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1. La pandemia non è sotto controllo

Le politiche genocide del governo di Bolsonaro hanno fatto del Brasile l’epicentro di Covid-19 nel mondo, in testa al numero di morti giornaliere delle ultime settimane. Al di là dell’enorme sottovalutazione ufficiale, il Paese stava formalmente contando, quando abbiamo chiuso questo editoriale (il 22 giugno), più di 50.000 morti e 1 milione di persone infettate dal nuovo coronavirus.

Bolsonaro è il principale colpevole di questa immensa tragedia, ma anche i governatori e i sindaci hanno la loro parte di responsabilità. Cedendo alle pressioni delle imprese e del governo federale, stanno permettendo la ripresa della maggior parte delle attività economiche non essenziali in un momento in cui la curva pandemica non si è ancora appiattita.

In nome del profitto per pochi, i governanti stanno deliberatamente sacrificando la vita di decine di migliaia di brasiliani. E il Covid-19 non riguarda tutti allo stesso modo. A causa della brutale disuguaglianza sociale e del razzismo strutturale, nella stragrande maggioranza dei casi sono i lavoratori a morire, soprattutto i neri, la popolazione povera delle periferie e delle favelas.

Nonostante il ritmo irregolare della malattia in diverse regioni e città, è molto probabile che la pandemia peggiori nelle prossime settimane nel paese. Per questo motivo la campagna per il confinamento sociale – unita alle garanzie sociali ed economiche affinché la popolazione attiva possa rimanere a casa – deve essere rafforzata.

2. La crisi economica e sociale sta peggiorando

Con l’aggravarsi della pandemia, la recessione economica ha assunto proporzioni gigantesche. L’economia brasiliana subirà un crollo fenomenale nel 2020, stimato al 5-10% del PIL.

Anche se la diffusione del Covid-19 riuscisse ad essere controllata nel breve termine – cosa che sembra improbabile – gli effetti negativi della profonda recessione si amplificheranno nei prossimi mesi. C’è già un forte aumento della disoccupazione (almeno 5 milioni di posti di lavoro sono stati tagliati nel maggio 2020) e un calo significativo dei redditi della maggior parte delle famiglie della classe media e della classe operaia.

La politica economica di Jair Bolsonaro e Paulo Guedes, con il sostegno di Rodrigo Maia [Presidente della Camera dei Deputati, Democratici] e della maggior parte dei governatori, è quella di caricare sulle spalle dei salariati i costi principali della crisi. Che si tratti della disoccupazione di massa e della soppressione dei diritti, o del calo dei salari e dei redditi da lavoro, sono proprio questi ultimi a soffrirne maggiormente. Accanto agli attacchi sociali ed economici, c’è una continua radicalizzazione della violenza razzista e maschilista. Anche in tempi di pandemia, il numero di morti violente di neri, di abitanti delle periferie e delle favelas da parte della polizia militare è in aumento. Così come si assiste ad un aumento dei casi di violenza contro le donne.

La brutale crisi economica e l’aumento della violenza razzista e misogina portano entrambi all’inevitabile aggravarsi della crisi sociale. Questo, a sua volta, produce un aumento dei disordini sociali nella classe operaia e anche nella classe media. L’aiuto d’emergenza di 600 reais [99 euro], votato dal Congresso, ha impedito un immediato crollo sociale, ma non ha fermato la progressione dell’impoverimento di ampi settori della popolazione.

3. Il governo  Bolsonaro si indebolisce

Nel terreno turbolento della crisi economica e sociale, i conflitti politici e istituzionali si stanno intensificando. Di fronte al crescente indebolimento politico e all’isolamento, accelerato dalla recente offensiva giudiziaria condotta dalla STF (Corte Suprema Federale), Bolsonaro risponde con la minaccia di un colpo di Stato.

