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Nel momento in cui comincia la campagna per la votazione del prossimo 24 novembre sulla riforma della LAMal – conosciuta con l’acronimo EFAS – val la pena ricordare il dibattito fin qui svoltosi nel nostro Cantone.

In Ticino, il dibattito attorno a EFAS, è iniziato assai presto.
Infatti, il 22 gennaio 2024, avvalendosi della facoltà concessa dalla Costituzione cantonale e da quella federale, i deputati dell’MPS chiedevano al Gran Consiglio di sostenere il referendum lanciato dal sindacato SSP/VPOD contro la riforma della LAMal relativa al finanziamento uniforme delle prestazioni( EFAS) approvato il  22 dicembre 2023 dalle Camere federali.
Con colpevole ritardo, la commissione della gestione pubblicava il suo rapporto di maggioranza il 29 febbraio 2024, chiedendo al Gran Consiglio di respingere la proposta. A sostegno di questo orientamento si erano schierati i commissari di PLRT (Bixio Caprara relatore), del Centro, della Lega, dell’UDC.
Pure alle stessa data, veniva presentato un rapporto di minoranza (relatrice Giulia Petralli per i Verdi con il solo sostegno di Tamara Merlo) che invece proponeva di aderire alla proposta.
La proposta veniva poi messa all’ordine del giorno nella seduta del Gran Consiglio del 15 aprile 2024 (anche qui con colpevole ritardo, visti i termini referendari e ricordando che la proposta era stata inoltrata il 22 gennaio 2024: tutto questo la dice lunga sul funzionamento democratico del Parlamento cantonale).
Dopo breve discussione, messa ai voti, la proposta della maggioranza (che chiedeva di non aderire al referendum) otteneva 57 voti, 11 contrari (Verdi, MPS, Più donne) e 9 astenuti (tutto il gruppo PS tranne Daria Lepori, Lisa Boscolo e Yannik De Maria).
L’argomento di fondo che aveva prevalso, e sul quale era centrato il rapporto di maggioranza, veniva così illustrato: “Il referendum lanciato dal sindacato VPOD ha, comprensibilmente, una forte impronta sul tema dei posti degli operatori sanitari. Se non che la riforma di fatto mira a parificare due modalità di finanziamento postulando l’introduzione di un sistema di incentivi virtuoso sia per le cure stazionarie sia per quelle ambulatoriali. La riforma ampiamente approfondita a livello federale, con il coinvolgimento di numerosi attori del settore, Cantoni inclusi, ha certo obiettivi di risparmio ma volti a ridurre i costi delle cure e quindi, per automatismo, i costi dei premi di cassa malati.
Le motivazioni del referendum VPOD e riprese nell’atto parlamentare non sono condivise. Senza pretesa di essere esaustivi, come sopra indicato, non siamo di fronte a un disinvestimento dei Cantoni. Semplicemente questi saranno chiamati a sostenere in modo paritario le cure stazionarie come quelle ambulatoriali, certo in una proporzione diversa dall’attuale 55% delle sole cure stazionarie. Inoltre, la riforma prevede espressamente, come sopra spiegato, che i Cantoni continueranno a essere coinvolti in modo paritario con le casse malati e con la supervisione del Dipartimento federale competente.
Non si intravvede quindi motivo per sostenere come Cantone un referendum su questa recente importante modifica voluta da tempo e da più parti.
”. Vi sarebbe cioè un interesse cantonale a sostenere la riforma EFAS.
Non la pensa allo stesso modo il Consiglio di Stato. Infatti, nell’ambito della Procedura di consultazione sul progetto di presa di posizione comune della Conferenza dei Governi cantonali sul finanziamento uniforme delle prestazioni nel settore sanitario (EFAS), il governo così si esprimeva lo scorso 28 agosto 2024: “L’uniformità del finanziamento proposta da EFAS vuole eliminare gli incentivi a fornire le prestazioni in regime stazionario, prese a carico maggioritariamente dai Cantoni, favorendo in questo modo le cure in regime ambulatoriale, complessivamente meno costose. Il Cantone Ticino condivide questo obiettivo, ma considera la riforma EFAS insufficiente e persino inutile per realizzarlo” (sottolineatura nostra).
Quanto alle conseguenze per il Cantone di questa riforma, il giudizio dell’esecutivo cantonale è perentorio: “Inoltre, da un punto di vista finanziario, per il Cantone Ticino questa riforma comporterà con ogni probabilità un importante aggravio delle finanze pubbliche. In effetti, secondo le sopracitate stime dell’Amministrazione federale, il maggior onere paragonato alla situazione nel 2019 per il nostro Cantone sarebbe, a regime (ovvero 7 anni dopo l’eventuale approvazione della riforma), pari a circa 57 milioni di franchi annuali. Considerata l’evoluzione dei costi sanitari a carico dell’AOMS negli ultimi anni, questo maggior costo per le finanze cantonali sarà sicuramente superiore, e probabilmente ben superiore, a quanto stimato nel suo rapporto dall’UFSP. Certo, questa maggior partecipazione cantonale alla spesa sanitaria dovrebbe teoricamente ripercuotersi in termini positivi sui premi di cassa malati. L’esperienza pregressa legata all’introduzione del nuovo sistema di finanziamento ospedaliero nel 2012 impone tuttavia cautela e scetticismo riguardo all’ottenimento di questo effetto”.(sottolineatura nostra)
Si annuncia un interessante dibattito, a destra come a sinistra.