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Alla fine della giornata del 23 ottobre, nelle sei sale sindacali appositamente allestite, il 64% dei lavoratori “front-line” della Boeing ha votato contro l’accettazione dell ‘ultima proposta avanzata dal datore di lavoro.

Jon Holden, presidente della sezione 751 dello IAM (International Association of Machinists and Aerospace Workers) e Brandon Bryant, presidente della sezione W24 dello IAM, hanno rilasciato la seguente dichiarazione dopo lo spoglio dei voti: “la delegazione alle trattative eletta dai lavoratori non ha raccomandato un voto né a favore né contro la proposta di accordo raggiunta. Dopo dieci anni di sacrifici, abbiamo ancora un po’ di strada da fare e speriamo di poterla fare riprendendo rapidamente i negoziati. Si tratta di democrazia sul posto di lavoro – e anche della prova evidente che ci sono conseguenze quando un’azienda maltratta i suoi lavoratori anno dopo anno. I lavoratori americani sanno cosa significa lavorare per un’azienda che non smette mai di valersi su di te. I lavoratori della Boeing affermano di essere pienamente e fermamente impegnati a sistemare le cose, recuperando la maggior parte di ciò che è stato loro sottratto dall’azienda per oltre un decennio. Dieci anni di privazioni purtroppo non possono essere cancellati rapidamente o facilmente, ma continueremo a negoziare in buona fede fino a quando non avremo raggiunto risultati che i lavoratori considereranno una adeguata ricompensa di quanto l’azienda ha sottratto loro in passato.”
Brian Bryant ha aggiunto: “L’intero sindacato IAM, con i suoi 600’000 iscritti in tutto il Nord America, è al fianco dei membri delle sezioni 751 e W24. La loro lotta è la nostra lotta – e sosteniamo la loro decisione di continuare questo sciopero per l’equità e la dignità dei lavoratori Boeing. I 33’000 membri delle sezioni 751 e W24 dello IAM che lavorano alla Boeing a Washington, in Oregon e California stanno cercando di recuperare quasi un decennio di stagnazione salariale e molte concessioni concordate nelle precedenti trattative. Il loro sciopero continuerà e il sindacato ha dichiarato che intende proporre immediatamente all’azienda nuove date per ulteriori negoziati”.
Jon Holden, consapevole che la particolare situazione politico-elettorale potrebbe essere favorevole alla mediazione a favore degli scioperanti, ha detto che intende chiedere all’amministrazione Biden “di continuare ad aiutare le parti a trovare una soluzione”. (Washington Post, 23 ottobre 2024)

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Molti dipendenti qualificati e di lunga data alla Boeing hanno motivato il rifiuto dell’accordo proposto in particolare a causa della perdita subita in passato del regime pensionistico a prestazione definita (quello che nelle casse pensioni in Svizzera viene definito come il primato delle prestazioni). Darryl Shore, che ha lavorato alla Boeing in varie posizioni dal 1989, ha dichiarato al giornalista del New York Times Niraj Chokski: “Come ci si può aspettare che qualcuno rimanga in azienda se non c’è un piano pensionistico?

Anche Joel Rose, su NPR (National Public Radio), ha riferito le reazioni dei lavoratori al rifiuto della direzione di rispondere alla richiesta di un piano pensionistico. Ha dato la parola a Kat Kinckiner, delegato sindacale dello stabilimento di Renton, nello Stato di Washington, dove la Boeing assembla il modello 737: “Quando abbiamo perso le nostre pensioni, ho pianto. Era il mio futuro. E vedermi portare via qualcosa in questo modo mi ha devastato”. Alla protesta della scorsa settimana a Seattle, Kat Kinckiner e altri membri del sindacato hanno detto chiaramente di voler ripristinare il sistema pensionistico perso dieci anni fa. “Ricordo che all’epoca avevamo tutti detto che non avremmo accettato il prossimo contratto”, ha detto Kinckiner. “Non succederà più. Non a noi. Non così”. La determinazione c’era, anche se la certezza della vittoria su questo tema era più sfumata.

L’amministratore delegato di Boeing Keely Ortberg si era affrettato a sottolineare che la Boeing si trovava “chiaramente a un bivio”. Questa frase potrebbe essere usata anche per questa battaglia sindacale e per il futuro dell’azione sindacale negli Stati Uniti. In sciopero dal 13 settembre, in una regione in cui gli aumenti dei prezzi (compresi quelli degli alloggi, ma anche dei generi alimentari) sono stati significativi, alcuni scioperanti combinano le giornate di sciopero e i picchetti con il lavoro part-time o stagionale. Nel 2008, quando lo sciopero durò 54 giorni, non c’erano queste possibilità. La situazione economica, in termini di posti di lavoro, è quindi oggi più favorevole e contribuisce a migliorare i rapporti di forza.

Condotto in uno dei fiori all’occhiello storici della produzione industriale e delle esportazioni statunitensi – al di là dei problemi di management e di gestione a breve termine che caratterizzano la forza lavoro nelle sue varie componenti – l’obiettivo di questo sciopero è quello di “riparare” alle concessioni accettate in passato dall’apparato sindacale. Una dinamica analoga a quella delle mobilitazioni condotte dall’UAW (United Auto Workers) nell’industria automobilistica. Va notato che sia Shawn Fain dell’UAW che Jon Holden dello IAM erano presenti all’ultima conferenza della rete sindacale organizzata da Labor Notes. Tuttavia, il rilancio delle lotte sindacali negli Stati Uniti è solo nella fase iniziale, dopo decenni di arretramento. È alla luce di questa realtà che vanno compresi anche i pericoli posti dall’elezione di Trump, accompagnata dalla sua rete socio-politica, sostenuta dall’ultra-reazionario “Progetto 2025” dell’influente Heritage Foundation. Non si tratta di rinunciare a comprendere i tratti dominanti del Partito Democratico come partito del Capitale, ma di cogliere, all’interno dei tratti dominanti di un periodo, cosa rappresenterebbe per l’attuale movimento sindacale americano l’affermazione di un potere che adotta le determinanti di una controrivoluzione conservatrice. È anche così che possiamo ricollocare il significato dello sciopero della Boeing.

*articolo apparso, in forma più estesa, sul sito www.alencontre.org il 24 ottobre 2024.