Pubblichiamo il testo dell’intervento che Angelica Lepori ha fatto a nome del gruppo MPS intervenendo sui Consuntivi 2020 del Cantone. (Red)
Partiamo da due considerazioni che troviamo nel rapporto di maggioranza.
La prima (a pag. 2): “A breve termine si potrebbe quindi rendere necessario un intervento attivo per riportare le finanze verso l’equilibrio, nel rispetto però della sopportabilità di tali interventi per le cittadine e i cittadini, nonché per le istituzioni”;
la seconda (a pag. 6):”A fronte delle cifre registrate e delle difficoltà che segneranno i prossimi anni, l’obiettivo dell’equilibrio finanziario nel medio termine rimane un obiettivo da conseguire quale presupposto per un’equa ripartizione degli oneri tra le generazioni e per disporre dei necessari margini di manovra per affrontare ogni eventualità futura”.
Basterebbe la lettura di queste considerazioni (e le loro implicazioni concrete dal punto di vista delle scelte politiche presenti e future) per rendersi conto che la musica non è cambiata; e che, al di là delle prescrizioni di legge invocate, le scelte politiche di fondo adottate, confermate e condotte con coerenza negli ultimi anni sono qui riaffermate con rinnovato vigore.
Il principio neoliberale del pareggio dei conti pubblici (con il corollario del freno all’indebitamento) riceve nuovo slancio grazie alla pandemia e alle conseguenze che essa avrebbe avuto o avrebbe sui conti del Cantone e sull’attività economica nel suo complesso; circostanze che inviterebbero, come detto, a perseguire (a riprendere con decisione – così si desume dal messaggio e soprattutto dal rapporto) la politica condotta negli anni passati.
Può sorprendere solo i più distratti che la redattrice del rapporto di maggioranza sia la rappresentante di un partito che nei giorni scorsi ha annunciato in pompa magna un programma che, se solo venisse preso sul serio per una minimissima parte dei suoi contenuti, tenderebbe a contraddire simili orientamenti. Ma sappiamo che questi programmi servono solo per i congressi di partito, per le tornate elettorali e, forse, per i discorsi del 1° maggio. Per il resto sono aria fritta e l’adesione a simili prospettive ne è la conferma.
Colpa della pandemia, con le sue conseguenze sia dal punto di vista delle spese, sia dal punto di vista delle prospettive fiscali per i prossimi anni che, per competenza (attenzione alle parole: competenza non solo un significato fiscale!), si annunciano difficili in particolare a causa della diminuzione degli utili delle imprese.
Eppure, basterebbe richiamare due o tre cifre per rendersi conto che, forse, la colpa non è per nulla da addebitare alla pandemia. Ad esempio, pensiamo alle entrate fiscali. Il Consuntivo fa stato di una diminuzione di 144,9 milioni (la metà circa “teoriche” poiché frutto di una previsione di competenza in parte già smentita dai dati di aggiornamento del Consuntivo 2021). Ma a questa cifra si arriva tenendo conto dell’entrata straordinaria di 85,2 milioni in più da parte della Banca Nazionale Svizzera rispetto a quanto si era preventivato. Senza questa entrata eccezionale il bilancio dei cosiddetti ricavi fiscali sarebbe molto più pesante e invece di attestarsi su un -4%, raggiungerebbe quasi i 250 milioni, pari ad oltre il 6,5%.
l fatto che qualcosa non torni in Ticino è ancora più evidente se si paragonano i risultati con il resto della Svizzera. Tra i 20 cantoni che hanno già pubblicato i conti, ben 17 hanno registrato risultati addirittura migliori del previsto.
Il calo complessivo del gettito fiscale è di oltre 155 milioni, considerando anche l’irresponsabile decisione di Gran Consiglio di confermare la riduzione del coefficiente d’imposta cantonale malgrado la pandemia.
Per le persone giuridiche il gettito è inferiore di 38 milioni rispetto al preventivo del 2020, ma le mancate entrate avevano superato i 57 milioni nel 2019, quindi prima del coronavirus.
Al gettito delle persone fisiche mancano quasi 118 milioni rispetto al preventivo. Ci si chiede quanto di queste mancate entrate sia dovuto alle riforme fiscali degli ultimi anni che han favorito i milionari e quanto al calo del reddito dei cittadini legato agli effetti della pandemia o alla riduzione dei salari (siamo l’unica grande regione dove il salario mediano è calato negli ultimi anni, anche se “stranamente” pochi media ne han parlato).
Quel che è già chiaro sin d’ora è che i ricchi e chi ha guadagnato anche durante la pandemia beneficerà di sgravi fiscali mentre chi è stato penalizzato dovrà subire altri tagli agli aiuti e una riduzione delle detrazioni per spese lavorative in caso di telelavoro. Insomma, si continua a togliere ai poveri e ai lavoratori per dare ai ricchi.
Avevamo fatto queste osservazioni già qualche mese fa. Pochi giorni dopo un eminente economista di casa nostra, Christian Marazzi, aveva fatto osservazioni che andavano nella stessa direzione, parlando di “narrazioni tossiche” da parte del governo.
Ma al di là degli aspetti puramente finanziari, un Consuntivo, non ci dimenticheremo mai di ripeterlo, è un bilancio dell’azione del governo (e dei partiti che ne fanno parte), delle sue scelte di fondo. Pe questo non si può archiviare il 2020 senza una riflessione di fondo sull’azione del governo di fronte alla Pandemia. È vero che ne abbiamo parlato a più riprese, ma sorprende che una riflessione di fondo sulla pandemia e su come è stata affrontata non abbia trovare posto né nel messaggio del governo, né nel rapporto della commissione (tranne sulle sue supposte conseguenze economiche: come se la pandemia e le sue conseguenze si potessero ridurre al solo aspetto contabile.
La contabilità dei morti, le gravissime incertezze nella fase iniziale della pandemia così come nel resto dell’anno (basti pensare alle esitazioni, ai ripensamenti, ai contrordini e ai ritardi sull’uso generalizzato della mascherina), hanno causato evitabili sofferenze nella prima fase (pensiamo alle case per anziani) e hanno fatto sì che si arrivasse sostanzialmente impreparati di fronte alla seconda ondata.
Tutto questo ci fa propendere per un giudizio sostanzialmente negativo dell’approccio del governo. Lo abbiamo già detto nelle numerose occasioni di discussione; non possiamo che ribadirlo qui, in occasione di un bilancio politico consuntivo dell’anno del 2020.