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Il PPD di Lugano ha posto, di recente, alcuni interrogativi sul Polo Sportivo e degli Eventi (PSE). I consiglieri PPD si chiedono come sarà possibile vigilare sulla qualità dell’intera opera, sul contenimento dei costi, evitando possibili conflitti d’interesse. Il gruppo PPD “scopre” che «in un contratto tra pubblico e privato è noto che gli interessi delle due parti siano diversi», tanto più quando i gruppi privati sono delle potenze come HRS e Credito Svizzero.

Una prima riflessione. Dall’ l’interrogazione emergono forti preoccupazioni sulla gestione del progetto e forti dubbi sulle misure a disposizione del Municipio per controllare e gestire i rapporti con il gruppo HRS, incaricato di costruire il PSE e che incasserà il leasing per lo stadio.

Tali preoccupazioni sono legittime e vanno prese sul serio, anche se non si capisce per quale ragione non siano state al centro del dibattito politico prima che il PSE fosse accettato dal consiglio comunale; oppure, come mai siano state occultate in una campagna referendaria nella quale il PPD Luganese è stato in prima fila a convincere tutti sulla perfezione del progetto, lodando le qualità del partenariato pubblico-privato, neppure accennare alla necessità di rafforzare il sistema di controllo.

Ricordiamo ancora alcuni suoi esponenti accusare i referendisti di non aver letto la documentazione ufficiale. Ed ora, eccoli suonare l’allarme dopo che i buoi sono usciti dalla stalla. Non crediamo che ciò basterà a salvare politicamente la faccia, avendo taciuto quando sarebbe stato il momento di parlare e agire.

Seconda riflessione. Gli interrogativi del PPD mirerebbero a garantire la qualità architettonica, energetica, finanziaria del PSE. Anche qui ci si dimentica delle promesse sventolate durante la campagna referendaria.

Pensiamo alle garanzie granitiche fornite in merito al rispetto delle leggi e dei disposti contrattuali per evitare pericolosi e inaccettabili casi di dumping salariale, di sfruttamento inaccettabile dei lavoratori chiamati a realizzare il PSE. Tutti ricorderanno la promessa che “almeno il 75%” degli appalti andranno a ditte locali e che 300-400 posti di lavoro saranno creati in Ticino durante la fase di costruzione del PSE. Non possiamo non notare come nell’interpellanza del gruppo PPD non ci sia alcun riferimento a queste “garanzie”, ripetute fino alla nausea nel dibattito. A dire il vero, questo tema è completamente scomparso dai radar luganesi. Staremo a vedere se il silenzio nasconde l’elaborazione di un piano d’intervento all’altezza delle promesse fatte o, più realisticamente, meno se ne parlerà più in fretta verranno dimenticate…

Concludiamo con una piccola provocazione. Il gruppo PPD è molto preoccupato per il rischio di “conflitti d’interessi”. Sembra, infatti, che uno dei consulenti esterni scelti dal Municipio per seguire le varie fasi della realizzazione del PSE abbia ricoperto in passato “ruoli significativi in seno ad HRS”. Anche qui, le preoccupazioni pipidine arrivano con colpevole ritardo. Soprattutto se si considera che la questione dei “conflitti d’interesse” ha marcato buona parte dell’iter del PSE e era già stata sollevata con largo e utile anticipo. Come infatti non ricordare la denuncia fatta dai referendisti nei confronti dell’allora presidente dell’FC Lugano, fin dall’inizio vicino al gruppo HRS e che aveva ed ha interessi diretti, materiali, con gruppi privati che gestiscono l’intera operazione? Ricordiamo che lo studio di architettura di Renzetti figura fra quelli ai quali spetterà il compito di progettare i contenuti della tappa 3 del PSE (spazi residenziali privati, i 4 palazzoni).

Insomma, il rischio di conflitti d’interesse era ben presente fin dall’inizio, ma per ottenere il PSE era necessario un ecumenico silenzio politico…

*coordinatore MPS Luganese. Articolo apparso sul Corriere del Ticino del 25 marzo 2022.