Ma il governo e la famiglia presidenziale sono sempre più sotto pressione. Le indagini su notizie false e atti antidemocratici, entrambe condotte dal giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, hanno portato nelle ultime settimane all’arresto di diversi provocatori fascisti (tra cui l’attivista “pro-vita” Sara Winter, grande sostenitrice di Bolsonaro – e Renan Sena, ex funzionario dell’amministrazione di Bolsonaro), la violazione del segreto bancario di 11 parlamentari bolsonariani e all’intimazione di ordini di perquisizione e sequestro degli organizzatori e dei finanziatori delle “milizie dei social network”.

Oltre a queste indagini in corso da parte della STF, Fabrício de Queiroz [ex consigliere di Flavio Bolsonaro] è stato arrestato a casa di Frederick Wassef, avvocato della famiglia Bolsonaro. Questo episodio tende ad attribuire a Flavio e Jair Bolsonaro uno scandaloso caso di corruzione e di rapporti criminali con la milizia di Rio de Janeiro, aumentando la pressione giudiziaria sulla famiglia presidenziale e danneggiando politicamente l’immagine della famiglia della milizia.

Nonostante il notevole indebolimento del governo, le minacce di colpo di stato di Bolsonaro non vanno sottovalutate, in quanto mantiene un’importante base di sostegno sociale (circa il 30% della popolazione). Inoltre, la milizia ha una forte influenza sull’esercito e sulla polizia e gode del sostegno politico di una parte della classe dirigente.

Per il momento, la linea prevalente della grande borghesia è quella di evitare sia il rovesciamento del governo (procedimento giudiziario dinanzi al Tribunale supremo elettorale o imputazione) sia l’avanzata autoritaria di Bolsonaro (transizione verso un regime dittatoriale). Riassumendo in un frase possiamo dire che queste forze vogliono disciplinare il fascista senza togliergli il potere. Per quanto riguarda le indagini sul funzionamento della Corte Suprema e sul caso Queiroz, è dovere della sinistra chiedere che le indagini siano approfondite e che i dirigenti e i finanziatori di queste macchinazioni criminali siano puniti con il massimo rigore, a cominciare dalla famiglia Bolsonaro. Non c’è libertà per i nemici della libertà!

4. La rivolta antirazzista negli Stati Uniti e le sue ripercussioni sul Brasile

C’è un fatto di enorme importanza nella lotta di classe mondiale: la storica rivolta antirazzista negli Stati Uniti. Questo grande processo di lotta, radicalizzato e di massa, la cui avanguardia è la gioventù nera della classe operaia, è andato oltre i confini degli Stati Uniti e si è diffuso in molti Paesi del mondo. Come simbolo di questo momento, statue di mercanti di schiavi e di governanti imperialisti sono cadute, tra gli altri, in Belgio, Regno Unito, Francia e Stati Uniti.

La rivolta antirazzista nel cuore del sistema capitalistico sta sconfiggendo Donald Trump e spianando la strada ad altre rivolte in diverse parti del mondo. Questa rivolta non può essere compresa al di fuori del contesto della pandemia in cui i lavoratori – soprattutto i più oppressi – stanno pagando il prezzo della crisi con la loro vita e il loro lavoro.

Sebbene il Brasile stia vivendo una realtà politica specifica, l’ondata di lotte provocata dalla rivolta americana sta avendo un impatto sul nostro Paese. Nelle ultime settimane, le mobilitazioni di strada hanno avuto una significativa presenza nera, sia nella composizione che nei temi. La scena del crudele assassinio di George Floyd fa parte della stessa pratica razzista che, in Brasile, ha ucciso Ághata, João Pedro, Miguel, Guilherme, Marielle… e tante altre vite che contano eppure vengono eliminate dai dispositivi necropolitici dello stato brasiliano.

