Il 1° gennaio gli americani hanno festeggiato il nuovo anno con fuochi d’artificio e la speranza di un futuro migliore. Ma questo nuovo anno porterà Donald Trump alla presidenza il 20 gennaio, con la promessa di agire rapidamente per deportare gli immigrati senza documenti, “sistemare l’economia” e cambiare radicalmente il governo.
Trump è in grado di fare molto di ciò che vuole perché controlla non solo la presidenza, ma anche la maggioranza repubblicana al senato e alla camera dei rappresentanti, oltre a una Corte Suprema favorevole. Con un gabinetto e dei consiglieri miliardari, i suoi modi dittatoriali e l’enorme sostegno popolare, sembra che ci stiamo dirigendo verso una plutocrazia autoritaria, e alcuni temono che questa possa essere una forma di fascismo.
Tagli alle spese sociali
La potenza economica e militare degli Stati Uniti significa che Trump potrebbe non solo rifare l’America, ma anche trasformare il mondo. Sul fronte interno, Trump promette di mantenere i tagli alle imposte sulle imprese che ha attuato già nel 2017. Nonostante questi tagli, ha promesso di proteggere i più importanti programmi di welfare sociale americano, ovvero Social Security, Medicare e Medicaid. Tuttavia, molti repubblicani vogliono tagliare drasticamente questi programmi. Trump vuole trasformare il dipartimento di Giustizia, la cui indipendenza e imparzialità sono già assai teoriche, in un’arma contro coloro che descrive come il “nemico interno”.
Ci si può aspettare che il congresso tagli i programmi per l’edilizia abitativa e l’istruzione. E se il senato lo confermerà, a capo del dipartimento della Salute e dei Servizi Umani ci sarà Robert F. Kennedy, che sostiene che “non esiste un vaccino sicuro”, il che potrebbe danneggiare la sanità pubblica. L’AI (intelligenza artificiale) ha già iniziato a trasformare tutte le forme di lavoro, i sistemi economici, la sorveglianza e l’intelligenza, ma Trump non ha un programma chiaro per affrontare questi nuovi sviluppi.
Trump annullerà il “Green New Deal”, incarnato in qualche misura dall’“Inflation Reduction Act” del presidente Joe Biden, e soprattutto, come suggerisce il suo slogan “Drill, baby, drill”, incoraggerà l’espansione della produzione di petrolio, aggravando così la crisi climatica globale.
Competizione internazionale e conflitto militare
In termini di politica internazionale, Trump – come Joe Biden – prevede una competizione con la Cina per l’egemonia globale, una competizione che è fondamentalmente economica, ma con tensioni crescenti che puntano a un conflitto militare sul Mar Cinese Meridionale o su Taiwan. Trump ha scelto come Segretario di stato il senatore Marco Rubio, un fervente critico e oppositore della Cina. Ha promesso di imporre enormi tariffe sulle importazioni di beni cinesi e non si oppone a una guerra commerciale, anche se rischia di sconvolgere il sistema economico globale.
Trump ha promesso di porre fine alla guerra della Russia contro l’Ucraina. Ha dichiarato che taglierà gli aiuti all’Ucraina, il che potrebbe costringerla a firmare un trattato in cui dovrebbe cedere circa il 20% del suo territorio – una vittoria per il presidente russo Vladimir Putin. Trump chiede anche la fine della guerra tra Israele e Gaza “con ogni mezzo possibile”, anche se in realtà è un convinto sostenitore di Netanyahu, al quale in ottobre ha detto: “Fai quello che devi fare” per porre fine alla guerra. Trump sosterrà le guerre e le acquisizioni territoriali di Israele in Cisgiordania, Libano e Siria, e appoggerà i suoi attacchi allo Yemen e persino all’Iran.
Dall’era della globalizzazione neoliberista a oggi
Come gli stati sociali keynesiani del dopoguerra sono stati trasformati da Ronald Reagan e Margaret Thatcher con l’ingresso nell’era della globalizzazione neoliberista, anche quest’epoca sta volgendo al termine, anche se la direzione in cui il mondo si sta dirigendo rimane poco chiara. Stiamo andando verso la barbarie fascista o c’è ancora speranza per la democrazia e il socialismo?
In un tale periodo di trasformazione, i movimenti di opposizione possono svilupparsi rapidamente e sono possibili cambiamenti progressivi, persino rivoluzionari. Il rovesciamento di Bashar al-Assad in Siria e la rimozione del presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol dimostrano quanto rapidamente le cose possano cambiare. Negli Stati Uniti, possiamo aspettarci un rapido cambiamento sotto Trump, con la resistenza dei sindacati e dei movimenti sociali, e dovremo lavorare per guidare questa resistenza nella direzione della democrazia, della giustizia e del socialismo.
*articolo apparso su L’Anticapitaliste il 9 gennaio 2025.