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Pubblichiamo la presa di posizione del comitato di ErreDiPi, l’associazione che difende pensioni, salari e condizioni di lavoro del personale pubblico e parapubblico, a seguito della decisione della maggioranza del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto di Previdenza del Canton Ticino (IPCT) di remunerare gli averi di vecchiaia (cioè il capitale che ogni assicurato detiene nell’ambito della cassa) dell’1,75%, cioè poco più di quanto è previsto dal tasso minimo LPP. ErreDiPi, per una serie di ragioni che ha ampiamente illustrato (non da ultimi i rendimenti dei mercati azionari in questi ultimi due anni, ma non solo) proponeva il 4%. Ricordiamo che tassi di remunerazione simili (che valgono per un anno) sono stati adottati da diverse casse (ricordiamo il 4% della cassa dei dipendenti del Canton Soletta o, ancora, il 4,5% concesso ai dipendenti delle FFS). (Red)

946 assicurati e assicurate attivi hanno firmato l’appello per sostenere i rappresentanti ErreDiPi nella richiesta di una remunerazione degli averi di vecchiaia del 4%. Proprio prima della seduta, abbiamo consegnato le firme al CdA della cassa. Ringraziamo molto tutti questi assicurati e assicurate per l’impegno e il sostegno: hanno preso posizione su un tema difficile, di cui non si era mai parlato finora e hanno osato chiedere il giusto.
È un primo passo.
Questa richiesta è però rimasta inascoltata, malgrado le solide motivazioni ricapitolate dai rappresentanti ErreDiPi di fronte a tutto il Consiglio di amministrazione: la controproposta del resto del CdA si è infatti fermata all’1.75%; mentre la nostra proposta ha visto la pubblica opposizione di altri rappresentanti di organizzazioni e di partiti che sostengono o dovrebbero sostenere i salariati e le salariate.
La maggioranza del CdA, tutta compatta, non ha voluto andare oltre l’1.75% di remunerazione degli averi di vecchiaia. E ha votato per questa percentuale.
[Si noti per inciso che una remunerazione dell’1.75% non tiene nemmeno in considerazione che gli averi di vecchiaia dei pensionati e delle pensionate a beneficio di una rendita vengono rivalutati con un interesse pari al 2%. Per decenza si dovrebbe ragionare impostando come remunerazione minima per gli attivi l’interesse riconosciuto oggi ai pensionati e alle pensionate. Questo è stato fatto presente all’intero CdA].
Con un rendimento che probabilmente chiuderà ben sopra il 6% è dimostrato che:
– una remunerazione all’1.75% porterà il tasso di copertura al 68.4%
– una remunerazione al 3% avrebbe portato il tasso di copertura al 68.2%
– una remunerazione al 4% avrebbe portato il tasso di copertura al 68.0% (1)
Come vedete, non era per niente in gioco la stabilità della cassa, ma il principio secondo cui (quasi) tutto il rendimento della cassa serve a capitalizzarla.
In altre parole: “utilizziamo quasi tutti i ricavi ottenuti dai soldi degli assicurati per rifinanziare la cassa – e li aggiungiamo ai soldi già ottenuti con la cresta, con il contributo di risanamento a loro carico, con il contributo indiretto del taglio delle vedovili”.
All’interno del CdA dell’IPCT i rapporti di forza sono purtroppo sfavorevoli. Noi continueremo però a batterci per spiegare in modo semplice e chiaro qual è il costo per ciascuno di noi del cammino di risanamento e per chiarire che succede così solo da noi, nel Cantone dove gli stipendi sono più bassi del 20% rispetto alla Confederazione, dove il rischio di povertà è tra i più alti in tutta Europa, dove si fatica ad avere prospettive d’impiego dignitose ecc. ecc.

Con i più cordiali saluti e ringraziamenti, Il Comitato dell’associazione ErreDiPi.

(1) Questo fatto – perché di un fatto si tratta, non di un’ipotesi – può stupire. Perché avviene? Perché la legge sulla prestazione di libero passaggio interviene spessissimo quando un assicurato IPCT lascia la cassa: siccome i suoi averi di vecchiaia sono troppo bassi rispetto a quanto pagato scatta l’articolo 17, che garantisce una prestazione un po’ meno punitiva. Poiché il tasso di copertura della cassa viene calcolato sulle prestazioni di libero passaggio e non sugli averi di vecchiaia, riconoscere per il 2024 un interesse del 4% avrebbe lasciato praticamente invariato il tasso di copertura.