La presentazione odierna del Preventivo 2025 da parte del governo non suscita significative sorprese. Al di là delle cifre, l’orientamento di fondo è quello contenuto nel Preventivo 2024. In particolare, viene ribadito l’attacco ai salari del personale pubblico e parapubblico, la diminuzione del numero di persone al beneficio dei sussidi di cassa malati (attraverso un contenimento dell’aumento dei sussidi), la riconferma dei tagli – ripresi dal preventivo 2024 – nel settore sociale (in particolare nei settori delle case per anziani, dei servizi di assistenza a domicilio di interesse pubblico, delle strutture per disabili adulti e minorenni e delle strutture di protezione per minorenni), una serie di peggioramenti nella scuola.
Vi sono quindi ampie ragioni affinché l’MPS, come era già stato il caso per il Preventivo 2024, si opponga anche al Preventivo 2025.
Qui di seguito, alcune considerazioni su alcuni punti.
1. Un debito sopportabilissimo e una situazione finanziaria di “alta qualità”
Alla base della politica di risparmio avviata negli ultimi anni vi è l’idea che deficit di esercizio eccessivi possano avere conseguenze sul freno ai disavanzi e, di conseguenza, anche sul debito pubblico. Sul freno ai disavanzi è evidente che le forze maggioritarie in governo vogliono fare di tutto per evitare una discussione che possa implicare anche un eventuale aumento alle entrate che il superamento dei limiti potrebbe implicare (per lo meno come discussione politica generale attorno a un eventuale aumento del moltiplicatore cantonale).
Quanto al debito pubblico e alla sua pretesa “insopportabilità”, va notato che, anche con il Preventivo 2025, vengono confermati i dati ormai decennali relativi ai costi di questo debito e ai ricavi che questo debito porta al Cantone (attraverso il reddito del patrimonio, spesso costruito attraverso l’aumento del debito).
Ebbene, il Preventivo 2025 prevede (rispetto al Preventivo 2024) un leggero aumento delle “spese finanziarie” che passano da 36,6 a 38,9 milioni a fronte di “ricavi finanziari” che scendono da 91,8 milioni a 91,1 milioni. Come si può vedere, il debito ci costa un terzo (in interessi passivi) di quanto renda il patrimonio del Cantone (costruito, come detto, con il ricorso al debito). Parlare di “insopportabilità” è semplicemente ridicolo.
Facciamo infine notare che proprio in concomitanza con la presentazione del Preventivo 2025 (il governo lo avrà fatto per mostrare la qualità della sua politica) è stata data comunicazione del rapporto dell’agenzia di rating Moody’s che ha aggiornato la valutazione assegnata alla Repubblica e Cantone Ticino. Per quello che contano queste valutazioni, vale comunque la pena segnalare, come evidenzia il comunicato del DFE, che “Il Cantone ha ricevuto, per il nono anno consecutivo, il rating Aa2 con prospettiva stabile, livello che situa il Cantone in una fascia di alta qualità”, ritenendo i “i livelli di debito gestibili”.
2. Un attacco strutturale ai salari dei dipendenti pubblici e parapubblici
Il Preventivo 2025 comporta un nuovo attacco ai salari dei dipendenti pubblici e parapubblici (ospedali, case per anziani, istituti sociali che adeguano i salari dei propri dipendenti alle decisioni assunte dal Cantone per i suoi). Saranno così oltre 20’000 le persone che vedranno, e per la seconda volta consecutiva, diminuire il potere d’acquisto dei propri salari.
Ricordiamo che lo scorso anno, di fronte ad un rincaro attorno all’1,5%, il governo aveva versato un’indennità una tantum (che quindi non va ad aggiungersi sul salario) di 400 fr. Con la decisione prospettava nel Preventivo 2025, lo 0,5% di rincaro, la perdita per il 2024 sarà di circa lo 0,6-0,7% – la prospettiva è di una inflazione complessiva dell’1,1-1,2% con l’indice del prossimo novembre). Questo significa, se ciò avverrà, che i salari dei dipendenti pubblici e parapubblici avranno perso – nello spazio di due anni – oltre il 2% del loro potere d’acquisto.
Una prospettiva inaccettabile alla luce di due considerazioni.
La prima è che, essendo perdite strutturali, i salariati e le salariate del settore pubblico e parapubblico se le porteranno dietro per il resto della loro carriere e tenderanno ad aumentare anno dopo anno.
La seconda è che nel settore privato le organizzazioni sindacali chiedono aumenti del 5% sui salari. In questo caso il confronto con il settore privato non viene, evidentemente, tenuto in alcuna considerazione.
