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La mattina di lunedì 29 novembre, Geraldo Alckmin [ex governatore dello stato di San Paolo dal 2011 al 2018] ha partecipato a una riunione con i rappresentanti di Força Sindical, UGT (União Geral dos Trabalhadores), CST (Central Sindical de Trabalhadores) e CTB (Central Única dos Trabalhadores) a San Paolo. L’invito alla riunione è stato fatto venerdì 26 novembre ed è stato rapidamente accettato. La riunione è stata segnata da dichiarazioni di sostegno alla proposta ad Alckmin – che sta lasciando il PSDB (Partido da Social Democracia Brasileira) – di essere il vicepresidente di Lula per le elezioni del 2022.

Ad eccezione della CTB, i presidenti delle altre centrali sindacali presenti, secondo un rapporto del quotidiano O Globo, hanno insistito su questa proposta, chiedendo ad Alckmin di accettare questa soluzione. Alckmin ha detto che si era preparato, ancora una volta, a candidarsi come governatore dello stato di San Paolo, ma che adesso “si è presentata l’ipotesi federale”: “Mi sono preparato ancora una volta ad essere governatore dello stato di San Paolo. Ma l’ipotesi federale [il ticket Lula-Alckmin] si è presentata. Le sfide sono grandiose. Questa ipotesi si sta realizzando e considero storica questa riunione con le quattro principali centrali sindacali”.

Il discorso di Alckmin conferma che la proposta fatta nella conversazione telefonica con Lula – come riportato il 10 novembre – sembra aver fatto progressi. Fino ad allora, l’ex governatore si era limitato a dire che si sentiva onorato dall’anticipo fatto da Lula, pur sottolineando che si trattava di uno scambio molto iniziale. Ha tenuto aperta la possibilità di diventare di nuovo governatore di San Paolo e di negoziare con una vasta gamma di partiti, come il PSB (Partido Socialista Brasileiro), il PSD (Partido Social Democrático), União Brasil (il risultato della fusione Democratas-Partido Social Liberal) e persino lo stesso PSDB, al quale era ancora affiliato all’epoca; un partito che ha attraversato lotte interne e una feroce battaglia nelle sue primarie, che sono state vinte dall’ala dell’attuale governatore dello stato, João Doria.

La stessa iniziativa di queste centrali sindacali di cercare una convergenza Lula-Alckmin indica anche che il dialogo non è più solo uno scambio di convenevoli tra Alckmin e Lula. Il leader del Partito dei Lavoratori del Brasile (PT) non ha fatto una dichiarazione. Tuttavia, importanti leader di partito – come il senatore Jaques Wagner (senatore dello stato di Bahia, dove è stato anche governatore) – si sono espressi a favore della proposta.

Un errore storico

Lula e il PT cercano Alckmin per tranquillizzare la borghesia e smorzare i tentativi di settori del capitalismo di presentare un candidato della “terza via”, che potrebbe avere il volto di Eduardo Leite (PSDB, governatore del Rio Grande do Sul), Sergio Moro, João Doria o Simone Tebet (senatore dal 2015 dello stato del Matto Grosso do Sul). L’approccio del PT e di Lula è un errore importante: i gesti della sinistra per ottenere la “fiducia” della destra non garantiscono nulla. Dilma Rousseff, dopo la sua rielezione [nel 2014], ha nominato una persona del mondo della finanza a capo del Ministero dell’Economia (Joaquim Levy: presidente della Bradesco Asset Management, una controllata della Bradesco, la seconda banca privata del Brasile). Joaquim Levy ha attuato un duro piano di aggiustamento strutturale nel 2015, che non ha impedito alla classe dirigente, tra cui Alckmin e l’allora vicepresidente Michel Temer, di sostenere il colpo di stato costituzionale del 2016 contro Dilma Rousseff.
Le alleanze con la destra portano alla rinuncia all’agenda della sinistra. Per conquistare la “fiducia” della borghesia, Lula non potrà impegnarsi, per esempio, ad abrogare l’eredità del golpe del 2016.

La controriforma della previdenza sociale e del lavoro, le privatizzazioni, tutti gli attacchi democratici e sociali applicati nell’ultimo periodo non dovrebbero essere cancellati da un nuovo governo di sinistra? Come possiamo rispondere alle richieste (di cibo, lavoro, alloggio, educazione, salute, diritto alla vita e alla cultura) della popolazione lavoratrice e oppressa allineandoci con Alckmin, il boia del popolo di Pinheirinho [migliaia di abitanti sono stati cacciati brutalmente dalle loro case nel gennaio 2012 dalla polizia militare dal “quartiere” che avevano costruito a São José dos Campos, nello stato di San Paolo, mentre Alckmin era governatore dello stato]? Come possiamo combattere il razzismo strutturale, che è alla radice delle nostre abissali disuguaglianze sociali, senza affrontare i privilegi secolari della borghesia?

Continuare su questa strada significa abbandonare il programma di difesa delle masse popolari e dei cambiamenti strutturali del paese, provocando lo scoraggiamento nelle file della sinistra, seguendo un programma limitato a piacere alle “élite”. Un orientamento che implica una ridotta capacità di suscitare l’entusiasmo della classe operaia per le prospettive di cambiamento. Più che mai, è necessario lottare per una candidatura unitaria della sinistra, senza Alckmin e la destra. (Editorial de Esquerda Online, sito della corrente Resistencia del PSOL, pubblicato il 29 novembre 2021)

[1] Le Monde del 29 novembre 2021 ha menzionato la possibilità di una “terza via” – tra Bolsonaro e Lula – con un biglietto presidenziale composto da Sergio Moro (l’ex giudice e ministro che si è dimesso dal governo Bolsonaro) e João Doria, attuale governatore dello stato di San Paolo, dal gennaio 2019. (NdR)

*articolo apparso sul sito di Esquera Online. La traduzione, dalla versione francese apparso sul sito alencontre.org, è stata curata da Sinistra Anticapitalista di Brescia.