Oltre allo slancio della rivolta antirazzista e alle grandi manifestazioni delle ultime settimane, in tutto il Paese si sono susseguite azioni di resistenza da parte di varie categorie di lavoratori, come la mobilitazione degli operatori sanitari e l’interruzione del lavoro da parte dei lavoratori delle consegne, che hanno dichiarato uno sciopero per il 1° luglio. L’aggravarsi della pandemia sta, per il momento, impedendo manifestazioni di massa nelle strade. Ma la rabbia che si sta sviluppando tra ampi settori della classe operaia e degli oppressi esploderà nelle strade non appena le condizioni sanitarie lo permetteranno.

Opzione strategica: preparare le condizioni per il rovesciamento di Bolsonaro attraverso la mobilitazione di massa

Tutto indica che il Brasile si sta dirigendo, a breve termine, verso una grave crisi nazionale prodotta dalla combinazione senza precedenti di una crisi economica, sociale, sanitaria e politica. Nonostante l’indebolimento del governo, Bolsonaro non nasconde l’obiettivo di andare avanti, se avrà la forza di farlo, per difendere l’attuale regime.

È un terribile errore scommettere sulla possibilità di disciplinare Bolsonaro, in attesa delle elezioni del 2022. È una politica che lascia presagire una sconfitta schiacciante. Bolsonaro è un fascista, e come tale non si sottomette al controllo “democratico”. Inoltre, ci troviamo di fronte a un governo che manifesta l’esplicita intenzione di un colpo di Stato all’inizio di una profonda crisi. Pertanto, il compito di rovesciare Bolsonaro è una necessità immediata e urgente. È impossibile salvare vite umane e preservare i diritti sociali e le garanzie democratiche con un fascista alla presidenza nel bel mezzo di una grave crisi nazionale.

La politica tesa ad evitare lo scontro, a non provocare Bolsonaro, in attesa delle elezioni tra due anni, apre la strada, anche involontariamente, a progressi autoritari e fascisti; potrebbe addirittura impedire le elezioni democratiche nel 2022. Per questo motivo è necessario, approfittando dell’indebolimento del governo, preparare le condizioni per rovesciare Bolsonaro il prima possibile.

La chiave per il rovesciamento di Bolsonaro sta nel mobilitare le masse nelle strade. Questa possibilità non è immediatamente all’ordine del giorno a causa dell’aggravarsi della pandemia. Finché non sarà possibile scendere in piazza in massa, dobbiamo lottare per l’allargamento della maggioranza sociale contro il governo, attribuendo un ruolo centrale all’agenda antirazzista, costruendo possibili lotte di resistenza secondo le richieste più sentite dei lavoratori e degli oppressi, e rafforzare le azioni di solidarietà.

L’unità democratica con tutti i settori sociali e politici per sloggiare Bolsonaro e per la difesa delle libertà democratiche minacciate è molto importante. E, ancora più importante, è la costruzione del Fronte unito dei lavoratori e della sinistra per i diritti sociali e democratici e per un’alternativa politica costruita dal basso, per cambiare il Brasile per e grazie alla maggioranza dei lavoratori/trici e dei Neri.

Per salvare vite umane: Fuori Bolsonaro!

“Vidas Negras Importam!” Fermate il genocidio dei Neri!

Per un confinamento sociale, sostenuto da condizioni economiche e sociali!

Nessuna libertà per i nemici della libertà! Sanzioni contro i fascisti!

Prigione per Flavio Bolsonaro, uomo corrotto e miliziano!

Per l’estensione e l’aumento degli aiuti d’emergenza e del salario minimo!

Non un solo diritto di meno! Divieto di qualsiasi licenziamento!

Per l’annullamento della coppia Bolsonaro-Mourão presso la Corte Suprema Elettorale! Destituzione immediata!

Per elezioni presidenziali anticipate dirette e libere!

Per un fronte di sinistra, per un governo dei lavoratori e degli oppressi!

*Editoriale di  Esquerda online, 22 giugno 2020. Traduzione in italiano a cura del segretariato MPS