La commissione della gestione e il Gran Consiglio possono suonarsela e cantarsela come vogliono: ma agli occhi di chi ha ancora il coraggio e la forza di seguire I lavori di questo povero Gran Consiglio (e dopo lo spettacolo penoso sui rimborsi, penso siano rimasti veramente in pochi) risultano evidenti e indiscutibili almeno tre cose relative ai privilegi pensionistici dei consiglieri di Stato:
1. La rendita transitoria AVS non ha alcuna base legale. Lo dice la perizia Grisel, lo conferma la perizia del consulente giuridico del Gran Consiglio. I tentativi di “ricostruire”, “interpretare” verbali, messaggi, etc. è solo un penoso espediente per evitare di accettare le conclusioni inequivocabili.
2. Non esiste alcuna base legale per il riscatto degli anni di servizio da parte dei Consiglieri di Stato. Si può far passare la legge da cima a fondo e non si troverà alcun articolo che preveda tale pratica. Penosi anche qui i tentativi di far emergere una prestazione un diritto, dalla interpretazione di messaggi, rapporti, etc. Lo sappiamo anche noi che questi documenti possono essere utili e necessari per interpretare la lettera di un articolo di legge non chiaro: ma essi non possono essere invocati come sostituto di un articolo di legge inesistente. Ed è questo il caso con i riscatti!
3. Ammesso, e non concesso, che possa esistere un diritto al riscatto, i prezzi con i quali sono stati riscattati questi anni sono una vera e propria ruberia, un danno netto per il Cantone che paga e pagherà dei vitalizi su anni di servizio non svolti e riscattati a prezzi, come detto, ridicoli. Noi l’abbiamo dimostrato con uno studio presentato da un riconosciuto esperto attuariale; la commissione della gestione si limita ad invocare tabelle superate, alzando un velo di nebbia e guardandosi bene dal fornire una sola cifra (o esempio di calcolo) o dal contestare – sulla base di dati reali e effettivi – le cifre che noi e l’esperto consultato abbiamo presentato.
A questo punto il governo, dopo queste perizie, non può non dire di non sapere. È evidente, qualsiasi sia la formula utilizzata (“le leggi non in ordine” aveva detto Zali poco tempo fa), che continuare ad erogare prestazioni come la rendita transitoria AVS o contare gli anni di servizio sulla base delle somme di riscatto praticate, rappresenta un danno per lo Stato. Se uno o più consiglieri di Stato non dovessero essere rieletti il prossimo 7 aprile, o se qualcuno di loro si ritirasse dopo uno o due anni (e non avremo, c’è da scommetterci, nessuna nuova legislazione), si continuerà a decidere sulla base di queste pratiche illegali? E i consiglieri di Stato che oggi potrebbero mettere fine a questo stato di illegalità, di cui sono coscienti, non lo fanno perché pensano, così agendo, di mantenere personali privilegi previdenziali? La situazione autorizza a pensare anche in questo modo. E d’altronde il conto è presto fatto. Se, ad esempio, pago 4 anni di riscatto 50’000 franchi l’uno investo 200’000 franchi. Ora, ogni anno riscattato mi dà diritto ad un aumento del mio vitalizio come consigliere di Stato di circa 10’000 franchi: il mio vitalizio aumenta cioè di 40’000 all’anno. E allora, se smettessi di fare il consigliere di Stato a 55 anni e calcolando una speranza di vita di 80 anni, incasserei, con un investimento di 200’000 franchi, circa un milioni di franchi, cinque volte quanto investito. Comprendiamo cosa spinge i consiglieri di Stato ad essere silenti su questo punto.
È a tutti evidente che qui non si tratta più né di una discussione giuridica, né di una discussione tecnica; abbiamo visto, vediamo, che gli argomenti di questo genere non contano, non vogliono essere né ascoltati, né valutati.
Quella in atto è una chiara discussione politica nella quale da una parte vi è un partito, l’MPS, che ha denunciato delle evidenti e chiare irregolarità nell’ambito delle attività del governo, attività relative ai rimborsi e ai privilegi pensionistici; dall’altro vi sono gli altri partiti, quelli di governo ma non solo, che difendono il governo. In questa difesa vedono la difesa dello Stato, delle sue istituzioni, del suo potere. Una difesa della casta, della cosiddetta “classe politica”, fatta di privilegi, di relazioni, di interessi, di favori, di protezioni, etc. etc.
Non possiamo non pensare alle parole usate, proprio in questa sede, lunedì scorso in occasione della discussione su Argo1: “Omertà”, “insabbiamento”: tutte accuse riprese ampiamente dalla stampa. Almeno, facendo un po’ sorridere, qualcuno ha chiesto che il governo si scusasse: qui nemmeno quello. Anzi, da parte del governo è apparsa una protervia che raramente è stata vista, un’arroganza di chi non teme il giudizio del Parlamento non perché ha ragione, non perché pensa di essere nel giusto; ma, semplicemente, sa che (come è avvenuto per Argo1) si può anche strillare, ma alla fine non ci si schiera contro il proprio governo, soprattutto non in periodo elettorale. E si alzerà la mano a sostegno del governo e contro la proposta dell’odiato MPS.
Ne prendiamo atto e non siamo certo sorpresi. Sappiamo quali interessi muovano queste istituzioni; interessi di classe e non ci aspettavamo certo cose diverse. Ma non pensavamo che questa difesa fosse così platealmente fatta in dispregio di qualsiasi rispetto delle norme di legge che questo stesso Parlamento, che questo stesso governo dicono di voler difendere; una volgarità politica di questo livello non l’avremmo sicuramente immaginata.
Se con il voto sui rimborsi spesa si è toccato il fondo, oggi, approvando questo miserabile rapporto della commissione della gestione, si va ancora più in basso, si offende la dignità del Parlamento, quella dignità che ogni tanto si invoca rumoreggiando contro qualche mio colorito intervento.
Faccio appello a tutti i deputati e le deputate affinché, in uno scatto d’orgoglio, difendano la dignità della loro carica, non obbediscano alla logica del potere e agli ordini di scuderia e votino liberamente contro le conclusioni del rapporto della commissione e a favore della mia richiesta di restituzione.
* intervento pronunciato mercoledì 20 febbraio in occasione delle richieste di restituzione presentata dal deputato MPS sulla questione delle indebite prestazioni pensionistiche versate ai membri dell’esecutivo.