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Pubblichiamo la reazione del collettivo Io l’8 ogni giorno alla decisione del Tribunale federale di respingere il ricorso inoltrato che chiedeva di annullare la votazione del 2022 (aumento dell’età AVS delle donne) poiché fondata su una serie di informazioni scorrette da parte dell’autorità federale. Come si ricorderà il Sì alla riforma aveva prevalso con un risicato 50.5%. (Red)

Il Tribunale federale ha emesso ieri la sua decisione in merito alla validità della votazione AVS 21, che nel 2022 aveva portato all’innalzamento di un anno dell’età pensionabile delle donne. Il ricorso, inoltrato l’estate scorsa dalle donne socialiste, dai Verdi e da cittadine e cittadini di alcuni Cantoni, è stato respinto. Eppure l’esito della votazione sull’AVS21 era stato risicatissimo – il 50.5 di favorevoli – ed era stato ottenuto solo grazie ad una propaganda ingannevole sul futuro delle finanze delle pensioni, quando in realtà i motivi per non costringere le donne a lavorare un anno in più erano e restano ancora tanti. Siamo molto deluse perché la convenienza della decisione per le autorità sembra proprio aver avuto la precedenza sul valore della vita delle donne, in particolare di tutte quelle che svolgono lavori faticosi con stipendi bassi, che non potranno certo permettersi un pensionamento anticipato o la prospettiva di una vecchiaia serena. 

Appare lecito chiedersi quale sarebbe stato l’esito della votazione se le cifre utilizzate nel sostengo alla riforma fossero state corrette, o almeno presentate come incerte e in parte imprevedibili, perché legate a una serie di variabili. Invece, cifre errate sono state sottoposte alla popolazione, inserite nel materiale di voto come principale argomento a sostegno della riforma AVS21, voluta dall’ex consigliere socialista Alain Berset e sostenuta dai partiti conservatori. Come donne avremmo forse vinto e respinto la riforma per la terza volta? Visto che abbiamo perso con il 49.5 è assai plausibile.

Non sorprende che l’inchiesta amministrativa commissionata dalla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider sia stata resa pubblica solo pochi giorni prima della sentenza del Tribunale federale, il 6 dicembre 2025. Il comunicato del DFI sostiene che “Dall’indagine è emerso che non si può parlare di un errore di calcolo poiché non sono state riscontrate operazioni di calcolo errate”. Il problema sembra sia stato causato da due funzioni specifiche del programma, non in grado di procedere con il necessario rigore, che hanno portato a previsioni poco plausibili a lungo termine. È proprio sulla base di queste “previsioni poco plausibili” che le donne vengono costrette a lavorare un anno in più, spesso senza alcun riguardo per la loro salute e sempre senza tener conto del loro legittimo desiderio di avere tempo libero. 

Se è possibile, c’è ancora qualcosa di più grave di tutto questo, ed è l’immagine che la Confederazione e le sue istituzioni hanno restituito alla popolazione, e in particolare alle donne, con questa decisione. Se il ricorso fosse stato accolto, sarebbe stato un evento storico, mai accaduto prima in Svizzera. Sarebbe stato importante perché riconoscere un errore, seppur come si è voluto far credere commesso senza intenzionalità, avrebbe fornito un’immagine più onesta e credibile delle nostre istituzioni. Invece, il respingimento ci restituisce un messaggio molto chiaro: il Consiglio federale può fornire dati errati per ottenere i suoi scopi e questo non è punito o messo in discussione. 

Siamo deluse e preoccupate, ma non siamo sorprese, sappiamo bene che la giustizia è ancora un luogo ove vi sono privilegi di classe, genere e razza. Non possiamo fare altro che prendere atto della sentenza che, ai nostri occhi, appare ingiusta, anche se emessa dalla massima autorità giudiziaria del Paese.

Sappiamo che a breve ci aspetteranno altre battaglie: ci opporremo al progetto di abolizione della pensione di vedovanza, presentato dalla consigliera socialista Elisabeth Baume-Schneider, che speravamo fosse sensibile alla situazione delle persone in difficoltà. Ancora una volta l’uguaglianza viene mistificata e utilizzata per rendere più precaria la vita delle donne. 

Terremo d’occhio l’ennesima revisione dell’AVS, annunciata per il 2026: ci opporremo a qualsiasi ulteriore peggioramento delle nostre pensioni. Non ci arrenderemo e continueremo a lottare per una

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