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C’è molta irritazione, per non dire disagio, nella classe politica bellinzonese per i ritardi che subiscono i cosiddetti “progetti strategici” della città, progetti che dovrebbero contribuire in modo decisivo – così recita la propaganda municipale – a modificare l’assetto della città nel decennio 2030-2040 e oltre. Ci riferiamo all’elenco presentato proprio dal CdT lo scorso 6 agosto: le Nuove Officine, il Nuovo Quartiere Officine, il nuovo Ospedale regionale alla Saleggina, il terzo binario ed il quartiere alle Ferriere Cattaneo di Giubiasco per restare all’essenziale.
Abbiamo sempre sostenuto che questi progetti, cosiddetti strategici, di “strategico” hanno ben poco. Una strategia è qualcosa che presuppone capacità di iniziativa, di riflessione, pianificazione, visione prospettica. Tutto questo manca al Municipio di Bellinzona e ai suoi partiti.
Non manca invece, anzi abbonda, una certa furbizia, la capacità di spacciare quello che si para davanti (frutto dell’iniziativa di altri, come frutto della propria “capacità strategica”.
Così, quelle che sono scelte (quelle sì, indipendentemente dal giudizio che se ne può dare, strategiche) di altri enti (FFS, Ente Ospedaliero, etc.) diventano “proprietà” della città di Bellinzona. Per carità, siamo pronti a riconoscere che la città abbia, in qualche modo, “accompagnato”, magari anche “favorito” lo sviluppo di queste scelte altrui, ma in una posizione che rimane sostanzialmente subordinata e che testimonia di uno spirito fondamentalmente gregario, privo di capacità di iniziativa.
Lo testimoniano difficoltà e ritardi, che abbiamo citato in entrata, che accusano questi progetti, che la città – proprio perché non suoi – è obbligata a subire perché ha poco o nulla da dire su progetti sui quali, fondamentalmente, “comandano” altri.
Progetti che poi, in alcuni casi, cominciano a snaturarsi rispetto alle “celebrazioni” ufficiali. Ci riferiamo al nuovo stabilimento industriale delle Officine che sta diventando un vero e proprio incubo. E non tanto per i ritardi, ma per il dilettantismo con il quale le FFS lo stanno affrontando. Quando sarà pronto, lo stabilimento sarà, forse, il “più moderno d’Europa”, ma sarà, sicuramente, il più caro. Dai 365 milioni di partenza ai 755 (e sicuramente un po’ di più alla fine, un recente commento del CdT vede ormai in dirittura d’arrivo il miliardo) per 360 posti di lavoro (ricordiamo che le attuali Officine garantiscono oltre 500 posti di lavoro).

E poco importano le assicurazioni che questi costi saranno a carico delle FFS e non della città o del Cantone; la fattura la pagano sempre cittadine e cittadini (basti pensare ai disagi che quotidianamente le FFS infliggono ai pendolari o ai recenti aumenti di tariffe) poiché, da qualche parte, le FFS dovranno compensare questi “sorpassi” di spesa
Così alle autorità cittadine, in mancanza di concretezza a breve termine, non resta che millantare la “resa occupazionale” futura di questi progetti (di cui il CdT del 14 agosto ha dato notizia). Centinaia, forse, di futuri posti di lavoro saranno portati da questi progetti, altre centinaia  quelli che hanno portato o dovrebbero portare altre opzioni (rivendicate e finanziate ampiamente dalla città). Tutti riguardano, in gran parte, quel settore secondario (scienze della vita, officine FFS, etc.) per il quale, dal punto di vista occupazionale, il bilancio della nuova Bellinzona è tutt’altro che brillante: basti pensare che, nello spazio di pochi anni (dal 2017 al 2023) i posti di lavoro in questo settore sul territorio della città di Bellinzona sono scesi da 3’465 a 3’124 (quasi il 10%) Di fronte alla incerta promessa di posti futuri, abbiamo i problematici sviluppi di un recente passato.
Non possiamo che augurare ai/alle Bellinzonesi e alla nostra città un futuro migliore.

*articolo apparso sul Corriere del Ticino martedì 20 agosto 2024