruppo di Syriza in parlamento. Un’intervista piena di banalità, e di vere e proprie sciocchezze, oltre che di reticenze. Ma comunque ammette che se “i compagni che hanno delle opinioni diverse” vogliono restare nel partito, devono parlare meno. Soprattutto Varoufakis. Per Filis, chi non è d’accordo con Tsipras non deve stare in lista. È un metodo degno di Renzi…

 

Ma su questo dato ben conosciuto, che ha suscitato allarme e stupore in Syriza, l’intervistatore non fa domande, e lascia indisturbato Filis mentre presenta in questo modo la decisione che calpesta una buona metà dei militanti: “A que­ste ele­zioni si deve arri­vare seguendo una dire­zione uni­ta­ria, discu­tendo delle dif­fe­renze esi­stenti, ma facendo pre­va­lere il prin­ci­pio della mag­gio­ranza democratica”. Tradotta dal politichese in italiano (e anche in greco, naturalmente) la frase vuol dire: la maggioranza decide se qualcuno della minoranza può essere candidato, con l’impegno a non parlare…

Teodoro Andreadis Synghellakis è una vecchia conoscenza, è nato e vive in Italia, dove è corrispondente di diversi giornali di vario orientamento della patria dei suoi genitori, ma anche collaboratore abituale de “l’Unità”, dell’Huffington Post, e della Fondazione Italiani-Europei di Massimo D’Alema. Così asseconda tranquillamente il flusso di sciocchezze di Filis, che vede all’orizzonte (e possibile) un “fronte comune” dei “paesi del Sud Europa”, che sarebbero una specie di “colonia del debito”. Filis ragiona in termini di “paesi”, in blocco, senza neppure sfiorare il tema degli schieramenti di classe e politici. Comunque è già sicuro della vittoria di Podemos, e naturalmente sorvola sulle ambiguità di Pablo Iglesias sulla situazione greca, ma si aspetta anche un sostegno dalla sinistra italiana. Quale?

“Abbiamo grosse aspet­ta­tive, dice, per­ché col popolo ita­liano c’è un lungo cam­mino comune di soli­da­rietà. Ci aspet­tiamo molto dalla sini­stra ita­liana, dai movi­menti, dai sin­da­cati e dalle forze poli­ti­che. Credo che, mal­grado le dif­fe­renze delle nostre eco­no­mie, ci siano molti, forti ele­menti in comune su cui biso­gna insi­stere. E il raf­for­za­mento della sini­stra ita­liana — poli­tica e dei movi­menti — aiu­terà sicu­ra­mente l’Italia a riac­qui­stare la pro­pria voce sulla scena europea”.

In quale continente vive? È rimasto al “compagno Matteo” con cui Tsipras salutò il nostro cinguettante premier, quando gli donò una cravatta due volte simbolica?

Ho detto nel titolo che “non è tutta solo colpa del manifesto”, nel senso che Andreadis Synghellakis è ben noto come vicino al PD, e ci ha messo molto di suo nella disinformazione. Ma è lecito domandarsi: alla redazione del cosiddetto “quotidiano di sinistra” glielo ha ordinato il dottore di affidare l’informazione sulla Grecia a personaggi come lui o Dimitri Deliolanes? Soprattutto se si continua invece a negare sistematicamente la parola a dirigenti di primo piano della tanto deprecata sinistra di Syriza, che pure si “erano sporcate le mani” assumendo anche incarichi ministeriali, e che ora possono essere offesi impunemente e presentati caricaturalmente come persone che si opporrebbero al compromesso di Tsipras “solo per poter ritornare alle sicurezze che offre il ruolo dell’opposizione”…

 

Il capogruppo di Syriza: «Una scommessa per tutta l’Europa»

Grecia. intervista. Nikos Filis: «Tutti si assumano le proprie responsabilità. Noi per i greci siamo il nuovo. Ora la fase è cambiata e serve ancora una legittimazione politica. Alle elezioni con un processo interno unitario»

 

di Teodoro Andreadis Synghellakis

Capo­gruppo di Syriza al par­la­mento di Atene, Nikos Filis, ex diret­tore del gior­nale del par­tito, Avghì, non ha dubbi: il dilemma prin­ci­pale, oggi, è capire se la sini­stra ha il diritto di negare al popolo greco la pos­si­bi­lità di una forte con­trap­po­si­zione all’austerità e di una pro­spet­tiva di svi­luppo, attra­verso la per­ma­nenza di Syriza al governo.

