Viene spontaneo chiedersi con quale serietà i partiti di governo affrontino, in sintesi, la cosiddetta riforma dell’amministrazione pubblica, e su quali elementi concreti si basi il loro dibattito.
Sappiamo bene che si tratta solo di proclami vuoti, utili esclusivamente a giustificare tagli (lineari e privi di qualsiasi logica, ammesso che una logica ci sia) e a indebolire il servizio pubblico.
Questa riflessione ci è sorta leggendo la risposta ricevuta a una nostra recente interrogazione (che, in realtà, era un’interpellanza; tuttavia, queste ultime – per decisione dell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio – sono state di fatto abolite, pur essendo ancora previste dal regolamento del GC).
L’interrogazione, Zalando sbarca in Ticino: un’altra Gucci?” poneva quattro semplici domande. Oggi il governo ha risposto con il consueto tono “da menavia” (un atteggiamento che conosciamo bene: di fatto, il governo non risponde mai in modo sostanziale, sia quando si esprime formalmente, sia quando sceglie il silenzio, giustificandolo con “ricorsi pendenti”, “processi in corso” e via dicendo). È chiaro che i nostri atti parlamentari servono principalmente per affermare delle posizioni e porre domande, consapevoli che le risposte saranno, come di consueto, inconsistenti e laconiche.
Anche in questo caso, le risposte non hanno deluso le aspettative. Sono, infatti, non solo evasive, ma palesemente false. Il governo, ad esempio, sostiene – ed è l’unico elemento concreto nella risposta – che “Le attività nel settore della logistica sottostanno a un contratto collettivo di lavoro e quindi le aziende che vi aderiscono devono rispettarne le regole.” Peccato che, nella realtà, non esista alcun contratto collettivo in questo ambito.
Ma torniamo al quesito iniziale. La risposta del governo merita attenzione per altre ragioni. Per rispondere alle nostre quattro domande, il governo ha impiegato, con carattere corpo 12, 9 righe. Alla fine, come da prassi, viene riportato il tempo necessario per elaborare questa “approfondita” risposta: 3 ore. 180 minuti per scrivere 9 righe, ovvero 20 minuti per riga. Non staremo a fare il calcolo dei costi orari, ma si tratta sicuramente di una cifra ben superiore a quella destinata alla pedagogia speciale o alle materie speciali e ai docenti di appoggio, i cui finanziamenti il Preventivo 2025 vorrebbe decurtare.
Poiché la risposta è data a nome del governo, dobbiamo dedurre che 3 ore di lavoro e i relativi costi per produrre 9 righe siano considerati congrui. Ma se il governo – o meglio, gli organi direttivi del DFE di Vitta – non è in grado di garantire una maggiore efficienza (per esempio, riducendo i tempi di risposta a 3 minuti per riga, completando quindi il tutto in mezz’ora con un risparmio dell’83%), che senso ha parlare di riforma dell’amministrazione? Con che coraggio possiamo affidarci a simili condottieri per un’operazione tanto delicata?
Tempo di lettura: 2 minuti