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Mario Branda e il Municipio di Bellinzona hanno una buona dose di sfacciataggine nel criticare la politica fiscale del Cantone, accusato di essere responsabile di “almeno la metà” del disavanzo milionario (13,8 milioni) previsto per il bilancio 2025 della città di Bellinzona.

In effetti, quanto sostenuto dal Municipio è vero (e vale per molti altri comuni ticinesi): la riforma fiscale approvata a giugno scorso, così come quanto recepito nel bilancio 2024, ha contribuito a mettere le finanze comunali in seria difficoltà. Proprio per questo motivo, i Comuni avevano espresso una forte opposizione alla riforma, chiedendo al Cantone di riconsiderarla. Tuttavia, dopo le proteste iniziali, molti Comuni – soprattutto quelli più grandi e influenti – si sono colpevolmente rassegnati, ignorando l’appello dell’MPS, che li aveva pubblicamente esortati a lanciare un referendum contro la riforma. I Comuni, invece, intimoriti dalla loro stessa audacia, hanno preferito tacere

A Bellinzona, per esempio, il Municipio e i suoi partiti hanno attivamente contribuito a respingere una risoluzione presentata dai consiglieri MPS che chiedeva all’esecutivo di farsi promotore di questo referendum. Il sindaco Branda, sempre lui, mostrando un acume strategico sopraffino, aveva sostenuto che fosse più vantaggioso cercare altre forme di dialogo con il Cantone, piuttosto che compromettere i rapporti tramite un referendum. Così, il referendum dei Comuni non si è concretizzato, e la riforma fiscale è stata approvata a giugno, con l’opposizione limitata alla sinistra, che si è trovata a combattere una battaglia persa in partenza.

Avevamo subito intuito (e per questo insistevamo) che, se il referendum fosse stato promosso da alcuni esecutivi, soprattutto quelli di grandi città, il suo esito sarebbe potuto essere diverso. Se Bellinzona si fosse fatta capofila, probabilmente anche Locarno e altri Comuni di medie e piccole dimensioni avrebbero seguito. Ma Bellinzona ha deciso di tirarsi indietro. Oggi Branda, i suoi amici di Municipio e i partiti che ne hanno sostenuto la strategia sono davvero gli ultimi a potersi lamentare delle conseguenze di decisioni che avrebbero potuto bloccare.


Ma non finisce qui. Al governo cantonale non è sembrato vero poter approfittare di tanta ingenuità e dabbenaggine politica; e così ha proposto ulteriori misure nel Preventivo 2025 che colpiscono i Comuni, soprattutto in ambito scolastico, come la riduzione del contributo per i salari dei docenti di materie speciali e di appoggio. Per Bellinzona, si tratta di una perdita secca di oltre 700.000 franchi.

Quella politico-finanziaria non appare l’unico aspetto strategico sul quale l’esecutivo mostra evidenti limiti e ritardi. Infatti, gli ormai mitici “progetti strategici” della città di Bellinzona continuano a marciare sul posto, palesando una sorprendente approssimazione progettuale, oltre a confermare che i “progetti strategici” della città di Bellinzona dipendono dalle decisioni di altri. Emblematico, in tal senso, è il recente caso della costruzione del nuovo ospedale alla Saleggina.

Decisamente, non ci siamo. A Branda e al Municipio resta sempre una scappatoia: convincere i cittadini e le cittadine di Bellinzona che il vero problema di Bellinzona siano le taglienti e vivaci esternazioni di Matteo Pronzini e dell’opposizione in Consiglio Comunale e che continuare a perseguire queste voci debba essere oggi la priorità di chi guida la città. Auguri!

*articolo apparso sul quotidiano La Regione il 19 novembre 2024