Secondo Filis tutto il par­tito si deve assu­mere le pro­prie respon­sa­bi­lità per non delu­dere i greci che con­ti­nuano a vedere in Ale­xis Tsi­pras e in Syriza, una garan­zia per le classi sociali più deboli e per il cam­bia­mento. In que­sta inter­vi­sta a il mani­fe­sto, tende la mano a Varou­fa­kis — «a con­di­zione che parli meno» — e si aspetta un impor­tante con­tri­buto da parte di Pode­mos e delle forze della sini­stra italiana.

 

Ha appena dichia­rato che il futuro di Syriza costi­tui­sce una scom­messa. Cosa intende di pre­ciso, quali sono le carat­te­ri­sti­che prin­ci­pali di que­sta scom­messa?
Riguarda il popolo greco, ma anche l’Europa intera, ed è per que­sto che la vicenda greca viene seguita con così grande inte­resse a livello mon­diale. L’imposizione dell’ultimatum con le duris­sime misure della nuova Troika, in Gre­cia, ha creato una nuova realtà poli­tica. La sini­stra non si sente a suo agio nell’attuazione di que­ste misure. Ed è per que­sto che lot­terà per cam­biarle, per poter soste­nere le classi sociali più deboli e por­tare le riforme neces­sa­rie nel sistema poli­tico e nella vita demo­cra­tica. È impor­tante vedere come, mal­grado le dure misure che siamo stati costretti a fir­mare, la fidu­cia popo­lare rimane ad alti livelli e credo sia anche aumen­tata. Per quale motivo? Per­ché Syriza rap­pre­senta il nuovo, e i cit­ta­dini — come è apparso chia­ra­mente anche con il refe­ren­dum — pro­vano ribrezzo per il vec­chio sistema par­ti­tico. Il merito prin­ci­pale è indub­bia­mente di Ale­xis Tsi­pras, che è riu­scito a ren­dere cre­di­bile un mes­sag­gio di spe­ranza agli occhi della grande mag­gio­ranza del popolo greco. Mal­grado le dif­fi­coltà, quindi, alla sini­stra viene rico­no­sciuta una pro­fonda sin­ce­rità. A mio parere, certo, que­sta fidu­cia poli­tica dovrà espri­mersi anche attra­verso nuove ele­zioni, poi­ché la realtà poli­tica è mutata. A que­ste ele­zioni si deve arri­vare seguendo una dire­zione uni­ta­ria, discu­tendo delle dif­fe­renze esi­stenti, ma facendo pre­va­lere il prin­ci­pio della mag­gio­ranza democratica.

 

In che senso?

In que­sta fase il par­tito ha una pre­cisa dire­zione poli­tica ed i com­pa­gni che hanno delle opi­nioni dif­fe­renti — pur man­te­nendo le loro con­vin­zioni — lavo­re­ranno alla rea­liz­za­zione di un pro­getto poli­tico valido sino al con­gresso. La que­stione è: siamo pronti a lavo­rare ad un pro­getto greco di svi­luppo e a por­tarlo avanti basan­doci sul soste­gno popolare?

La realtà emersa all’ultimo sum­mit euro­peo, tut­ta­via, è molto dura e sem­bra non lasciare ampi spazi di mano­vra…
In molti si chie­dono se in que­ste con­di­zioni di duro neo­li­be­ri­smo pre­va­lente in Europa, ci possa essere un governo real­mente pro­gres­si­sta e di sini­stra. Io credo che se il popolo desi­dera que­sto governo, per ridurre le con­se­guenze della poli­tica neo­li­be­ri­sta ed aprire la strada allo svi­luppo, la sini­stra non ha li diritto di negar­glielo solo per poter ritor­nare alle sicu­rezze che offre il ruolo dell’opposizione. Sono que­sti i nostri dilemmi.

 

La lotta per cam­biare le dure con­di­zioni impo­ste al sum­mit euro­peo del 12 luglio ini­zierà prima o dopo la firma dell’accordo defi­ni­tivo — pre­vi­sto entro ago­sto — con la nuova Troika, o Quar­tetto, come è stata ribat­tez­zata?
Que­sto accordo riguar­derà un arco di tre anni, e sarà com­po­sto dal soste­gno eco­no­mico, le riforme, la ristrut­tu­ra­zione del debito. Senza dimen­ti­care il piano Jun­ker per lo svi­luppo e altri finan­zia­menti. Tutto ciò verrà esa­mi­nato in corso d’opera. Oggi è neces­sa­rio poter rica­pi­ta­liz­zare le ban­che, far tor­nale il mer­cato ban­ca­rio alla nor­ma­lità e garan­tire liqui­dità all’economia. Il cam­bia­mento di ter­mini dell’accordo, con nuovi equi­li­bri che si allon­ta­nino dall’austerità, fa parte di una dina­mica e di una lotta che si svi­lup­perà in seguito, nell’arco di tre anni. E in que­sto un rin­novo della fidu­cia popo­lare ci può indub­bia­mente aiutare.