Questa perdita di potere d’acquisto avrà poi conseguenze su altri ambiti: a cominciare da quello pensionistico del secondo pilastro nel quale vi sarà una diminuzione del salario assicurato e, di conseguenza, della futura rendita pensionistica. Come noto, visti i vigenti sistemi di capitalizzazione, anche una perdita di potere d’acquisto percentualmente minima tende poi a diventare gigantesca nello spazio di una carriera per il meccanismo dei tassi di interesse e degli interessi composti.
3. Ancora sui sussidi di cassa malati
Continua l’offensiva sui sussidi di cassa malati. Pur restringendo il nucleo di coloro che perderanno il sussidio (rispetto alle proposte avanzate nel Preventivo 2024, poi censurate dal Gran Consiglio), la proposta avanzata comporterà comunque un risparmio di oltre 10 milioni e toccherà famiglie con figli a carico.
Da considerare inoltre, che il governo annuncia già (pag. 40 del messaggio) un nuovo intervento sui sussidi di cassa malati con il Preventivo 2026. Infatti, con il Preventivo 2025 il governo annuncia (finalmente potremmo dire) un adeguamento delle soglie Laps al rincaro che avranno un effetto con il 2026, generando costi maggiori. Da qui l’annuncio del governo di voler intervenire di nuovo sui sussidi con il Preventivo 2026 per non “vanificare” il risparmio che otterrebbe con il Preventivo 2025.
Sta di fatto che la contestabile logica alla base di questi interventi è sempre la stessa: di fronte a inaccettabili aumenti dei premi di cassa malati, il governo sceglie, ancora una volta, di ribaltare questi aumenti su una parte degli assicurati (pochi o tanti essi siano); questa volta, in particolare, su una cerchia di assicurati con figli a carico.
4. Misure di contenimento nella scuola
Il governo giustifica una serie di misure di contenimento nella scuola con la decisione del Gran Consiglio, nell’ambito del preventivo 2024, relativa alla non sostituzione del 20% dei partenti nei settori non regolati con la dotazione di posti prevista dall’amministrazione (PPA).
Si tratta di misure che, al di là della loro consistenza finanziaria, hanno un impatto sul funzionamento della scuola. Segnaliamo, ad esempio, l’interruzione dell’ampliamento a tutte le sedi di scuola media dell’ora supplementare di docenza di classe oppure l’interruzione dell’ampliamento dell’ora di classe supplementare in III media. Si tratta di misure che avranno come effetto, tra le altre cose, di peggiorare ancora di più il lavoro di informazione sulle scelte post-obbligatorie da parte dei docenti di classe. E per fare questo il governo è costretto a dichiarare, nel commento a queste misure, che esse sono accettabili “in considerazione anche dell’ottimo lavoro svolto dalle orientatrici e dagli orientatori presenti nelle sedi”. Lavoro certo buono, ma insufficiente, come hanno testimoniato recenti discussioni parlamentari nel corso delle quali quasi tutti hanno riconosciuto la necessità di un potenziamento del lavoro di informazione nell’ambito dell’orientamento professionale.
Nella stessa logica va la riduzione di 3 ore di monte ore di sede complessivo delle scuole medie superiori e la riduzione del monte ore cantonale e di istituto nelle scuole professionali. Anche qui il governo fa orecchie da mercante alle richieste provenienti da più settori; pensiamo, ad esempio, alla recente presa di posizione del collegio dei direttori delle SMS che denunciava il fatto che il monte ore attuale sia già insufficiente per coprire i fabbisogni (in particolare in ambito amministrativo).
Per tutte le considerazioni qui sopra elencate l’MPS combatterà il Preventivo 2025.
È evidente che i rapporti di forza a livello parlamentare sono ben definiti e fondamentalmente favorevoli alle forze della destra e dell’estrema destra. Difficilmente, anche perché il contesto politico appare diverso, si ripeterà quella forma di contrapposizione tra governo e Parlamento che aveva permesso di rintuzzare una serie di misure contro il personale presentate dal governo (a cominciare dal taglio del 2% sui salari) oppure misure di carattere sociale come il taglio ai sussidi di cassa malati. Oggi appare necessario sviluppare un’azione di più ampio respiro sul terreno sociale, un’azione di resistenza e contrapposizione al governo e alla maggioranza parlamentare che lo sostiene. In questo senso è sicuramente positiva la manifestazione indetta dalle organizzazioni sindacali per il 16 ottobre, a difesa del servizio pubblico. Manifestazione alla quale l’MPS aderisce e invita ad aderire. Ma appare evidente che essa non ha alcuna possibilità di influenzare i rapporti di forza parlamentari. Sarebbe necessaria una strategia più ampia e di lunga durata, in particolare con azioni incisive sui luoghi di lavoro per effettivamente costruire un rapporto di forza che permetta di contrastare l’offensiva già in atto da tempo, e accelerata con le misure del Preventivo 2024 presentate e attuate dal governo. Senza una svolta della strategia sindacale in questa direzione, difficilmente sarà possibile un’inversione di tendenza.