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Esisterebbe la “Sinistra”, incarnata dal Partito Socialista (nazionale e cantonale, al quale si aggiunge qualche satellite); le sue proposte, o quelle dei suoi rappresentanti nelle istituzioni, sarebbero – per definizione – “di sinistra” e “progressiste”, il meglio che si possa comunque ottenere.

Quelli che abbiamo appena evocato sono una serie di assiomi (cioè una affermazione che non deve essere dimostrata) che in questi anni il PS ha diffuso (e anche i media e gli altri partiti hanno intrattenuto volentieri) con un duplice obiettivo. Da un lato affermare che esiste una politica di “sinistra”, indipendentemente dai suoi contenuti, tale per il solo per il fatto che a proporla sia il PS; dall’altro, poter affermare che chiunque si ponga in opposizione a queste proposte si pone fuori dalla “sinistra”, ne tradirebbe i “valori”, sarebbe al soldo della destra o suo alleato.

In passato, forse, la dimostrazione più plastica di questo ragionamento è stata la campagna per un No di sinistra ai bilaterali, sostenuta dall’MPS (e da una parte del movimento sindacale almeno in Ticino) contro il blocco borghese e il PSS (e le organizzazioni sindacali nazionali) che a più riprese ci hanno invitati a votare Sì perché, grazie alle misure di accompagnamento, il dumping sarebbe stato evitato. Abbiamo visto tutti come è andata a finire. Allora eravamo visti male perché, ad esempio, in Ticino avevamo la stessa posizione della Lega (anche se questa era contraria per ragioni ben diverse dalle nostre).

È questo stesso schema che in questi giorni fa valere il PS ticinese, accusando l’MPS di “tradire” i “valori” della “sinistra” solo perché si è opposto in Parlamento all’emendamento presentato dal governo (e non dal solo DECS, lo ricordiamo) sulla questione dei livelli.

In realtà l’MPS, pur essendo da sempre contro il sistema dei livelli, ha votato contro una proposta che più che contribuire a superare i livelli, creava ulteriori problemi, lasciando inalterato il quadro complessivo della scuola media: che nessuna persona di “sinistra” può oggi seriamente condividere.

Ora, il PS sta cercando (per cercare di salvare il soldato Bertoli, che sta per concludere tre mandati alla testa della scuola ticinese, inanellando un fallimento dietro l’altro) di instaurare uno strano modo di discutere. Se noi dovessimo assumerlo, dovremmo stilare una lunga lista di prese di posizione, atteggiamenti, connivenze e alleanze che, da tempo, mettono in dubbio che il PS possa essere considerato il “portavoce” della “sinistra”.

Potremmo cominciare ricordando la posizione tenuta dal PS in occasione del voto su Previdenza 2020, favorevole all’aumento dell’età AVS per le donne. In alcuni dibattiti televisivi, a più riprese, la consigliera nazionale Marina Carobbio si trovò dalla stessa parte di coloro che volevano aumentare l’età AVS per le donne (chi scrive si trovò in ben due dibattiti televisivi a difendere un punto di vista alternativo a quello della consigliera nazionale PS); oggi, ci ricorda la stessa Carobbio a soli quattro anni di distanzia, aumentare l’età AVS per le donne è “inaccettabile per principio”.

Ma la lista, come detto, potrebbe allungarsi. È grazie al PS e al suo sostegno al controprogetto del governo (di cui era stata la forza politica ispiratrice) che l’iniziativa popolare dell’MPS contro il dumping è stata respinta di poco quattro anni fa, bloccando di fatto qualsiasi misura incisiva contro il dumping salariale che nel frattempo progredisce quotidianamente.

Come dimenticare poi il sostegno attivo del PS (e dei suoi esponenti a cominciare dal sindaco di Bellinzona) allo smantellamento dell’Officina di Bellinzona e il suo mancato sostegno all’iniziativa popolare che voleva salvarla?

La popolazione ticinese ha accolto per poco, di recente, la vergognosa legge sul pensionamento dei consiglieri di Stato. È grazie all’impegno del PS (che di fatto ha condotto la campagna contro il referendum promosso dal’MPS) che questo scandalosa legge è stata approvata.

E come non ricordare il referendum fiscale del 2019 perso (da tutta la “sinistra”) per poche centinaia di voti grazie dalla defezione di settori decisivi del PS (a cominciare dal suo gruppo parlamentare e dal suo consigliere di Stato) che hanno fatto pendere la bilancia a favore della destra? E, ancora sul tema fiscale, come dimenticare il sostegno a quel grande favore fiscale a imprese, utili e patrimoni chiamato RFFA e che il PSS ha sostenuto con convinzione in votazione popolare?

E per venire a pochi mesi fa: Lugano è anche grazie al PS e al suo sostegno che il PSE ha potuto imporsi, seppur di poco.

La lista, lunga, potrebbe continuare e includere le politiche che il PS conduce, in alleanza con il PLRT, nei maggiori centri del Cantone: tra tutte spicca quella di Bellinzona, con un’alleanza di ferro e privilegiata con il PLRT.

Abbiamo fatto questa lista per richiamare una cosa essenziale: che, su alcune questioni di fondo, i “principi” sui quali si è storicamente si è caratterizzata non certo una forza anticapitalista come l’MPS, ma la stessa tradizione “riformista” socialista, il PS (e il PSS va da sé) si distingue per un atteggiamento di rottura, di abbandono di quei “principi” e di quei “valori” di fondo. E questo da molto tempo, avendo abbracciato un orientamento che abbiamo definito social-liberale.

Un orientamento, ad esempio, che lo vede partecipare attivamente e sostenere un governo, come quello federale, con una fortissima maggioranza di destra; addirittura affidando dipartimenti decisivi (finanze ed economia) a due rappresentanti dell’estrema destra (UDC).

Ci potremmo chiedere: cosa c’entra con i “valori” della “sinistra” tutto questo? Cosa c’entra con i “valori” della “sinistra” sostenere riforme fiscali che prevedono la diminuzione delle imposte per gli alti redditi e i detentori di capitale, oppure aumentare l’età AVS per la maggioranza della popolazione o, ancora, chiudere un’esperienza centenaria come quella dell’Officina a Bellinzona?

Eppure il PS lo ha fatto. E abbiamo preso atto che gli orientamenti politici del PS non sono i nostri, che sulle questioni di fondo, quelli che vengono chiamati i “valori” ci sono differenze fondamentali. Non apparteniamo alla stessa presenta “famiglia” la presunta famiglia della “sinistra”. Apparteniamo a famiglie politiche diverse, magari con lontane origini vicine, ma che da allora si sono nettamente distanziate.

Persino sulla difesa dei diritti democratici fondamentali non abbiamo più la stessa cultura. Basti pensare che il PS ha di fatto integrato nei propri ranghi (presentazione su liste comuni addirittura per i Municipi) rappresentanti di forze politiche che sostengono regimi che negano i più elementari diritti politici ai salariati e alle salariate, per di più in nome del socialismo (Cina, Corea, etc.), oltre a regimi apertamente autoritari (Turchia, Kazakistan, Russia, etc.). I “valori” della “sinistra” si sono proprio persi per strada…

Per questo il richiamo ai “valori” della “sinistra” di una forza politica come il PS che, quotidianamente, gestisce comuni e Cantone (oltre che Confederazione) d’amore e d’accordo con i rappresentanti degli interessi della borghesia, oltre che con quelli dell’estrema destra (a cominciare da personaggi come Gobbi) lascia il tempo che trova. Anche perché quei “valori” il PS e i suoi satelliti li hanno abbandonati da tempo.