Il Municipio di Lugano ha annunciato la chiusura del centro balneare di Carona. E si tratta di una chiusura definitiva. A meno che i ricorsi contro il progetto di “glamping”, cioè la privatizzazione dell’intera zona naturalistico-ricreativa per due soldi, non vengano cassati.
Diciamolo subito: un modo di fare politica che puzza di ricatto. Ed è grave che a farlo sia il Municipio di Lugano. Il quale diffonde questo messaggio: noi chiudiamo e riapriamo solo se potremo consegnare l’intero sedime al Touring Club Svizzero (TCS). Ricatto perfetto in caso di un eventuale (possibile) referendum contro la privatizzazione della piscina di Carona. Si tenta in questo modo di riproporre la medesima configurazione avuto per il referendum contro il PSE. Allora, il NO al PSE veniva presentato come un NO allo sport. Nel caso di Carona, il NO al “glamping” corrisponderà al NO alla riapertura del centro balneare. Un modo di fare politica ovviamente ignobile e anti-democratico, ormai tipico dell’esecutivo luganese.
Il Municipio ci dice che la piscina chiude perché si accumulano i risultati finanziari negativi. Diminuisce l’affluenza, quindi i ricavi, e aumentano i costi di gestione anche per la vetustà degli impianti, processo che rende necessari nuovi investimenti importanti. E così i deficit crescono. Per quanto riguarda l’affluenza, la diminuzione c’è stata dal 2023 al 2024. Allargando un poco l’analisi, sul periodo 2019-2024, l’affluenza è invece piuttosto stabile. Addirittura, sul periodo 2013-2024, la tendenza delle entrate è in crescita (cfr. grafico).

Gli impianti sono vecchi e vetusti? Perché non si è mai proceduto a ristrutturarli, quando un intervento sarebbe costato meno? Un’altra scelta miope delle istituzioni politiche luganesi, adesso se ne paga il prezzo. L’intervento sanatorio per il 2025 dovrebbe essere di 350’000 franchi e qualcosa – ovviamente non specificato – per l’anno successivo. Troppo secondo Badaracco e soci. Invece non sarebbero troppi i 10,5 milioni che la città di Lugano dovrebbe investire nel progetto di campeggio “glamour”! Senza contare il credito di 300’000 franchi per la procedura di messa a concorso (2020) e il credito di 1’110’000 franchi per la progettazione definitiva (2023). Un modo di ragionare totalmente assurdo e ridicolo. Secondo il Messaggio municipale 11469, gli incassi medi a stagione della piscina di Carona si aggiravano sui 160-170’000 franchi, a fronte di costi operativi di poco superiori ai 300’000 franchi. Il risultato negativo d’esercizio della piscina di Carona si aggira sui 200’000 franchi all’anno. Nel messaggio municipale 10415, a pagina 4, è scritto che gli interventi per riammodernare integralmente le infrastrutture balneari ammonterebbero a 2 milioni di franchi. Se dividiamo la spesa di 11,9 milioni di franchi – defalcando i 2 milioni d’investimento di risanamento dell’attuale centro balneare – per il deficit d’esercizio annuo di 200’000 franchi, la rinuncia al “glamping” permetterebbe di finanziare le perdite della piscina di Carona per i prossimi 49,5 anni…
Meteo Svizzera, in relazione ai periodi di canicola sempre più intensi, afferma che «l’esempio di Lugano mostra bene come i periodi di canicola stiano diventando sempre più intensi. Qui la temperatura media del periodo di tre giorni più caldo di un anno, è aumentata negli ultimi decenni di circa 1.5 °C. Anche i periodi con una serie senza interruzioni di giornate in cui le temperature sono arrivate a 25 °C o più sono diventati più frequenti e più lunghi rispetto al passato»[1]. E aggiunge sull’evoluzione dei giorni tropicali: «entro la metà del secolo, in Svizzera nelle regioni situate alle basse quote il numero annuale di giorni tropicali raddoppierà o triplicherà rispetto a oggi. A (…) Lugano dagli attuali 8 ad addirittura 23-31 giorni»[2]. Davanti a uno scenario climatico di questo genere, al quale andrebbero aggiunti altri fattori drammatici, pensare di privarsi di un centro balneare come quello di Carona, inserito per di più in un parco, è un atto politico semplicemente demenziale. Autorità politiche normali, con un minimo di capacità di previsione, invece di chiudere un “centro di rinfresco e ristoro” la cui importanza andrà inevitabilmente crescendo, oppure di donarne un’ampia fetta al TCS per realizzare i suoi profitti, dovrebbe agire per valorizzarlo come bene pubblico di primaria importanza. In questo senso, l’investimento per risanare le infrastrutture balneari diventerebbe un atto rilevante di “politica sanitaria e della salute”. Alla stessa stregua, bisognerebbe riflettere su come aumentare l’utenza, magari potenziando – gratuitamente – i trasporti pubblici dai vari comuni del Luganese verso il centro balneare dell’Arbostora. Ma è molto più facile chiudere e/o privatizzare.
I servizi d’interesse pubblico possono, per definizione, generare perdite poiché la loro esistenza risponde alla soddisfazione di bisogni sociali considerati fondamentali. È questa la funzione che la piscina di Carona assolve storicamente. Inoltre, con la scelta di chiuderla il Municipio elimina un importante luogo di sport e di svago. Inammissibile per chi ha difeso il “Sì allo sport!” in un’operazione di speculazione immobiliare mentre adesso, che in gioco c’è realmente un centro sportivo d’interesse pubblico preminente, il Municipio di Lugano se ne frega bellamente di quanto sostenuto non più di 3 anni fa. La coerenza va al sostegno degli interessi privati contro quelli pubblici. La chiusura della piscina di Carona è il prezzo da pagare per una politica scriteriata d’investimenti attuata dalle autorità politiche luganesi. Ma non sarà neppure il più caro. Con 410 milioni d’investimenti infrastrutturali da pagare sul periodo 2025-2028, si prospettano altri scempi sociali.
*una versione breve di questo articolo è stata pubblicata sul quotidiano La Regione sabato 26 ottobre 2024.
[1] https://www.meteosvizzera.admin.ch/tempo/tempo-e-clima-dalla-a-alla-z/canicola.html
[2] https://www.meteosvizzera.admin.ch/clima/i-cambiamenti-climatici/scenari-climatici-svizzeri.html