Il sionismo è il prodotto di un razzismo autoritario bianco
È bene che i sionisti paragonino il loro Paese agli Stati Uniti d’America, come una figlia uguale a sua madre e hanno assolutamente ragione di farlo. Entrambi i Paesi sono il risultato di due processi coloniali di origine europea, carichi di razzismo, così come tutti i casi di colonialismo. I sionisti e i loro amici insistono nel sottolineare la distinzione tra i due colonialismi mettendo a confronto il destino dei popoli indigeni nei due casi: nel primo, gli “indiani” americani furono vittime di uno sterminio a cui sfuggì solo una piccola minoranza; nel secondo, una grande maggioranza dei palestinesi fu soggetta allo sradicamento di massa dalle loro terre, città e villaggi. Questi ultimi sono stati vittime di un genocidio architettonico, per così dire, che ha completamente distrutto e cancellato le antichità. Questo sradicamento i sionisti insistono a descriverlo come un esodo volontario, anche di fronte alla evidente verità storica che un certo numero di storici israeliani hanno infine riconosciuto essere la base di uno Stato prodotto della “pulizia etnica”.
Tuttavia, questa differenza tra sterminio e sradicamento/”pulizia etnica”, in realtà trascura il fatto che il colonialismo ha successivamente seguito percorsi paralleli. Quando il colonialismo americano aveva bisogno di una forza lavoro agricola da impiegare nelle grandi fattorie dei suoi Stati del sud, rimpiazzò gli indigeni, che non erano stati in grado di addomesticare perché avevano un modello di vita e una relazione con la natura che faceva sì che non tollerassero il lavoro forzato, sostituendoli con l’importazione e la riduzione in schiavitù di milioni di africani neri. Gli storici stimano il numero di africani trasportati dai trafficanti di schiavi a circa 12 milioni (un decimo dei quali è morto mentre attraversava l’oceano). Oggi, gli afro-americani rappresentano circa il 13 percento della popolazione totale degli Stati Uniti su circa 330 milioni. Quindi, dopo che per il capitalismo americano è aumentata la necessità di un lavoro più conveniente, la povertà ha spinto gli afroamericani ad accettare lavori rifiutati dalla maggioranza dei bianchi, ha permesso il flusso di milioni di immigrati dall’America Latina, tanto che quelli provenienti da Paesi di lingua spagnola costituiscono circa il 18% della popolazione totale degli Stati Uniti. I due gruppi, gli afroamericani e gli ispanici/latinoamericani, sono soggetti a una discriminazione razziale atroce, che è peggiore ed estrema nel caso dei neri, poiché l’odio razziale nei loro confronti ha profonde radici che risalgono al tempo della schiavitù.
Allo stesso modo, dopo che Israele ha espulso i palestinesi, rendendo la maggior parte di loro dei rifugiati e mantenendone una piccola minoranza nelle terre sottratte nel 1948 (una minoranza che però è diventata più del 20% della popolazione dello Stato di Israele entro i confini pre-1967), la necessità ha portato all’impiego di una forza lavoro povera ed economicamente conveniente. Un certo numero di palestinesi dei territori occupati sono utilizzati all’interno della “Linea Verde” del 1967 o nelle colonie create nelle nuove aree della Cisgiordania, che ora Israele intende annettere formalmente a quello che ha già preso tra il mare e il fiume.
Tuttavia, lo spirito combattivo dei palestinesi e la sua origine storica basata sulla consapevolezza di averli derubati della loro terra e della loro patria ha portato Israele ad essere cauto e gli ha fatto limitare il numero dei lavoratori impiegati provenienti dalle terre del 1967 (questo numero è ora stimato in circa 55 mila), cercando altri lavoratori.
I due elementi razzisti, la superiorità del bianco e il sionismo, hanno realmente un’origine comune, e nulla lo prova più chiaramente dei due criminali omicidi di George Floyd e Iyad Al-Hallaq (1), in cui le due vittime innocenti rappresentano i due gruppi che rientrano nella stretta della gerarchia razziale sia in America che in Israele.
Dopo la sua fondazione con gli ebrei degli abitanti dei Paesi arabi (li chiamano gli ebrei “orientali”), i suoi margini si sono estesi agli ebrei neri provenienti dall’Etiopia. Israele ha anche importato forza lavoro non ebrea dall’Est Europa e da varie regioni del Sud del mondo, con una popolazione stimata di circa 200.000 persone. Tutti questi gruppi sono esposti a vari gradi di discriminazione e oppressione razziale, che li hanno portati a creare movimenti di protesta, ma ogni gruppo separatamente, poiché l’epidemia di razzismo prevalente nelle vene della società ibrida costruita dal sionismo è ancora troppo forte per unirsi nella lotta al di là delle diverse origini e i diversi gradi di persecuzione. I loro livelli di persecuzione variano, a differenza di ciò che vediamo negli Stati Uniti.
Proprio come i poliziotti statunitensi sono abituati all’immunità che li protegge dalla punizione per l’uccisione di neri, gli agenti dei servizi armati israeliani sono abituati all’immunità che li protegge dalla punizione per l’uccisione di palestinesi e in entrambi i casi esiste una cultura simile della superiorità razziale bianca. Poiché Israele è fortemente dipendente dagli Stati Uniti, esiste un legame definito e chiaro tra il destino del razzismo sionista e il destino del razzismo bianco americano. Proprio come il simbolo della supremazia razziale americana bianca, Donald Trump, ha fornito il più forte supporto storico per la sua controparte, il simbolo della superiorità razziale sionista bianca, Benjamin Netanyahu, la nuova intifada dei neri americani e degli altri antirazzisti negli Stati Uniti è oggettivamente il più forte sostegno che i palestinesi hanno ricevuto da molti anni.
*articolo apparso su www.alquds.co.uk. Traduzione dall’arabo e nota redazionale apparsa sul sito www.rproject.it
1. Iyad Hallaq, 32 anni, uomo disabile che è stato ucciso con sette colpi mentre si stava dirigendo verso la sua scuola specialistica a Gerusalemme. L’unica colpa è stata quella di essere scappato all’intimazione di fermarsi da parte delle forze di sicurezza israeliane. Negli ultimi 10 anni in Israele sono stati uccisi 3.400 palestinesi.