È evidente che, tutti, ma proprio tutti (da “destra” a “sinistra”), un po’ si vergognano di quanto stanno proponendo in materia di salario minimo legale. È a tutti evidente che 3’200 franchi al mese (per tredici mensilità), che potrebbero diventare, tra alcuni anni, 3’400 è un salario che non permette a nessuno, come invece pretende il dettato costituzionale di “garantire un tenore di vita dignitoso” (facciamo notare che la costituzione non prevedere il diritto ad un “salario dignitoso”, come dicono molti, ma ad un “tenore di vita dignitoso”, che è ben altra cosa).
Dopo aver approvato la proposta, praticamente tutti hanno cominciato a mostrare la coda di paglia e ad annunciare emendamenti alla loro stessa proposta. Emendamenti che, se abbiamo capito bene di cosa si tratta, mirano in qualche modo a intervenire sulle procedure: nessuno, da quel che si è capito, vuole schiodarsi da quei 3’200 franchi.
Per questa ragione, l’MPS, che da anni si batte contro il dumping salariale e che aveva, fin dall’inizio, denunciato il fatto che l’iniziativa dei Verdi ci avrebbe portato nel vicolo cieco e controproducente nel quale ci troviamo (dal punto di vista degli interessi dei salariati e della salariate che lavorano in questo Cantone), ha deciso di esprimere un’analisi e un punto di vista diversi sulla questione.
Ha deciso, in assenza di una qualsiasi opposizione ai livelli salariali che si stanno proponendo, di stilare un proprio rapporto che si oppone all’analisi e alla logica del messaggio del Consiglio di Stato. Se fossimo membri di una commissione parlamentare il nostro sarebbe una sorta di “rapporto di minoranza” che contiene un’analisi e un punto di vista radicalmente diversi da quelli della maggioranza.
E che sfocerà in una proposta diversa, coerente e conforme a quanto previsto dalla nostra Costituzione, che verrà presentata (anche noi facciamo un po’ di pretattica) nei prossimi giorni.
Per il momento licenziamo, all’attenzione dei parlamentari e dell’opinione pubblica, questo rapporto, con la speranza che esso contribuisca alla discussione.
Di seguito il rapporto:
Matteo Pronzini, Angelica Lepori, Simona Arigoni