 

Secondo quanto è fil­trato sinora, i cre­di­tori chie­dono la libe­ra­liz­za­zione dei licen­zia­menti e l’abbandono defi­ni­tivo dei con­tratti col­let­tivi di lavoro. La sini­stra greca cosa risponde?
Sono que­stioni che hanno a che fare con la realtà e le con­qui­ste a livello euro­peo. Che genere di paese euro­peo saremmo senza pro­te­zione dai licen­zia­menti e senza con­tratti col­let­tivi? Faremo di tutto per evi­tare che passi que­sta linea, affin­ché non venga impo­sta defi­ni­ti­va­mente la stra­te­gia che vor­rebbe eli­mi­nare il diritto alla con­trat­ta­zione collettiva.

 

Rea­li­sti­ca­mente, si può evi­tare una scis­sione all’interno di Syriza, o anche un con­ti­nuo e logo­rante scon­tro tra la mag­gio­ranza e la mino­ranza interna?
Tutti gli even­tuali svi­luppi, posi­tivi e nega­tivi, devono essere con­si­de­rati pos­si­bili. Ma dob­biamo capire che in un par­tito si sta sem­pre su base volon­ta­ria. Se vogliamo rima­nere insieme dob­biamo tro­vare un modo vero per rea­liz­zare un pro­getto poli­tico comune. Altri­menti, signi­fi­cherà che non vogliamo coe­si­stere nello stesso par­tito. E sarebbe una rispo­sta scoraggiante.

 

Ha chie­sto di evi­tare gli attac­chi per­so­nali a Varou­fa­kis. Pensa che l’ex mini­stro delle finanze possa offrire ancora un apporto posi­tivo a Syriza?
Non dob­biamo cer­care, tra di noi, dei capri espia­tori. Tutti abbiamo respon­sa­bi­lità per le tante cose posi­tive, come anche per alcuni ele­menti nega­tivi nella trat­ta­tiva dei mesi scorsi. E i respon­sa­bili prin­ci­pali sono i cre­di­tori.
Varou­fa­kis ha dato rile­vanza mon­diale al biso­gno di ristrut­tu­ra­zione del debito anche se, in seguito, alcune sue mosse non hanno aiu­tato la trat­ta­tiva. Si è dimesso, ma ha deciso di rima­nere all’interno di que­sto sforzo col­let­tivo. Credo possa essere d’aiuto, basta che parli meno.

 

Gli ultimi son­daggi danno Pode­mos sotto il 20%. È una con­se­guenza della puni­zione inflitta alla Gre­cia o pensa che sino alle ele­zioni spa­gnole di novem­bre le cose cam­bie­ranno?
La que­stione del Sud Europa è dovuta, prin­ci­pal­mente, alla Ger­ma­nia che guarda ai paesi del Sud come a una “colo­nia del debito”, una parte dell’eurozona di seconda cate­go­ria. Mal­grado gli ultimi son­daggi, que­sto pro­blema verrà sem­pre a galla. È impor­tante sot­to­li­neare l’atteggiamento di Ber­lino all’ultimo ver­tice euro­peo che ha ini­ziato a creare delle crepe impor­tanti. Ci vuole un fronte comune dei paesi inte­res­sati, per cam­biare gli equi­li­bri e credo che in Spa­gna ci sarà una buona affer­ma­zione di Pode­mos. Si tratta di dina­mi­che radi­cate nella società, che non si pos­sono fer­mare così facil­mente. È la rispo­sta di popoli che hanno visto la loro dignità umi­liata e di cit­ta­dini che sen­tono che il loro futuro sta crol­lando sotto il peso dell’austerità.

 

Che tipo di apporto si aspetta Syriza da parte dell’Italia?
Abbiamo grosse aspet­ta­tive, per­ché col popolo ita­liano c’è un lungo cam­mino comune di soli­da­rietà. Ci aspet­tiamo molto dalla sini­stra ita­liana, dai movi­menti, dai sin­da­cati e dalle forze poli­ti­che. Credo che, mal­grado le dif­fe­renze delle nostre eco­no­mie, ci siano molti, forti ele­menti in comune su cui biso­gna insi­stere. E il raf­for­za­mento della sini­stra ita­liana — poli­tica e dei movi­menti — aiu­terà sicu­ra­mente l’Italia a riac­qui­stare la pro­pria voce sulla scena europea.

http://ilmanifesto.info/il-capogruppo-di-syriza-una-scommessa-per-tutta-leuropa/