Capitalismo e sistema sanitario

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asanteIn questo numero di Solidarietà (e a breve su questo sito) i nostri lettori e le nostre lettrici troveranno diversi articoli che affrontano il tema dell’evoluzione del sistema sanitario: un dossier di fondo e alcuni interventi legati alla campagna cantonale che stiamo conducendo.

Il dossier costituisce un’approfondita illustrazione dell’evoluzione del sistema sanitario a 20 anni dalla introduzione della LAMal (La legge sull’assicurazione malattia), fortemente voluta dal PSS dell’allora consigliera federale Ruth Dreyfuss.
La linea di fondo alla quale si ispirava la LaMal era chiara: introdurre i meccanismi della concorrenza per “svecchiare” un sistema assicurativo fondato su criteri considerati non abbastanza efficienti. L’idea, peregrina, era che la piena realizzazione dei meccanismi di mercato avrebbe portato non solo ad abbassare i costi della salute, ma anche i premi dell’assicurazione malattia. Come dire che ci avrebbero guadagnato tutti, lo Stato (attraverso la diminuzione delle spese sostenute per il sistema sanitario) e i cittadini e le cittadine attraverso una diminuzione dei premi di cassa malati, con un sollievo per i loro redditi.
Questo ritornello ci è stato servito, soprattutto nei primi anni, ad ogni livello delle istituzioni politiche dai più ferventi difensori della LAMal, convinti che prima o poi le regole del mercato e della libera concorrenza avrebbero portato i benefici promessi.
Ora, a bocce ferme per quel che riguarda gli effetti della LAMal, il bilancio è presto fatto. Non sono diminuiti i costi del sistema sanitario e non sono diminuiti i premi di cassa malati: anzi entrambi sono aumentati in modo importante.
Di per sé il fatto che si spenda di più per il sistema sanitario non sarebbe un problema, in particolare se questo aumento fosse andato a migliorare la qualità del sistema sanitario stesso, la sua capillarità, la sua capacità di rispondere in modo adeguato agli obiettivi di un servizio pubblico che metta in primo piano i bisogni della popolazione.
In realtà è successo esattamente il contrario: le maggiori spese si coniugano con una razionamento dei servizi offerti e con una forte diminuzione della qualità.
A tutto questo però si aggiungono altri obiettivi (allora non dichiarati) che la LAMal ha raggiunto e che potremmo così riassumere: l’espansione delle regole mercantili a nuovi ambiti del sistema sanitario.
Così, dalle cure a domicilio alle case per anziani, dalle farmacie alla medicina ambulatoriale, il capitale privato e la sua logica mercantile si sono imposte e si stanno imponendo in modo decisivo.
Naturalmente la LAMal di 20 anni fa è stata “perfezionata”, con l’aggiunta di ulteriori elementi che l’hanno resa, nella sua logica, ancora più potente. Pensiamo, ad esempio, al finanziamento pubblico delle cliniche private o all’introduzione del finanziamento delle cure ospedaliere con un forfait per ogni tipo di atto terapeutico (i famigerati DRG). Tutto cioè ha reso ancor più micidiale la logica della LAMal: senza che le forze politiche e sociali maggiori dell’area social-liberale avessero da ridire e abbozzassero una qualsiasi forma di efficace opposizione.
Sono proprio questi mutamenti della LaMal alla base delle questioni di cui ci stiamo occupando nell’ambito della lotta contro la pianificazione ospedaliera, attraverso una mobilitazione che abbiamo cominciato tempo fa, che ha coinvolto numerose persone nelle decine di assemblee, azioni, volantinaggi che abbiamo fatto; e che in questa fase si sviluppa attraverso il referendum contro la revisione della Legge ospedaliera e con la nostra iniziativa “Giù le mani dagli ospedali”, consegnata oltre due anni fa.
In questo senso la nostra lotta non è frutto di una visione localistica, regionalistica o di messa in concorrenza di una regione ospedaliera contro un’altra. È la lotta contro il modo con il quale i processi di privatizzazione (che sono di fatto la penetrazione del capitale, delle sue logiche e delle sue regole in ambiti fino ad allora ad esso preclusi) si manifestano su scala locale. Processi che si svolgono su scala internazionale e che vedono il capitale attaccare i sistemi pubblici nazionali in vari ambiti: da quello sanitario a quello scolastico, da quello dei trasporti a quello delle comunicazioni.

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